La maledizione dei Pronto Soccorso

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“Problemi così gravi assolutamente no” . E’ la risposta di Carlo Tassi, primario del Pronto Soccorso di Carpi dove non è mai successo che una paziente sia stata legata a una barella in attesa di essere ricoverata in reparto. Ciò che si è verificato al Policlinico Umberto I di Roma è anche dovuto al taglio, operato in Italia in anni recenti, di 45mila posti letto: molti nelle chirurgie che hanno riconvertito l’attività in day surgery, ma molti di quei posti letto sono stati tagliati nei reparti genericamente di tipo internistico-geriatrico.

“A Carpi può capitare di rimanere in attesa del ricovero in reparto per alcune ore, ma il posto letto si ottiene in giornata e il paziente, nel frattempo, viene tenuto in osservazione breve, assistito da personale del Pronto Soccorso” spiega il dott. Tassi.

Poi c’è stata la foto del paziente curato a terra al San Camillo. “I pazienti che rischiano la vita vanno trattati immediatamente, anche senza barelle disponibili. Facciamo la rianimazione cardiopolmonare dove viene reperito il paziente e a terra la manovra rianimatoria è più efficace. Non si deve perdere tempo prezioso. Quali fossero le condizioni reali, comunque, non possiamo saperlo”.

Un maggior presidio del territorio potrebbe evitare il congestionamento delle strutture di Pronto Soccorso a cui i cittadini si rivolgono per i motivi più diversi ma non sempre per emergenze e urgenze. Per modificare i comportamenti delle persone sembrano però necessari tempi lunghi mentre per accogliere quei pazienti che non sono autosufficienti con pluripatologie e che si scompensano più volte all’anno servono percorsi ‘ben oliati’ alternativi al ricovero.
Per disincentivare gli accessi inutili al Pronto Soccorso è necessario dunque riorganizzare le cure al di fuori dell’ospedale, sul territorio.

“Oltre ai medici di base, a Carpi – spiega il direttore del distretto Ausl Claudio Vagnini – c’è Meditem, il servizio di continuità assistenziale nei giorni prefestivi e festivi. Ma saranno i Nuclei di cure primarie strutturate a segnare il vero cambio di passo nelle politiche sanitarie locali garantendo continuità assistenziale alle persone”. Sul nostro territorio ne sono previsti tre: a Rovereto, a Soliera e a Carpi”.

La maledizione dei Pronto Soccorso resta il sovraffollamento. “Nel 2011 gli accessi sono stati 45.270 in aumento rispetto all’anno precedente quando erano stati 43.700. Si tratta di cittadini in condizioni gravi che hanno bisogno di essere ricoverati, ma “per il 60% si tratta di uomini, donne, bambini che non riescono a trovare altrove la soluzione ai propri malanni, cinque su dieci sono ‘codici verdi’ (non gravi)”.

Di qui il caos, le ore in sala d’aspetto in attesa di una visita, lo stress di medici e infermieri che scontano il taglio degli organici e la crescita dei malati da visitare.
“ Se dalla fetta dei verdi – sostiene Tassi – togliamo i traumatici, giustificati a venire in Pronto Soccorso, il 30% avrebbe altro percorso da fare: medico di base, medici di continuità assistenziali e altri percorsi ben definiti ma la gente vuol fare tutto e subito, quindi ricorre al Pronto Soccorso”.

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*b*Via ai lavori+b+
Inizieranno a marzo/aprile i lavori di ampliamento del Pronto Soccorso dell’ospedale di Carpi finanziati anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio che ha stanziato 900mila euro.
Nel nuovo Pronto Soccorso ci sarà un’accoglienza più confortevole e chi è in attesa di esami o per effettuare terapie potrà stazionare in locali più adeguati. “L’aspetto che verrà privilegiato è un maggior rispetto della privacy oggi quasi impossibile perché in spazi così ristretti siamo obbligati a tenere le persone tutte insieme” dice il primario dott. Carlo Tassi.
Si sta già provvedendo a svuotare il corridoio: è il segnale che ormai ci siamo. “E’ questione di poco tempo”. I lavori dureranno poco più di un anno.


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