E’ stata ribattezzata Demiurgo l’operazione della Squadra Mobile della Questura di Modena, Sezione Criminalità Organizzata, avviata nel novembre dello scorso anno a seguito di episodi di corruzione nella gestione di opere pubbliche nei comuni di Castelfranco Emilia e di Carpi. Per vincere l’appalto occorreva versare il 5% dell’importo al tecnico comunale amico, in cambio era garantita l’assegnazione dei lavori, anche a costo di modificare gli importi nelle buste per alterare il regolare svolgimento delle gare. I complessi accertamenti investigativi hanno consentito di verificare l’esistenza di un vero e proprio “sistema” nella gestione e nell’aggiudicazione degli appalti pubblici a cui concorrevano oltre che i pubblici amministratori anche imprenditori edili, amministratori di fatto e soci di alcune società che, attraverso un collaudato sistema a “rotazione”, sono riusciti ad aggiudicarsi (nel corso degli anni 2008, 2009, 2011 e 2012) numerosi appalti per opere pubbliche dei due comuni coinvolti e discapito dei concorrenti. “Attraverso tale sistema – ha commentato il dirigente della Squadra Mobile di Modena, Amedeo Pazzanese – dal 2008 in poi nei due paesi a vincere le gare d’appalto erano sempre le stesse imprese, contravvenendo così alle norme sulla gestione delle procedure di gara, vincolate ai principi di trasparenza, concorrenza e rotazione, al fine di garantire un’onesta e corretta azione da parte dei soggetti deputati alla gestione della cosa pubblica. Non c’era differenza tra appalti piccoli e lavori più consistenti”. Emesse dal GIP di Modena tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Nicola Rispoli, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Castelfranco Emilia per i reati di corruzione aggravata, truffa, turbata libertà degli incanti (reati contestati tra il 2007 e il 2009), l’imprenditore Giovanni Speria, il principale beneficiario del sistema di corruzione e presenza fissa nel settore delle opere pubbliche, per i reati di corruzione e truffa e Marco Prescindaro, geometra dell’Ufficio Tecnico del Comune di Carpi, addetto alla manutenzione e segnaletica stradale, per i reati di corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti (reati contestati nel 2011 nella nostra città). Un sistema tra persone che si conoscevano bene. “Nulla a che vedere con la criminalità organizzata – ha precisato il procuratore aggiunto Lucia Musti – tant’è che l’inchiesta, dopo un esposto alla Procura Antimafia di Bologna, è passata ai magistrati modenesi”. Oltre ai tre finiti in manette, sono state emesse anche tre misure cautelari interdittive del divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese nei confronti di tre legali rappresentanti di società (un bresciano, un veronese e un modenese) per i reati di turbata libertà degli incanti avvenuti a Carpi e Modena lo scorso anno. Sono state indagate a piede libero anche altre quattro persone: un socio amministratore, un’impiegata di una ditta operante nella segnaletica stradale, un ingegnere dipendente dell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile e un consigliere di una società cooperativa. E’ stata infine richiesta la misura cautelare del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione a una società di Modena di segnaletica stradale. In quest’ultimo caso l’accusa è corruzione aggravata e i fatti hanno avuto come teatro Castelfranco Emilia dal novembre 2011 a febbraio 2012 e a Carpi nel dicembre 2011. Un polverone quello appena sollevato destinato a restare nell’aria ancora per molto tempo. Dal vaso di Pandora usciranno anche altri nomi e altre responsabilità? Qualcun altro conosceva questo “sistema” di bustarelle e si è voltato dall’altra parte? L’Amministrazione Comunale nel frattempo non si sbilancia, non si indigna, si limita al ruolo di mero osservatore: “attendiamo fiduciosi gli sviluppi e l’esito dell’indagine della Magistratura”. Meno male: almeno la fiducia è salva.
J.B.