“I terremoti si potrebbero prevedere”

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Le galline avevano smesso di fare le uova. I piccioni viaggiatori erano fuggiti misteriosamente. Le acque dei pozzi erano diventate stranamente calde e il mais cresceva a dismisura… qualcosa di strano stava accadendo in tanti paesi della Bassa. Sotto i nostri piedi, ma nessuno ha voluto prestare attenzione alle voci preoccupate degli abitanti delle campagne emiliane. Poi… l’inizio della fine. Dopo la scossa del 20 maggio, la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi, le piante di mais sono inspiegabilmente morte. L’una dopo l’altra. Nei canali e nei laghetti di Finale Emilia e San Felice son morti i pesci e, da giorni, si assiste, sgomenti, a un’anomala moria di topi. Cosa sta succedendo nel sottosuolo? Quali sono le cause di questi insoliti fenomeni? E, soprattutto, tali segnali della natura non rappresentano forse i segni premonitori dell’arrivo di un terremoto? Lo abbiamo chiesto al professor Carlo Gorgoni, ricercatore e membro del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nonché professore – oggi in pensione – di Geochimica e Vulcanologia.

Professore come spiega la risalita di gas nocivi dal sottosuolo o il calore anomalo del terreno nell’area colpita dallo sciame sismico?
“Dopo un terremoto, è come se la terra – che possiamo immaginare come una spugna imbevuta d’acqua – venisse spremuta, dando così il via a movimenti anomali dei liquidi di cui è costituita che si possono muovere più agibilmente. L’acqua calda sale negli strati più superficiali, comportando un anomalo innalzamento delle temperature anche nei pozzi, fino a 50/100 metri di profondità. Ovviamente la spremitura della crosta terrestre (squeezing) fa muovere anche i gas presenti nel sottosuolo, alcuni innocui, altri venefici: dal metano all’anidride carbonica, dall’acido solfidrico (contraddistinto dal caratteristico odore di uova marce) al radon. Le cavità di terreno che si sono riempite di ristagni di anidride carbonica, più pesante dell’aria, o di metano, hanno invece provocato la morte per asfissia di alcuni animali. I liquidi e i gas che si propagano verso l’alto, interessando il primo strato di terreno, ovviamente interferiscono anche con i vegetali, il cui metabolismo è controllato anche dalle radici”.

Sono quindi fenomeni transitori…
“Esatto, sono rigurgiti transitori destinati a non durare nel tempo”.

La previsione dei terremoti rappresenta il Santo Graal della sismologia, è il sogno di tutti riuscire a sapere in anticipo dove e quando un sisma avrà luogo. Studiare con più costanza i precursori geochimici dei terremoti potrebbe essere la giusta strada per arrivare a prevedere future scosse significative?
“La crosta terrestre prima di spaccarsi, si microfrattura: il meccanismo è facilmente esemplificabile. Pensi a cosa accade quando arcua un rametto di legno secco fino a spezzarlo: prima che si spacchi sentirà uno scricchiolio, quello è il segnale premonitore della rottura. Coi terremoti è la stessa cosa: vi sono degli “scricchiolii” che stanno alla base della previsione. Nel corso della storia, si è osservato che alcuni fenomeni sembravano verificarsi in corrispondenza di un terremoto. Tra questi, il fatto che i terremoti hanno talvolta un comportamento ciclico, la corrispondenza con le fasi lunari, movimenti di liquidi o gas all’interno della Terra subito prima del verificarsi del terremoto, delle differenze nei livelli dell’acqua nei pozzi, cambiamenti del campo elettromagnetico terrestre e nell’attrazione elettromagnetica o gravitazionale, un tempo atmosferico inusuale e uno strano comportamento degli animali… Quindi la mia risposta è sì: i terremoti si potrebbero prevedere”.

Dagli Anni Sessanta lei si occupa del legame tra emissioni anomale di radon e terremoti. Grazie ai finanziamenti della Provincia di Modena, poi sospesi, tra gli Anni ‘80 e il Duemila, ha previsto ben quattro terremoti (l’ultimo quello di Pavullo del 1999) in concomitanza dell’aumento del radon. Come funziona?
“E’ possibile, monitorando il radon nell’ambiente, riuscire a evidenziare delle anomalie più o meno significative che siano la spia del verificarsi di un terremoto. Il radon è un gas inerte e radioattivo di origine naturale. E’ un prodotto del decadimento nucleare del radio all’interno della catena di decadimento dell’uranio ed è presente in tutta la crosta terrestre. Si trova ovunque, nel terreno e nelle rocce, in quantità variabile. Essendo un gas, nel sottosuolo, il radon viene veicolato dall’acqua, muovendosi lungo la falda: attraverso un pozzo saremo quindi in grado di rilevarne la concentrazione. Una volta individuato un sistema isolato da disturbi esterni e, quindi, affidabile, come ad esempio le Salse di Nirano (le cui acque fangose vengono da 2.000 metri di profondità) che ho monitorato per anni, è possibile misurare i livelli di Radon, i cui valori (legati alla dinamica della circolazione dell’acqua e alla radioattività delle rocce) sono tendenzialmente stabili. Ogni variazione significativa potrebbe essere il segnale premonitore che sta per succedere qualcosa, come un terremoto, poiché quando nel sottosuolo si verificano fratture e smottamenti, le emissioni di di questo gas, aumentano considerevolmente”. 

Lo studioso Giuliani aveva lanciato l’allarme circa il verificarsi di un sisma distruttivo in Abruzzo. Non venne ascoltato e fu screditato dalla comunità scientifica.
“Molti esperti e responsabili di questo settore di ricerca sono scettici sulla possibilità di poter prevedere i terremoti. Giuliani aveva visto giusto ma non aveva saputo dire con esattezza giorno, località e orario. Occorre finanziare ricerche per far sì che tali previsioni, così come è accaduto nel corso del tempo per le previsioni meteo, possano essere sempre più affidabili”.

Perchè non esistono finanziamenti in tale direzione?
“Perchè dietro alla ricostruzione vi sono molti più interessi”.