Da Torino a Siviglia in bici per dire no ai massacri

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Terra di flamenco e dai forti contrasti, la Spagna è un paese dalle mille anime. Culla dell’arte e della letteratura, la Spagna ci parla nella lingua di Don Chisciotte, ci racconta il genio visionario di Gaudì, ci trascina con la sua movida notturna. Ma questa terra, tanto amata e tanto ospitale, è anche teatro di terribili massacri quotidiani. A far inorridire animalisti e non solo, le piaghe delle corride e delle perreras (i canili, dallo spagnolo “perro”, cane) che, purtroppo, spesso nel silenzio generale, continuano a imperversare. Ed è proprio per dire no a queste ingiustizie che nasce il progetto Bike fot Pets: una vera e propria marcia per la vita su due ruote, ideata da tre amici, uniti dalla passione per la bicicletta e dall’amore per gli animali. I tre sono il 48enne carpigiano Paolo Balestrazzi, fido Pony Bike della nostra città, il torinese Paolo Barbon e il pistoiese Cristiano Masi. “Il prossimo agosto – ci racconta Paolo Balestrazzi – organizzeremo una carovana su due ruote da Torino a Siviglia. 2.200 chilometri per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica al vergognoso scenario delle perreras e contro le corride. Toccheremo il maggior numero possibile di perreras spagnole, prenderemo contatto con le organizzazioni animaliste del luogo e organizzeremo sit in di protesta di fronte ai luoghi dei massacri, nella speranza di portare più persone possibili a conoscenza di questa triste realtà e, speriamo, di poter portare a casa con noi qualche cucciolone da far adottare, sottraendolo così a morte certa”. Dopo soli 10 giorni dall’ingresso nella perreras, qualora i cani non vengano adottati – cosa più che probabile vista la pressocchè totale assenza di sponsorizzazioni – vengono soppressi. Siano essi cuccioli o anziani, malati o sani, belli o brutti. E non c’è niente da fare. Questa è la legge. Ma la permanenza è ben più drammatica. “In quei 10 giorni, nella maggior parte dei casi, i cani vengono rinchiusi tutti insieme e lasciati morire di fame, senza cure”, aggiunge Paolo. In poche parole non vengono considerati fino a che un laccio al collo non li porta verso quella che è l’ultima passeggiata della loro vita. “I Comuni spagnoli pagano dai 60 agli 80 euro a cane per garantirne la soppressione. Uccisione che avviene nei modi più “fanstasiosi” e senza alcuna pietà. Quando un cane spagnolo entra in una perreras, veri e propri lager sovraffollati e sudici, tutti dotati di forni crematori, di fatto entra nell’anticamera della morte”. Questo non fa certo buona pubblicità a un Paese membro dell’Unione Europea che, in aperta violazione delle normative comunitarie, non provvede in alcun modo alla tutela degli animali. “Solo nella città di Madrid, lo scorso anno, sono stati massacrati 6 tonnellate di cadaveri tra cani e gatti. Una vera carneficina legalizzata”, continua Paolo, a cui se ne aggiunge un’altra, quella consumata nelle corride, spettacoli che sopravvivono grazie alle potenti lobby che le appoggiano, durante le quali ogni torero uccide sei tori. “Se qualunque tortura inflitta a un animale merita di essere condannata, le corride sono il peggior tipo di tortura perché sono fatte in nome dell’intrattenimento. Dobbiamo smetterla di torturare gli animali e dobbiamo fermare questi spettacoli di brutalità e violenza. Confidiamo nelle autorità della Catalunia, che tanto hanno fatto per l’abolizione delle corride e confidiamo nel popolo spagnolo, nella speranza che si unisca a noi in questa causa. Per provare a sensibilizzare l’opinione pubblica comunque, noi percorreremo le strade di Italia, Francia e Spagna sulle nostre biciclette, scortati da un camper guidato dalle nostre tre compagne: Vanessa che fa parte delle poche volontarie che organizzano i viaggi dalle perreras all’Italia per salvare quanti più possibili cani e gatti, Rossana e Sandra, per ricordare a tutti che ogni giorno tanti animali vengono trucidati senza alcuna pietà”. L’iniziativa vanta una madrina d’eccezione: la campionessa del mondo di ciclismo Edita Pucinskaite: l’unica donna al mondo ad aver indossato la maglia Gialla al Tour de France dalla prima all’ultima tappa nel 1998. I tre ideatori di Bike for pets, nonostante abbiano intenzione di autofinanziare la marcia, chiedono il sostegno di tutti: “ogni aiuto sarà ben accetto, materiale tecnico, meccanico o economico che sia. Ciò che avanzerà – conclude Balestrazzi – sarà devoluto in beneficenza”. A breve anche a Carpi, Paolo organizzerà delle serate per conoscere da vicino il progetto. Al momento potete consultare il sito www.bikeforpets.com o la pagina Facebook Bike for Pets”.