I segni dell’anima

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Si chiama L’ultimo tatuaggio, ed è il nuovo libro del 46enne carpigiano Marco Lugli. Seguito de L’uomo tatuato, il romanzo – che l’autore ha definito “una commedia romantica” – racconta sei anni della vita di Michele Licometti. Il protagonista – che, lo ricorderete, nel primo libro era assillato da un amore travagliato e dalla strana condizione per la quale, alla fine di ogni relazione, sul suo corpo compariva un nuovo tatuaggio – continuerà a fare i conti con le sue paure, nevrosi, desideri, speranze, sentimenti, miserie, fallimenti e successi. Continuando ad avere a che fare con un corpo che reca, incisi sulla pelle, i segni – le stimmate? – del suo io più profondo, un po’ come le pagine di un libro che, man mano che l’inchiostro riempie il loro candore, non fanno che rivelare, oltre alla trama anche l’inconscio dell’autore. L’ultimo tatuaggio (Damster, 304 pp.) secondo capitolo dedicato alla vita di Licometti – sempre accompagnato dal migliore amico Mauro, tatuatore professionista, consumatore di cannabis e ‘aiutante magico’ di Michele in questa fiaba contemporanea, e alle prese con l’amore per Roan, giovane neozelandese istoriata per scelta e appartenenza culturale – sarà anche l’ultimo della serie. “Idee per un nuovo romanzo ce ne sono – spiega l’autore – ormai però so come funziona. Devo aspettare il click in testa per partire con l’idea giusta e poi, una volta cominciato, applicare a me stesso una ferrea disciplina fatta di scrittura quotidiana, senza la quale non si arriva a capo di nulla. Ho però in cantiere anche una cosa più leggera, sempre con lo stesso editore. Un volume nel quale rispolvererò la mia passione per la ristorazione. Un testo divertente e creativo, con contenuti letterari oltre che culinari. Il titolo provvisorio è Frullo tutto, ma solo per via della mia passione per l’utilizzo del Pimmer in cucina”. Marco ha una certa consuetudine con la scrittura, almeno a giudicare dal fatto che la esercita da quando aveva appena dieci anni. “Ero un po’ introverso, con qualche difficoltà di socializzazione, forse avevo bisogno di un modo per far notare a qualcuno la mia esistenza. Ma si tratta soltanto di una supposizione, basata sul ricordo di uno stato d’animo”. Ma cosa significa essere contemporaneamente scrittore e fotografo, cosa passa da un’attività all’altra? Quali le contaminazioni? “Fotografia e scrittura non sono connesse tra loro se per questo si intende il fatto di aiutarsi a vicenda. Sono però legate dal fatto che che, con fotografia e scrittura, ho spesso portato avanti tematiche simili. Il punto focale è sempre stato quello della ‘menzogna’ di un essere umano nei confronti di se stesso. Quel ‘raccontarsela’ che fa sì che ognuno di noi tenda a nascondere i propri difetti. A celarli al mondo, certo, ma in primis a se stesso. Sia nelle mie opere fotografiche che nei due romanzi ho utilizzato personaggi i cui difetti sono stampati in bella evidenza, sulla pelle. Cosa succederebbe a un uomo se ciò che lui è veramente fosse chiaro al mondo esterno, senza possibilità di equivoco? Negherebbe tutto, se quella verità non fosse piacevole? Questa è la tematica fondamentale della mia produzione”. Le iniziative di Marco Lugli, appassionato anche di viaggio, tanto da essere coordinatore di Avventure nel Mondo, non si arrestano però al mondo della produzione culturale. Lugli sta infatti cercando di legare il nuovo libro a delle iniziative di solidarietà: “Con la mia casa editrice, L’Angolo dell’Avventura di Carpi e l’associazione Bambini del Deserto stiamo collaborando per una raccolta fondi in favore della Capreria e Latteria del Villaggio di Sevarè in Mali, intitolata a Giovanni Sacchetti, coordinatore di Avventure nel Mondo, recentemente scomparso”.
Marcello Marchesini





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