L’abbraccio del Papa

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“Benedetto, Benedetto”. “Grazie per essere qui”. E’ stato accolto così il papa, martedì 26 giugno, a Rovereto, tra cori, applausi e tanta commozione. Un’atmosfera composta, dignitosa. Solo qualche volto rigato di lacrime di gioia. Il santo padre è arrivato nella “zona rossa” della martoriata frazione a bordo di un pulmino insieme al suo segretario monsignor Georg Gaenswein e al capo della Protezione Civile Franco Gabrielli.

Si è soffermato a pregare davanti alla Chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove ha perduto la vita l’amato parroco, don Ivan Martini. Prima di lasciare la parola a Benedetto XVI, il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, si è rivolto ai presenti con una promessa: “la nostra terra è stata colpita ma non piegata. La nostra gente non cede alla disperazione ma guarda avanti per ricostruire meglio e in fretta, senza burocrazia. Lavoreremo nel rispetto delle regole, alla luce del sole per ricostruire il nostro territorio, vigilando affinchè la Mafia ne resti lontana. E’ questa la nostra sfida da vincere. Insieme ce la faremo, per ridare un orizzonte di tanti colori ai nostri figli, offrendo un senso alle loro paure e ridando speranza al loro futuro”.

Anche l’arcivescovo di Bologna, cardinal Carlo Caffarra, ha voluto lanciare un messaggio di speranza ai tanti presenti, ancora sconvolti dalla paura che questo maledetto sisma ha scolpito sui loro volti e nei loro cuori. “Alcuni giorni fa – ha raccontato – un bimbo mi ha detto: eminenza ci sono tante crepe nei muri delle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori”. Un popolo, quello emiliano, che, nonostante il trauma subito, malgrado le ferite alle case e alle città, non vuole mollare, nè abbandonare questa terra che continua a tremare. “Ho sentito il bisogno di venire – ha sottolineato Benedetto XVI – in mezzo a voi che, oltre a patire le conseguenze materiali del sisma, siete messi alla prova nell’animo. Il cuore del papa è vicino al vostro cuore per consolarvi ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi”. Parole accompagnate da un lunghissimo e accorato applauso.

“Siete gente – ha aggiunto il pontefice – che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò ora è messo a dura prova da questa situazione ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”. E Benedetto XVI invita a confidare nella solidarietà e nell’aiuto di tutti coloro che si stanno spendendo, giorno dopo giorno, a ridare luce e speranza al nostro territorio ferito a morte.

“La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa per esprimervi vicinanza, solidarietà, affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio e questo è il segno più bello e luminoso”. E, infine, il papa ha lanciato un forte appello alle istituzioni e a ogni cittadino a essere, pur nelle difficoltà del momento, “come il buon samaritano che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità dell’altro.

La Chiesa vi è – e vi sarà – vicina”, promette il santo padre tra le ovazioni dei fedeli presenti. “Cari amici, vi benedico tutti e ciascuno, e vi porto con grande affetto nel mio cuore”. La speranza di tutti noi – cattolici e laici – è che la visita del papa rilanci con forza agli occhi dell’Italia intera le sanguinanti lesioni che questa serie infinita di scosse ha inferto alla nostra terra e ai nostri animi, affinchè lo Stato non ci abbandoni a noi stessi. Se è vero infatti che “teniamo botta”, è altrettanto vero che non abbiamo le forze necessarie per fronteggiare da soli un’emergenza di questa portata. Dopo il sorriso e l’abbraccio del papa, ora abbiamo bisogno di risposte concrete e risorse. Tante. Per poter finalmente ricostruire le nostre case. Prima che crollino. Del tutto.

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