Tra sogno e realtà

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Chi osserva per la prima volta le opere del pittore Gianpaolo Sabbadini, carpigiano classe 1953, viene istantaneamente attratto dal fascino magico che emanano i suoi soggetti, scelti tra amici, colleghi di lavoro e familiari, ma trasformati nell’abbigliamento, e traslati in un contesto che profuma di epico. Con la passione e il talento per l’arte pittorica inscritti nel Dna, Gianpaolo inizia la sua formazione artistica intorno ai vent’anni presso lo studio del compianto Aniceto Barbieri da cui, riferisce egli stesso, “ho appreso la tecnica della pittura a olio, e grazie al quale sono entrato in contatto con il simbolista Edi Brancolini che è stato per me un’importante fonte di arricchimento artistico”. Cresce frequentando la Scuola di Migliarina dei maestri Alberto Cova ed Enrica Melotti, finchè entra a far parte della Bottega di Pittura di Carpi. Attraverso numerosi studi sulla figura e sul colore, Gianpaolo giunge ben presto a sviluppare un proprio stile, unico e inconfondibile, in cui la realtà lascia spazio alla fantasia e a un fascino intriso di classicità rinascimentale. Grazie alle esperienze lavorative in qualità di disegnatore, prima presso la celebre azienda Panini a Modena e, in seguito, presso Centropunti, ditta specializzata in disegni e programmi per ricami di Carpi, l’artista ha avuto l’opportunità di sviluppare e accrescere le proprie conoscenze e competenze nel campo delle arti visive, dando ulteriore linfa alle proprie opere, perchè come spiega egli stesso: “sono sempre desideroso di sperimentare nuove tecniche e tematiche”. Nel 2000 è arrivata la consacrazione artistica, con la vittoria del concorso indetto dalla Diocesi di Carpi in occasione del Giubileo dal titolo E voi chi dite che io sia, a cui Sabbadini ha partecipato con una suggestiva opera dalla reminiscenza metafisica. Il pittore carpigiano definisce la sua arte “figurativa e ispirata al reale, ma con l’aggiunta, di volta in volta, di elementi insoliti e surreali che puntualmente spiazzano l’osservatore”. E la sorpresa è proprio uno dei valori aggiunti dell’intera poetica di Sabbadini che subisce evidentemente il fascino dei grandi maestri del Cinquecento come Caravaggio e Tiziano, ma dai quali si discosta per molti aspetti tipicamente moderni.
Ne I musicisti emerge tutta la sua estrosità e ironia artistica, con la rappresentazione di quattro suonatori di trombe che non trovano armonia: ognuno paradossalmente non sente mai il proprio suono data la contorta e assurda conformazione dei loro strumenti.
E il paradosso è il protagonista evidente anche della tela Il muto disse al cieco che già dal titolo manifesta la sua natura contraddittoria che viene sublimata dai colori e dalla luci dal sapore fiabesco. Pur involontariamente, le opere di Sabbadini sono ricche di metafore e allusioni come ne Il giudice dove la bilancia della giustizia è solo apparentemente in equilibrio, in quanto un giudice mistificatore abbigliato da pagliaccio solleva con il dito il piatto più pesante perchè ricolmo di denaro. All’interno della sua vasta produzione artistica non si può prescindere dal citare le serie La luna rubata e La creazione dei pianeti: entrambe permeate da un’aura mitica. Tra i prossimi progetti di Sabbadini ci sarà la partecipazione alla quarta edizione del Concorso di Pittura della Città di Carpi dal 27 aprile al 6 maggio 2012 presso la Sala Ex Poste di Palazzo Pio.