“La crisi stritola il nostro futuro”

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Sono in costante crescita i giovani italiani che si dichiarano pronti a lasciare l’Italia per cercare un’occasione all’estero: ben 44 su 100 stando all’ultima indagine di AlmaLaurea che ha coinvolto oltre 200mila giovani. C’è chi si trasferisce all’estero per studiare e migliorare la propria preparazione con la speranza di tornare nel Bel Paese con in tasca più chances di trovare l’occupazione desiderata e chi, invece, già laureato e sfiduciato dalla situazione italiana, fa le valigie per cercare di realizzare i propri sogni e le proprie ambizioni altrove. “Ma di questi tempi – ci ha raccontato il 25enne carpigiano Andreas Guidi, da quattro anni a Berlino, laureato in Lingue e in procinto di conseguire una Laurea in Storia – neanche le capitali europee offrono grandi opportunità di lavoro”.

Andreas perchè hai scelto Berlino?
“Ho deciso di partire per Berlino nell’autunno del 2008 quando ancora frequentavo la Facoltà di Lingue e Letterature straniere a Milano. La mia scelta è maturata nell’ambito del progetto Erasmus che lega la facoltà del capoluogo lombardo presso la quale mi sono laureato alla Freie Universität della capitale tedesca. Dopo l’esperienza milanese, desideravo misurarmi con l’atmosfera di una grande capitale europea e consolidare la conoscenza della lingua tedesca, ma non avevo considerato di rimanerci oltre la fine dell’Erasmus. Poi, dopo aver conseguito la Laurea triennale, ho deciso di proseguire i miei studi accademici a Berlino e, dopo una breve pausa in Italia, nell’ottobre del 2010 mi sono iscritto all’Osteuropainstitut per specializzarmi negli studi di Storia dell’Europa Orientale, materia su cui avevo già scritto la tesi”.

Hai trovato difficoltà ad ambientarti?
“Non ho trovato particolari difficoltà, probabilmente grazie al fatto di aver vissuto con studenti tedeschi nei primi due appartamenti in cui ho abitato. La lingua straniera non è stata un problema, anzi, mi sono sentito spinto a migliorarla per non dover ricorrere all’inglese. Per il resto, soprattutto nei mesi precedenti all’iscrizione alla Laurea specialistica, sono stato impegnato in qualche progetto socio-culturale, per cui ho dato ripetizioni a ragazzini Rom e moldavi e ho fatto da guida per le scuole elementari a una mostra fotografica sul tema dei rimpatri verso i Balcani delle famiglie a cui non viene rinnovato il permesso di soggiorno. Negli ultimi tempi sono invece concentrato sullo studio e, in particolare, sulla tesi a cui ho appena iniziato a lavorare. Inoltre, nel tempo libero, insieme ai miei due migliori amici tedeschi Philipp e Felix, suono in un gruppo rock acustico”.

Quali differenze hai riscontrato tra l’organizzazione universitaria italiana e quella tedesca?
“Ce ne sono parecchie, l’unica cosa veramente analoga è la divisione fra laurea triennale (Bachelor) e specialistica (Master). Per quanto riguarda il metodo, qui si punta, almeno in ambito umanistico, quasi solo all’elaborazione dei problemi e delle argomentazioni davanti a testi, fonti o situazioni empiriche, mentre dalla mia esperienza in Italia ricordo un forte accento posto sull’accumulo di conoscenze. Al primo impatto questo può spiazzare chi è abituato a ripetere gli appunti dell’insegnante durante un esame orale, dovendo invece dimostrare soprattutto di saper elaborare e presentare autonomamente il proprio punto di vista, cosa ovviamente molto positiva perché porta a misurarsi col lavoro “scientifico” ad alti livelli. Il rovescio della medaglia però è che molti studenti tedeschi hanno grandi lacune di cultura generale e nozionistica. Da questo punto di vista l’istruzione italiana consente ancora di disporre di un bagaglio culturale davvero ampio. Il rapporto tra studenti e professori poi, in Germania, è molto più orizzontale e aperto”.

Come vivono i giovani a Berlino e con quali opportunità?
“Ciò che più mi ha colpito è il fatto che, aldilà delle differenze di età, reddito e occupazione, qui ci si può sentire a casa dopo due giorni. Penso che il motivo sia quel senso di “anonimato collettivo” che comporta la vita in una grande metropoli, dove pochi conoscono pochi e proprio per questo, paradossalmente, si condivide molto di più che in una città di provincia. Un altro aspetto da evidenziare è l’interculturalismo – o meglio il melting pot – che si respira a ogni angolo. Le condizioni di studio sono ottime, specialmente per il fatto che l’università è gratuita pur essendo di ottimo livello. Per quanto riguarda il lavoro invece, la situazione nella capitale non è delle più rosee e rappresenta una realtà a sé stante rispetto al resto del Paese. Berlino è tra le regioni più arretrate economicamente del territorio tedesco, soprattutto in confronto alla Baviera, a Ruhr… Solo certi ambiti come i media, le istituzioni, l’associazionismo e pochi altri hanno il loro centro qui. Poche sono invece le aziende e le industrie ad alta produzione. Il tasso di disoccupazione a Berlino è tra i più elevati della Germania e anche le paghe sono in generale inferiori rispetto alla media nazionale. Qualche anno fa, l’attuale sindaco definì Berlino “povera ma sexy”. Se il secondo attributo non si discute, l’attrazione di molti “yuppies” da altre regioni tedesche o dall’estero ha portato a molte speculazioni sugli immobili, per cui i prezzi bassi, che anche al tempo del mio arrivo erano il vero fiore all’occhiello di questa metropoli “popolare”, velocemente si uniformeranno ai livelli delle altre capitali europee, mettendo i poveri di Berlino in una situazione ancor più difficile”.

Dopo la laurea specialistica cosa ti piacerebbe fare?
“L’obiettivo a breve termine è di scrivere una tesi di dottorato in storia, preferibilmente subito dopo la laurea. La scelta sarebbe di continuare in ambito accademico, se ce ne fossero le condizioni. Purtroppo penso che molti della mia generazione non riescano a mettere in atto i propri progetti, perché viviamo in una condizione paradossale di precarietà perpetua. L’unica cosa da fare è difendere ardentemente il proprio futuro, cercando una situazione che rappresenti un giusto compromesso tra le proprie aspirazioni e le esigenze economiche, cercando qua e là, anche all’estero, delle buone condizioni per iniziare a lavorare. I tempi sono durissimi, non solo in Italia, ma anche qui a Berlino. La crisi strangola i nostri progetti e comporta grandi sacrifici”.

Dove vedi il tuo futuro?
“L’Italia mi manca molto, soffro nel dover assistere a distanza alla deriva politica in cui si trova il Paese; soffro nell’aver saputo da Internet della scossa di terremoto del 29 maggio. Tuttavia, so che al momento non ci sono le condizioni per trovare un lavoro che mi permetta di essere indipendente dalla famiglia con una Laurea in Storia. A Berlino sto bene, ma dopo quattro anni avrei anche voglia di cambiare aria, rimettendomi in gioco in un’altra grande città. Il mio futuro è ancora tutto da decidere”.

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