Sono 4.938 le richieste di verifica speditiva delle proprie abitazioni, presentate dai carpigiani al Coc. Ad oggi i tecnici comunali ne hanno compiute 1.503, “ovvero è stato controllato il 50% del patrimonio maggiormente lesionato. Pensiamo di riuscire a concludere le verifiche in una decina di giorni”, ha assicurato l’assessore Simone Tosi. In seguito a tale mappatura, sono 3mila le persone che sono state interessate in città – e frazioni – da un’ordinanza di inagibilità della propria unità abitativa. Persone il cui calvario è tutt’altro che finito. Prima di correre ai ripari infatti, ovvero cercare di capire se aggiustare casa, rimettere in sicurezza parti pericolanti o abbattere tutto, occorre aspettare la visita di un’altra squadra (tali sopralluoghi sono svolti da squadre di rilevatori formati nel corso Valutazione di agibilità e rilievo del danno, organizzato dal Dipartimento di Protezione Civile e dalla Regione Emilia Romagna) che deve compilare la scheda AEDES. Questa schedina serve a stimare e classificare l’entità del danno alla casa (A – edificio agibile; B – edificio temporanenamente inagibile ma agibile con provvedimenti di pronto intervento; C – edificio temporaneamente inagibile da rivedere con approfondimento; E – F – edificio inagibile). Ad oggi, mercoledì 20 giugno, sono 548 le situazioni che richiedono – a causa delle evidenti lesioni – sopralluoghi AEDES (di cui 195 già eseguiti). Per non parlare poi del fatto che tutti i progetti sono fermi poiché mancano ancora le linee guida per la ricostruzione e non si sa in che entità verranno elargiti i rimborsi. “Il Comune – conclude Tosi – al momento non ha emesso alcuna ordinanza di abbattimento”. Ricordiamo che tale ordinanza viene emessa solo nel caso in cui un edificio – a rischio crollo – dovesse compromettere la sicurezza di passanti che sostano in un’area pubblica o la viabilità. Di fatto alcuni privati, a Fossoli in modo particolare, hanno già provveduto, a loro spese, a demolire la propria abitazione a causa della gravità dei danni provocati dal sisma. Case spesso di recente o nuova costruzione, venute già come castelli di carta. Quali sono le responsabilità dei costruttori? Quanto costerà rimettere in sicurezza le nostre case e i nostri capannoni? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere strutturista dello Studio Archimede di Carpi, Fabio Ghelfi.
Sono oltre 2.984 (dato in crescita) le persone che sono state interessate in città – e frazioni – da un’ordinanza di inagibilità della propria unità abitativa, emessa dal Comune di Carpi. Non essendo ancora uscite le linee guida per rimetter mano ad abitazioni e capannoni lesionati: cosa deve fare un privato?
“Non agire d’impulso, sotto l’emotività dell’evento sismico vissuto”.
Continuano a essere rilasciate anche revoche dell’inagibilità, segno che diverse famiglie (in tutto sono 181 persone) hanno avuto la possibilità di rientrare a casa dopo aver effettuato lavori di ristrutturazione e ripristino delle condizioni di sicurezza nella loro unità abitativa. Alcuni sono preoccupati di non ricevere poi un rimborso da parte dello Stato come è già accaduto all’Aquila. Conferma?
“Non ci sono ancora riferimenti normativi precisi, ma, come indicato all’art. 3 comma 2 del D.L. n. 74 del 6 giugno 2012, occorre essere seguiti da un professionista abilitato per la progettazione e l’esecuzione degli interventi di ricostruzione e ripristino degli edifici, il quale dovrà presentare perizia giurata per l’accertamento dei danni provocati dal sisma; ovviamente, la documentazione fotografica prima e dopo l’intervento, le pratiche edilizie e le fatture inerenti i lavori svolti dovranno essere fornite o messe a disposizione del tecnico”.
A Carpi a essere lesionati sono grandi palazzi: via Cimabue, via Giotto, viale Manzoni, via Praga. Condomini dove le colonne portanti o le scale hanno in parte ceduto. Possiamo provare a quantificare i danni per una struttura di tali dimensioni? Quando le famiglie potranno tornarci dentro?
“Impossibile quantificare danni e tempi. Ogni caso deve essere valutato a sè, anche perchè la maggior parte delle costruzioni è stata realizzata con strutture miste in cemento armato e muratura portante fino al 2005”.
Sono 4.938 le richieste di verifica speditiva delle proprie abitazioni, presentate dai carpigiani al Coc. Voi, privatamente quante ne avete fatte sinora? Quanto giudica grave la situazione nel carpigiano?
“Tra edifici residenziali, misti e industriali, a oggi, martedì 19 giugno, abbiamo eseguito 170 verifiche, ma il numero cresce di giorno in giorno. La situazione nel carpigiano, dal punto di vista strutturale, fortunatamente, è meno grave rispetto a quella dei paesi della bassa modenese”.
Perchè edifici di 10-15 anni – e mi riferisco soprattutto a Fossoli, Rovereto e Novi – sono i maggiormente lesionati, mentre strutture degli Anni 70 sono sostanzialmente intonse? Quanta responsabilità hanno i costruttori in questa disgrazia?
“Purtroppo gli incrementi del valore economico degli edifici costruiti negli ultimi 10 – 15 anni, fino al 2008, hanno permesso ad alcuni soggetti economici presenti nell’edilizia (imprese e tecnici speculatori) la realizzazione di fabbricati con carenze strutturali importanti. Ribadisco quindi, che non si deve agire sotto l’impulso dell’evento sismico accaduto, ad esempio acquistando edifici antisismici quando si è proprietari di un immobile che non ha subito danni rilevanti”.
E’ evidente che non si muore di terremoto bensì di malaedilizia. Cosa occorrerà fare oggi per rendere sicure le proprie abitazioni e i propri capannoni?
“Non esiste una risposta univoca, occorre compiere uno studio, caso per caso”.
Cosa significa avere una casa antisismica?
“Le costruzioni antisismiche sono calcolate per resistere alle sollecitazioni sia verticali che orizzontali. Esiste una zonizzazione del nostro territorio in microaree che definisce un’accelerazione che viene rapportata al tipo di struttura e di terreno su cui si andrà a costruire. Un edificio anti sismico ben progettato e costruito con le attuali normative non può aver riportato danni rilevanti in seguito all’evento sismico accorso”.
Ipotizziamo che, dopo una riclassificazione, il nostro territorio da zona sismica 3 (basso rischio) diventi zona 1 (alto rischio): immagino che più alto sia il punto di resistenza di un edificio più i costi lievitino… crede che dopo questa tragedia l’edilizia migliorerà?
“A prescindere da un’eventuale riclassificazione ritengo giusto e doveroso che si progetti e si costruisca nel modo migliore possibile, nel pieno rispetto della legge, senza stringere sui tempi e coi necessari controlli”.
Tra tutti i materiali, quello con maggiori
garanzie di antisismicità è il legno. Consiglierebbe la costruzione di case in legno nel nostro territorio anzichè in mattoni?
“Anche i materiali tradizionali usati nella nostra zona rappresentano un’ottima soluzione sia in termini di durabilità che di risparmio energetico. Il legno può essere impiegato per la costruzione di solai e tetti, in modo da ridurre la sollecitazione orizzontale che è proporzionale al peso della costruzione”.
Jessica Bianchi