Oggi ci si preoccupa dell’aumento delle rette ma non passerà molto tempo e, a far parlare, sarà la gestione degli asili. C’è da scommettere che il tema sia già all’ordine del giorno dell’Unione Terre d’Argine a cui fa capo l’Istruzione. Tra un paio d’anni ci ritroveremo a discutere, così come sta accadendo a Modena, e la speranza è che la questione sia gestita con maggiore chiarezza e meno polemiche. La strada è stata segnata da Reggio Emilia con la creazione, nel 1994, della società a capitale misto pubblico-privato Reggio Children srl e con la nascita, nel 2003, di Scuole e Nidi d’Infanzia, Istituzione del Comune di Reggio Emilia con cui si è inteso mantenere pubblica la gestione dei servizi, dotandosi, allo stesso tempo, di uno strumento che consentisse autonomia e responsabilità nella gestione delle risorse umane ed economiche. A Modena l’esternalizzazione di quattro scuole d’infanzia, annunciata per superare il problema del blocco delle assunzioni, ha scatenato un polverone tra i genitori che si sono costituiti in Comitato: una schiarita è arrivata solo nel momento in cui si è delineata la prospettiva di costituire una fondazione per la gestione delle quattro scuole d’infanzia superando l’ipotesi di appalto ai privati. Problemi che toccheranno, prima o poi, anche realtà provinciali come la nostra.
Per il momento bastano i ritocchi alle tariffe a difendere i servizi. Invariate nel 2010/11 rispetto al 2009/10, le rette hanno subito un incremento nel 2011/2012 e subiranno un ulteriore aumento nel 2012/13. La stangata ci sarà per tutti, ma proporzionata al reddito.
La retta minima all’asilo nido (tempo normale) è fissata a 85 euro (erano 75 euro nel 2011/12 e 62 euro nel 2010/2011) per chi presenterà un Isee fino a 9mila euro. La retta massima è fissata a 470 euro (erano 425 nel 2011/12 e 412 euro nel 2010/11) per chi presenta un Isee da 35mila euro all’anno in su.
La retta di ogni famiglia sarà calcolata in base all’Isee all’interno della fascia compresa tra la retta minima e quella massima: chi ha un Isee da 9mila a 20 mila euro pagherà da 75 a 400 euro; se l’Isee è compreso tra 20mila e 35mila euro, la retta potrà variare da 400 a 470 euro.
Nonostante i ritocchi alle rette, è sempre il pubblico a farsi carico della maggior parte della spesa, perché con le tariffe si copre poco più del 30 per cento del costo di un bambino al nido. Il restante 70 per cento circa è a carico del Comune (Bilancio preventivo 2012). Considerando ad esempio una retta di 300 euro: 90 euro sono a carico della famiglia, 210 euro sono a carico del Comune. Non è un caso se a Bilancio, a fronte di 12 milioni di spese per i servizi a domanda individuale nel settore Istruzione, sono solo 6 i milioni in entrata.