Profondamente compromessi dal sisma i beni culturali diocesani

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“Il patrimonio storico-artistico della diocesi di Carpi è stato sconvolto dal terremoto e credo che dovremo prendere atto di alcune gravi e dolorose perdite”. Così Alfonso Garuti, direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali, commenta i gravi danni inferti dal sisma non solo agli edifici ma alla varietà di opere conservate nelle chiese. “Subito dopo il terremoto del 20 maggio – spiega Garuti – l’Ufficio beni culturali della Ceer, la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, ha inviato una circolare chiedendo di comunicare i danni. Ho quindi redatto un elenco molto dettagliato, pur non avendo potuto effettuare sopralluoghi di persona, che ho inviato, secondo quanto richiesto dalla Ceer, alla soprintendenza regionale, a quella di Bologna per i monumenti, a quella di Modena per le opere d’arte e ai carabinieri del nucleo patrimonio artistico. In seguito alla scossa del 29 maggio ho comunicato alla soprintendenza regionale una serie di aggiornamenti. Su questo documento tali enti stanno attualmente lavorando”. L’unico recupero che si è concretizzato finora in diocesi riguarda il patrimonio artistico della pieve di Quarantoli – quadri, arredi, etc. – che, sottolinea Garuti, “il 25 maggio è stato trasferito, in collaborazione con il parroco uscente don Fabio Barbieri, così come il palazzo vescovile è stato vuotato di quadri e mobili”. Per quanto riguarda il Museo di arte sacra, fiore all’occhiello della diocesi, il pericolo maggiore riguarda la cupola di Sant’Ignazio, per la quale, afferma Garuti, “è già stato compiuto un sopralluogo a cui ha partecipato l’architetto Anna Allesina. Il progetto, che dovrebbe partire in questi giorni, è di mettere in sicurezza la cupola cerchiandola dall’esterno. Fortunatamente – aggiunge – non si sono registrati danni alle opere in esposizione, né ai quadri né agli oggetti, le cui teche hanno retto bene”.
Una menzione merita infine il patrimonio archivistico. Come ha comunicato l’archivista diocesano Andrea Beltrami, sono stati posti in salvo gli archivi di alcune delle parrocchie più a rischio. Un’operazione che si auspica possa proseguire rapidamente.

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