Dove metteremo tutte queste macerie?

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Aimag, in quanto gestore del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, è stata individuata come il soggetto che dovrà occuparsi dei flussi di raccolta e trasporto delle macerie agli impianti, sulla base delle indicazioni che verranno dai sindaci o dagli uffici tecnici dei singoli territori. Le tipologie di macerie di cui l’azienda si potrà occupare sono esclusivamente i materiali derivanti dal crollo parziale o totale degli edifici pubblici e privati nonché di quelli derivanti dalle attività di demolizione e abbattimento degli edifici pericolanti, disposti con apposita ordinanza dai Comuni. La raccolta è partita in questi giorni, come ci spiega Paolo Ganassi, dirigente servizi ambientali di Aimag. “Le macerie verranno stoccate presso le discariche di Medolla, Mirandola e, in misura minore, a Fossoli. Le ditte che si sono aggiudicate la gara di appalto che abbiamo indetto sono imprese conosciute, che facevano già parte del nostro albo fornitori, tutte certificate antimafia. E’ stato infatti prioritario, per noi, tutelare il territorio, garantendo, per lo meno all’inizio della filiera, la massima trasparenza e legalità onde evitare infiltrazioni sospette”. Tra le difficoltà principali nella rimozione delle macerie, vi è l’operazione di “smassamento”. “Molte persone non hanno potuto recuperare alcun bene dalle proprie abitazioni e, di conseguenza, chiedono di poter salvare qualcosa – perlopiù casseforti e preziosi – durante la movimentazione delle macerie, operazione che rallenta notevolmente la rimozione ma che, nei limiti, grazie al lavoro dei Vigili del Fuoco, cerchiamo di garantire”.
E nel caso in cui vi sia dell’amianto come si muove Aimag?
“Il cantiere – spiega il presidente Mirco Arletti – viene immediatamente bloccato e viene contattata una ditta specializzata che, pazientemente, separa l’amianto e procede con la bonifica del luogo, dopodichè può riprendere l’ordinaria rimozione delle macerie”.
La rimozione durerà mesi e, considerata la mole di macerie da conferire in discarica (“presumibilmente supereremo le centinaia di migliaia di metri cubi di rottami”, ha concluso Ganassi), il problema vero sarà come aggirare il limite fisico degli impianti di stoccaggio a nostra disposizione.

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