Dicono ci sia un tempo per ogni cosa. Un tempo per piangere. E uno per ridere. Dopo lo sgomento e la paura causati da questo maledetto terremoto, ora è giunto il tempo della rabbia. Dell’indignazione. C’è tanta voglia di ricominciare tra i carpigiani ma le istituzioni si son fatte improvvisamente mute. Muri di gomma contro cui ogni domanda, ogni richiesta e ogni chiarimento rimbalzano. Inascoltati e privi di risposte, molti nostri concittadini non sanno più a quale santo appellarsi. Le storie che popolano i parchi e si diffondono per i campi autogestiti, hanno tutte il medesimo ritornello: “vogliamo tornare nelle nostre case il prima possibile, ma qualcuno deve dirci come procedere con la ricostruzione”. Sono i nostri vicini, i nostri famigliari. Stanchi di essere ignorati lanciano un grido di aiuto a quelli che “contano”: alle istituzioni, dal Comune alla Regione, al Governo. “Fate qualcosa e fatelo in fretta, perchè l’inverno è già qui, alle porte. E noi non abbiamo una casa alla quale tornare”. Dov’è la Regione? Perchè le linee guida per la ricostruzione non sono ancora state emesse? Perchè non è ancora stato stabilito come l’edilizia privata lesionata dal sisma dovrà essere rimessa in sicurezza, legando, di fatto, le mani a progettisti e ingegneri? Le case dichiarate inagibili dovranno essere semplicemente “aggiustate” e riportate allo stato precedente il sisma o dovranno invece essere eseguiti degli interventi di miglioramento sismico? E se sì, in quale misura? Cosa verrà risarcito e in che percentuale? Siamo stanchi di sentirci dire che l’Emilia ce la fa. Che siamo gente laboriosa. Gioviale. Noi sappiamo ciò che siamo e quanto valiamo. Delle parole non sappiamo che farcene. Abbiamo bisogno di chiarezza e di soldi. Tanti. Per ricostruire le nostre case, i nostri palazzi. Le nostre vite. Perchè una vita in tenda, a 50 °C non è vita. Esigiamo chiarezza per prendere le necessarie misure. Vale la pena demolire o ricostruire? La gente non chiede carità ed elemosina. Resi esausti dall’incertezza, i cittadini chiedono solo indicazioni precise per non rischiare di gettare al vento centinaia di migliaia di euro. Errani dichiara di aver domandato “comunicazioni precise sulle percentuali di rimborso per gli interventi su capannoni e abitazioni private al Governo”. Ma la lentezza è un male comune. Dopo oltre un mese dal sisma, ci vorranno almeno altre due settimane prima di finire tutte le verifiche di agibilità nei territori colpiti e i tecnici regionali sono in gravissimo ritardo nella compilazione delle schede Aedes (tese a classificare l’entità dei danni inferti al patrimonio edilizio). Ognuno si prenda le proprie responsabilità senza giocare a rimpiattino. La posta in gioco è troppo alta. E’ tempo di dare delle risposte. Lo Stato chiarisca cosa e quanto rimborserà e la Regione, nel frattempo, invece di passare la mano, agisca. Al via un piano per “requisire” le abitazioni sfitte da mettere a disposizione degli sfollati e via libera all’installazione di moduli abitativi temporanei. Non c’è tempo da perdere. Perchè domani è Natale.
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