“Se non si costringe Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) a fare in fretta gli interventi necessari, finiremo tutti sott’acqua e, prima o poi, potrebbe scapparci il morto”: è questo il timore espresso sia dagli agricoltori che operano lungo le sponde del Secchia che dai residenti di Sozzigalli, frazione di Soliera dove, giovedì scorso, si è svolta un’assemblea molto partecipata per discutere del fiume insieme al sindaco Giuseppe Schena, all’assessore all’Ambiente Caterina Bagni e all’assessore provinciale Stefano Vaccari. Quest’ultimo ha ribadito come il nodo centrale risieda nel comportamento dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po. “Nel 2010 Aipo – che sostituisce, dal 2003, il vecchio Magistrato per il Po – ha ricevuto, dopo 10 anni nei quali lo Stato non investiva un euro, 14 milioni da spendere nella tutela del fiume. La situazione di ritardo da parte di Aipo nel mettere a frutto risorse che già ci sono non è più tollerabile, come non è comprensibile né giustificabile la mancata partecipazione – verificatasi in più di un’occasione – di un funzionario di questo Ente a riunioni con le autorità locali”. Sia Schena che Vaccari hanno garantito che continueranno a “stare col fiato sul collo” ai funzionari di Aipo fino al punto di chiederne, ove l’atteggiamento di chiusura continuasse, la rimozione. Incredulità, rispetto al comportamento di un Ente che non risponde, è stata espressa anche da diversi agricoltori. Tra loro Andrea Silvestre: “ho parlato personalmente con un responsabile di Aipo, e mi è stato detto che l’unico compito dell’Agenzia è quello di tenere puliti gli argini. Ma allora a chi dobbiamo rivolgerci?”. La preoccupazione è originata dal fatto che, a detta di tutti i presenti, il Secchia è a serio rischio. “Dal 2000 ho contato 9 esondazioni – racconta Giuseppe Ori, agricoltore che, accanto al fiume, possiede sei ettari di frutteto – e penso che il problema sia quello di trovare il punto più critico e allargarlo. In ogni caso sto aspettando la prossima piena”. Ancor più perentorio Massimo Pellacani: “nessuno avrebbe mai pensato che la Costa Concordia potesse affondare, invece è successo. Ecco, noi siamo come quelle persone intrappolate, al buio, in un lussuoso salone. Oggi il livello del fiume è più alto di quello della campagna, quindi il problema non è tanto quello di dragare, quanto di ripristinare gli argini”. Gli agricoltori chiedono che le loro competenze vengano ascoltate. C’è chi sostiene, per esempio, che la pulizia coatta dell’argine esterno sia nefasta, poiché elimina piante come l’acacia che, col loro apparato radicale, contribuiscono a tenere insieme gli argini, quando invece piante come i pioppi tendono a creare smottamenti. “La nostra forza è l’unione – ha dichiarato Stefano Gasperi – soltanto così riusciremo a portare a casa qualche risultato, perché ad Aipo conoscono molto bene il motto ‘divide et impera’”. Va detto che, in sala, era presente anche una parte di residenti più critici verso l’Amministrazione, i quali hanno lamentato la mancanza di risultati nel costringere l’agenzia a svolgere il proprio dovere. Per questo alcuni di loro, su proposta di Eugenio Celestino del Mab – Movimento Autonomo di Base – hanno deciso di inviare un esposto alla Procura, per verificare se esistano gli estremi per un’azione penale contro Aipo. Azione che trova l’accordo di Ornella Raimondo: “non si sono ottenuti risultati finora, quindi cosa si aspetta? E’ ora di agire in modo più incisivo”.
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