L’Italia secondo Faber…

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“Lottavano così come si gioca/i cuccioli del maggio era normale/loro avevano il tempo anche per la galera/ad aspettarli fuori rimaneva/la stessa rabbia la stessa primavera”. Inizia così, con un verso che descrive e sotterra il ’68, Storia di un impiegato, l’album del 1973 dell’indimenticato Fabrizio De Andrè. Un capolavoro sul senso della lotta e sull’assuefazione al mondo borghese. Un lavoro che rimane impresso nelle pieghe della nostra memoria, a rammentarci un’Italia che non c’è più, fatta di lotta e partecipazione. Un’Italia più coraggiosa. Ribelle. Nel bene e nel male.
A raccontarci quei caldi anni di rivoluzione sociale e politica, attraverso i versi del cantautore genovese, ci hanno pensato il carpigiano Odoardo Semellini, grande esperto di cantautori e di fumetti, e l’amico di Novara, collezionista di dischi e memorabilia della canzone italiana Claudio Sassi nel loro nuovo libro, Il Maggio di Fabrizio De André. Un impiegato, una storia, il poeta (Aereostella – collana Itinerari Musicali), impreziosito dalla prefazione di Mario Capanna. “Storia di un impiegato – commenta il produttore discografico Roberto Dané che ha firmato alcuni brani dell’album – forse è datato, ma è un pezzo di storia, esprime un’epoca. Forse avrebbe dovuto essere un film, comunque è un disco coraggioso, e le critiche che ha ricevuto sono un segno anche di spessore. Era un disco politico, quello era il tema; sempre, anche una canzone come Verranno a chiederti del nostro amore non veniva giocata sul registro sentimentale ma come spunto per parlare di politica”. A quarant’anni dalla pubblicazione del disco, questo libro – che vanta contributi di Lucia Coccia, Brunetto Salvarani, Romano Giuffrida, Alberto Bazzurro e interviste a Nicola Piovani (la prima che rilascia per un libro) Claudio Bisio, Sergio Marcotulli e ai musicisti che suonarono nell’album – ripercorre il “dietro le quinte” e gli esiti di un album sì controverso, ma anche estremamente coraggioso, che cambierà per sempre il modo di scrivere canzoni di De André. “Anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”. A questo giunge infine l’impiegato “trentenne disperato” tratteggiato da Faber. Una consapevolezza nuova che è anche chiave di volta: dalla dimensione dell’io, occorre muoversi verso quella del noi. E mai come oggi occorre riappropriarsi del senso che alberga nella partecipazione, poichè la ribellione acquista un significato solo se è collettiva. Condivisa. Partecipata. Le pagine firmate da Semellini e Sassi ripercorrono attraverso la canzone d’autore, la storia del nostro Paese e ce la riconsegnano riletta da una pluralità di voci molte delle quali conobbero quello straordinario “bombarolo” che era Fabrizio De Andrè. Un poeta di cui tanto si è scritto e parlato. Un cantastorie le cui parole erano spesso pietre. Pugni allo stomaco per ipocriti e benpensanti.