E’ possibile un modo diverso di concepire l’economia?

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E’ possibile un modo diverso di concepire l’economia? Differente, quindi, dal modello di stampo neo-liberista di un’economia quasi totalmente priva di limiti – e spesso, purtroppo, anche di controlli – che ha dominato sempre più prepotentemente la scena mondiale degli ultimi 20 anni almeno? Secondo gli ospiti del convegno dal titolo “L’economia solidale come alternativa per la trasformazione sociale ed economica: un’esperienza brasiliana”, organizzato dalla cooperativa Bottega del Sole presso la Casa del Volontariato di Carpi, la risposta è decisamente sì. Durante la serata si è affrontato infatti il tema dell’economia cosiddetta solidale, riferendosi in particolare all’esempio Brasiliano nel settore tessile. La Ong ‘Nexus Emilia Romagna’, ha spiegato l’attivista Sabina Breveglieri nella sua introduzione, svolge diverse attività in America Latina supportando, sin dagli anni ’90, i movimenti sindacali e promuovendo il lavoro auto-gestito, inteso come alternativa al modello di sviluppo neoliberista: “In Brasile, in particolare, Nexus ha sostenuto le cooperative e le attività di economia solidale affiliate alla centrale cooperativa Unisol”. Tra queste spicca Justa Trama, una catena di cotone biologico, basata su interscambi solidali e sulla valorizzazione dell’auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici: “Proprio la promozione dell’autogestione e della compartecipazione dei lavoratori alla gestione del lavoro – ha proseguito Breveglieri – è una delle tre dimensioni fondamentali dell’economia solidale, insieme a quella culturale, diretta ad un ripensamento delle forme di consumo e di produzione, e a quella politica, in quanto movimento sociale che lotta per una forma differente di sviluppo, fatto dalla popolazione e per la popolazione”. Nelsa Nespolo ha poi preso la parola evidenziando come i principi sopra elencati si concretizzino nell’esperienza di ‘Justa Trama’, la quale tenta di risolvere in particolar modo due problemi: : l’uso massiccio di agro tossici nella produzione di cotone – il 25% dei pesticidi è usato proprio per produrre questo materiale – e le inquietanti disuguaglianze sociali del Brasile, dove il 10% più ricco della popolazione controlla il 47,2% della ricchezza del paese. I due principi fondamentali che Justa Trama adotta sono, pertanto, una rinuncia a pesticidi e agro tossici accompagnata dalla garanzia di un salario minimo per i lavoratori che riescono, grazie ad una più equa distribuzione del reddito all’interno della catena, a guadagnare il 50% in più rispetto a quelli delle altre industrie tessili. Tutte le fasi di lavorazione del cotone e di altri accessori, come per esempio i bottoni, sono poi svolte nel rispetto dell’ambiente, grazie al recupero dei materiali di scarto, rispetto che si estende anche ai diritti delle donne, massicciamente impiegate nelle aziende di ‘Justa Trama’. Oltre a ciò, uno degli obiettivi, realizzati anche tramite l’organizzazione di sfilate, è quello di proporre alle persone un cambio di atteggiamento verso l’abbigliamento: “Un capo si deve adattare al corpo di chi lo indossa – ha dichiarato Nelsa Nespolo, tradotta dal portoghese, annunciando una realtà affatto banale eppure a volte così smentita dall’esperienza di ogni giorno – e non viceversa”. L’intervento di Nelsa si è poi chiuso con una massima di San Francesco d’Assisi, che a suo dire rappresenta e sintetizza al meglio la sfida dell’economia solidale: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.” Nell’ultimo intervento Deborah Lucchetti, della cooperativa sociale Fair, ha tracciato una fotografia di quanto, anche in Italia, si sta realizzando in nome dell’economia solidale in campo tessile. Sono stati ricordati tutti i movimenti di consumo critico, e quindi la possibilità che ogni consumatore ha di condizionare il mercato e le sue regole: i 1000 GAS italiani (Gruppi di acquisto solidale), le Botteghe di prodotti equo-solidali, i distretti di economia solidale e tutti i movimenti volti a riorientare il mercato verso una produzione il più possibile locale, biologica e solidale. “In questo senso l’economia solidale propone un’idea di ‘de-sviluppo’ diversa, per ricostruire un’economia non basata sulla necessità cronica di acquistare continuamente prodotti molto spesso inutili, quanto su una sobrietà di consumi, quindi sulla capacità di capire cosa davvero sia necessario. Qualcosa di significativo si muove – ha chiosato Lucchetti – ma la strada è ancora lunga e, certamente, non facilitata da una crisi che pone i consumatori in difficoltà nella scelta tra coscienza e portafogli”.
Marcello Marchesini