Lady Marty in the City: Turn on the light, please!

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Anche questa volta la natura ha colpito e l’uragano Sandy è riuscito a spegnere le luci della metropoli che non dorme mai. Il black out ha interessato solo la zona di downtown ma, in altri quartieri, i danni sono stati ingenti: inondazioni e collassi parziali di edifici. Come hanno reagito i newyorkesi? Semplice, continuando a vivere normalmente. Questa, che ci apprestavamo a trascorrere era per tutti la tanto attesa settimana di Halloween ma, l’arrivo di Sandy ha spazzato via zucche, caramelle e il clima di festa (compresa l’immancabile “Parade”, prevista per mercoledì 31 ottobre). La mattina dell’arrivo della tempesta, sotto il vento e la pioggia, i caffè erano pieni e la gente era per strada, impegnata a fare jogging, portare a spasso il cane e a comprare le ultime provviste nei pochi 24 hours aperti. Solo verso il tardo pomeriggio, le strade sono diventate deserte, quando anche i pochi negozi rimasti operativi, hanno chiuso. Alle 21, il peggio è accaduto, il black out: allarmi e sirene hanno invaso le strade ormai completamente al buio. In questo clima surreale il suono di una chitarra si è alzato all’improvviso (qualche temerario ha deciso di sfidare l’uragano a suoni di rock’n roll). La notte è passata al chiarore delle candele, mentre le notizie delle inondazioni nei quartieri in piena città, arrivavano a stento attraverso la lenta connessione. La mattina seguente, con l’arrivo della luce naturale, la gente ha ripreso a uscire e a popolare il quartiere, rimasto, però, senza elettricità e senza segnale telefonico. Alcuni supermercati hanno aperto anche senza illuminazione e, all’interno, i clienti si muovevano tra gli scaffali, muniti di torcia. Molti erano alla ricerca del tanto amato caffè americano (sì, perché per un po’ di ore anche il gas non ha funzionato) e così, per una mattinata intera, nessuno impugnava tra le mani le immancabili tazze di caffè bollente. Le cabine telefoniche sono state prese d’assalto, come del resto le prese elettriche all’interno dei caffè e dei ristoranti aperti in Fifth Avenue, dove, miracolosamente, la luce è rimasta attiva. Si è creata una vera e propria giungla, tutti in cerca in una presa: dentro ai bancomat, dietro ai banconi dei bar e persino nelle cucine dei ristoranti… Per lo meno anche questi momenti si sono rivelati ottime occasioni per socializzare e condividere un’esperienza veramente particolare, in una città che non sembra più essere la stessa. Anche i mezzi di comunicazione sono stati messi a dura prova. E’ stato incredibile vedere tanta gente in fila contro le vetrine dei Caffè Starbucks (che difficilmente si vedono chiusi) alla ricerca della connessione WiFi. Dopo aver temuto veramente il peggio, ora, ciò che rimane è attendere che la situazione torni alla normalità. I tempi preannunciati sono lunghi, specialmente per una città come NY. Questo infatti è stato il peggior uragano di sempre, a detta degli stessi newyorkesi. Per quanto riguarda me, l’immagine che, probabilmente, più mi rimarrà impressa è quella riguardante la giostra di Dumbo. La prima sera, di questa mia esperienza newyorkese, mi trovavo a Brooklyn, nel quartiere di Dumbo, affacciata sulle rive dell’ East River, lungo il parco che costeggia il fiume. Verso la fine della passeggiata, tra i vecchi edifici mercantili (ora riqualificati) spicca la giostra, restaurata e divenuta il simbolo della zona. Già attraversando il ponte di Brooklyn la si può ammirare e, una volta giunti vicino, tutta Manhattan si proietta davanti agli occhi con una vista memorabile e unica. Ripensando a quella mia prima sera newyorkese, mai avrei pensato di vedere, quel simbolo tanto affascinante, inondato con tanta aggressività dalle forze della natura. Paradossale ma vero, nel 2012 ti può capitare di vedere una New York a luci spente, eppure,  una casa che rimane sempre accesa c’è, la più amata dai turisti, Time Square.
Martina Guandalini

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