L’orto collettivo è per tutti

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Lanciata dalle pagine di Tempo, la questione che vede diversi giovani desiderosi di coltivare gli orti comunali – opzione per ora concessa, da un regolamento approvato nel 2000, soltanto ai pensionati o a coloro che abbiano comunque superato i 55 anni, facendo salva la possibilità di assegnarlo anche a chi versa in situazione di particolare disagio economico – è rimbalzata da più parti, aprendo il dibattito. Rapporto con la natura, trasmissione delle tradizioni, dialogo intergenerazionale, attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, responsabilizzazione, alimentazione sana e risparmio: tutti temi che, rivelati dal desiderio di un gruppo di ragazzi dai 20 ai 30 anni di accedere all’assegnazione degli appezzamenti comunali, è stato raccolto dalla presidentessa di Ancescao, Ada Menozzi. “E’ un tema da approfondire e portare avanti. E rilancio: si potrebbe pensare agli orti e ai loro prodotti come a una possibile fonte di aiuto, seppur minima, per le persone più colpite dal sisma; inoltre non vedo perché non si possano concepire degli appezzamenti cogestiti, magari da un anziano che trasmetta tutto il suo bagaglio di conoscenze tecniche ed esperienziali a un gruppo di giovani che lo aiutino nei lavori più gravosi. Riproporrei anche il discorso degli orti scolastici che permette alle nuove generazioni di entrare in contatto con l’ambiente”. Ma Ada Menozzi non è la sola a intervenire. Anche l’assessore alle politiche sociali Alberto Bellelli si dice disponibile a esaminare la questione. “Sul tema si incrociano molteplici valutazioni, che competono anche ai responsabili dell’urbanistica e del patrimonio, nel caso si volessero individuare eventuali nuove aree da adibire alla coltivazione. L’argomento è vasto: perché non pensare anche alle esperienze del privato? Perché non immaginare che, sul piano delle politiche abitative, non si predisponga un PSC dove sono previsti degli orti condominiali, per esempio?”. C’è anche chi, come l’assessore all’Urbanistica Simone Tosi, sottolinea come una possibile soluzione sia, forse, già possibile. “A Carpi abbiamo varato uno dei primi regolamenti per l’adozione delle aree verdi in Emilia – il Regolamento per l’adozione finalizzata alla gestione di aree verdi pubbliche della città di Carpi, approvato dal Consiglio Comunale il 5 giugno 2011 ed entrato in vigore il 29 dello stesso mese – il quale, tra le altre possibilità, prevede anche quella degli orti collettivi, messi gratuitamente a disposizione dal Comune nelle aree di sua proprietà, con l’unica condizione che chi si occupa dell’appezzamento si adoperi anche alla manutenzione del verde circostante”. Effettivamente il Regolamento, che prevede la stipula di una convenzione della durata massima di 5 anni ma rinnovabile recita, al punto terzo dell’articolo 5: “la creazione di orti urbani collettivi destinati alla sola coltivazione di ortaggi, piccoli frutti, fiori ed erbe aromatiche a uso del soggetto adottante” ed esclude esplicitamente lo scopo di lucro. “Questo potrebbe essere un modo per avvicinare i giovani che lo desiderano al rapporto con l’ambiente, interesse crescente vuoi per la crisi economica ma anche per la scoperta, o per meglio dire ri-scoperta, della cultura del chilometro zero”. L’assessore ha poi sottolineato come gli orti sociali siano nati per una precisa funzione sociale e aggregativa, ma che convenzioni del tipo da lui indicato sono già in essere a San Marino e Migliarina. “In ogni caso mi piacerebbe incontrare questi ragazzi per capire insieme cosa sia possibile fare per cercare di andare incontro alle loro necessità”.
Marcello Marchesini

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