Nel 2006, un “pazzo visionario” – come spesso è stato definito – chiamato Roberto Saviano ci metteva in guardia circa la presenza delle mafie nel Nord Italia. Immediate le risposte: “la mafia al Nord non esiste”. Da allora molte cose sono accadute e non c’è chi possa permettersi di continuare a negare l’evidenza: nessuno di noi è al sicuro. Mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno da tempo intaccato i nostri territori.
Come un tumore maligno, che parte in sordina per essere spesso diagnosticato quando ormai è troppo tardi, hanno contagiato tessuti sani, grazie alla criminale connivenza o all’altrettanto colpevole silenzio di politici e professionisti senza scrupoli. E che il Nord non sia affatto immune dall’attacco mafioso è evidente anche da quanto accaduto a Soliera, a pochi passi da Carpi. “Se non fai quello che ti diciamo, finisci sotto un metro di terra”.
Con minacce di questo tenore Enrico Palumbo e Mario Temperato, i due campani ritenuti affiliati al Clan dei Casalesi, hanno terrorizzato per mesi il titolare di una palestra a Soliera. Dalle indagini si è scoperto come l’imprenditore fosse stato preso di mira sin dal 2009, anno in cui Palumbo, che frequentava il centro fitness, mise gli occhi sulla sua redditizia attività. Inizialmente i due malviventi provarono a fargli aprire una sala scommesse per riciclare i soldi del clan, poi a farsi consegnare 5mila euro mensili per mantenere i gruppi dei Casalesi già in carcere, ma la vittima dell’estorsione resistette a entrambe le richieste.
Di fronte al suo diniego però, i due passarono alle maniere forti e, minacciandolo di morte, lo hanno costretto a firmare un contratto di leasing per una Bmw X5 – con rate da 1.600 euro al mese – che poi Palumbo ha usato – e fatto usare – per compiere i suoi loschi traffici in giro per l’Italia, da marzo a novembre 2009. Minacce, intimidazioni, fatte per la prima volta non a un imprenditore edile originario della Campania, bensì al titolare modenese di una palestra. Le cose stanno cambiando. Velocemente. I luoghi comuni si sono rivelati appunto per quello che sono: forme di negazione di un problema che fa tremare le vene ai polsi.
Dove sono allora quegli “anticorpi” che avrebbero dovuto rendere la nostra terra immune al radicamento mafioso? Che l’Emilia sia ormai Cosa Loro? La vittima di Soliera non ha avuto il coraggio di confessare immediatamente. Troppa la paura di ritorsioni nei confronti della propria famiglia. E anche questo atteggiamento la dice lunga su quanta strada debba ancora fare la cosiddetta società civile per fronteggiare il fenomeno. L’incubo dell’uomo è finito grazie a un fortunoso quanto casuale evento: in Austria il Suv da lui forzatamente noleggiato è stato fermato con un cittadino ucraino alla guida. Contattato dalla Polizia in quanto intestatario del leasing ha finalmente trovato la forza di raccontare tutto.
Giovedì scorso, la squadra Mobile della Polizia di Modena, grazie alle indagini svolte dalla Dda di Bologna, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Palumbo e Temperato (che ha ricevuto la notifica del provvedimento, nel carcere di Piacenza dove, dal 2010, sta scontando una pena per estorsione). I due sono accusati di concorso in estorsione, aggravata dalla partecipazione ad associazione di stampo camorristico. Inutile voltarsi dall’altra parte. Fingere che nulla sia accaduto. Le mafie sono tra noi. Riconoscerlo è il primo passo per guardare questo comune nemico negli occhi e stringersi intorno a tutti coloro che ne sono vittima, affinché non si sentano soli nell’affrontare questo mostro insaziabile.