Chi ci governa vuole danneggiarci più di quanto ha già fatto il terremoto

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Cresce la rabbia tra i datori di lavoro: scorrendo riga per riga il decreto legge 174, si sentono presi in giro perché quello che si chiede loro è veramente troppo.
A qualche politico sfugge la realtà delle cose perché le imprese del nostro territorio hanno lavorato negli ultimi quattro anni con enormi sacrifici pur di far quadrare i conti e garantire la sopravvivenza dell’attività. Il terremoto ha compromesso delicati equilibri su cui si sono rette finora le piccole e medie imprese e il decreto legge 174 è il colpo di grazia per molti.
New Vbc è una delle attività più importanti a Novi di Modena: l’azienda metalmeccanica lavora conto terzi dal 1973 e ha sede nella zona industriale, alle porte del paese. La crisi economica ne ha dimezzato il fatturato e i ventisette dipendenti sono stati ridotti a diciotto ma i titolari non mollano. “Abbiamo iniziato a lavorare – dicono i soci Sante Cavalli e Gianni Bellesia – pensando di non smettere mai”. Dal 2009 Cavalli e Bellesia hanno rinunciato al loro stipendio per garantire maggiore liquidità all’azienda perché “non siamo di quegli industriali che fanno quattrini nel più breve tempo possibile per poi chiudere. Noi non abbiamo preso tanti soldi ma la nostra impresa non deve finire con noi”. Oggi si sono ripromessi di obbedire ai figli che sono subentrati nella gestione dell’attività ma la passione per il lavoro non è cambiata. Nemmeno i sacrifici sono finiti.
“Dopo la crisi è arrivato il terremoto. Con la scossa del 29 maggio – raccontano – il vecchio capannone si è mosso ed è stato dichiarato inagibile. Siamo rimasti fermi per quasi un mese e abbiamo perso ordini e clienti con un danno economico notevole per le entrate dell’azienda e un conseguente calo importante del fatturato. Ma non basta: abbiamo dovuto provvedere di tasca nostra alla messa in sicurezza del capannone per poter ricominciare a lavorare”. Le preoccupazioni cominciano a crescere perché i sacrifici adesso potrebbero non bastare. E dei rimborsi ancora non s’è vista l’ombra. “La speranza è che ciò che abbiamo perso a causa del terremoto ci venga restituito, sia per quanto riguarda i danni al capannone che per il mancato introito. Ci dovrebbero risarcire con soldi a fondo perduto perché l’azienda non è più in grado di far fronte alla situazione con nuovi prestiti”.
Invece il Governo che fa? In un’unica scadenza ha deciso col decreto 174 di recuperare entro il 16 dicembre i tributi e i contributi che sono stati sospesi ai terremotati. Saranno i datori di lavoro a farsi carico dell’intero versamento.
“Per noi – spiegano i titolari della New Vbc – si tratta di una cifra corrispondente a due mesi di fatturato. Confidavamo sul buon senso di chi ci governa ma in soli 60 giorni ci dobbiamo organizzare per sostenere questo prelievo in un mese, quello di dicembre, gravato da altre scadenze. Non c’è che dire: proprio una bella scelta…”.
La strada del finanziamento, se praticabile, diventa obbligatoria per non perdere liquidità, per far fronte ai costi di ristrutturazione del capannone, per rimettersi al lavoro e rincorrere il fatturato perso. Perché all’Aquila hanno avuto un trattamento diverso? Perché hanno avuto una sospensione di due anni, la possibilità di restituire in 120 rate con riduzione al 40% delle somme dovute?
“Noi che abbiamo sempre versato le tasse ci dobbiamo arrangiare dopo aver provveduto anche per loro. Il presidente Errani dovrebbe avere gli occhi rossi fuori dalle orbite e minacciare la secessione per rendere l’Emilia Romagna regione autonoma”.
La conclusione di Cavalli e Bellesia, 50 anni di lavoro alle spalle, è amara. “Dobbiamo credere che chi ci governa voglia danneggiarci più di quanto ha già fatto il terremoto?”.
Sara Gelli

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