La crisi raccontata dai carpigiani

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Le scuole di pensiero dominanti, tra i cittadini di Carpi, sembrano essere due. “La crisi c’è ed è nera” dicono alcuni. “Nera? E’ molto peggio di così”, ribattono altri. Il morale, insomma, non è certo alle stelle. Pare, anzi, che non sia mai stato basso come in questo momento. La sfiducia nel prossimo futuro è palpabile, viene da dire quasi totale. Sono poche le persone che, intervistate, sostengono di intravedere realistiche speranze di miglioramento – nessuno che si attenti, poi, a dichiararsi ottimista. Negozi che chiudono o stanno per farlo; amici in cassa integrazione; difficoltà nel pagare mutui, assicurazioni, bollette. Sembra più un bollettino di guerra –conflitto strisciante, silenzioso – che il resoconto di un’inchiesta sulla vita di una città di provincia. Poi rabbia. Ce n’è tanta, trattenuta a stento, nei visi e nelle parole degli intervistati. Rabbia per una situazione che sembra immodificabile, amarezza per la mancanza di iniziativa di chi sarebbe deputato a prendere decisioni. La frustrazione di chi si sente sempre più impotente. Sempre meglio che la rassegnazione, verrebbe da dire. E infatti, tra tutti gli intervistati, non c’è stato nessuno – nessuno – che ci sia parso sconfitto, che si sia dato definitivamente per vinto, che abbia rinunciato a combattere. Perché i carpigiani, che siano giovani o anziani, uomini o donne, non rinunciano a dire la loro, a proporre soluzioni, a ragionare e riflettere su come volgere a loro favore una situazione, e a indagarne le cause. Come hanno sempre fatto. Tre sono, in sintesi, le richieste – semplici – degli intervistati. Cambiare Governo è quella più chiara e diffusa, dal momento che questo ha dato prova di totale confusione, mancanza di progettualità e interesse ai problemi delle persone comuni. Anche se, va detto, non c’è moltissima fiducia nella politica nel suo complesso. Combattere l’evasione: è questa, invece, la seconda richiesta. Far pagare chi non l’ha mai fatto, o chi lo fa troppo poco rispetto al proprio tenore di vita. In una situazione di crisi – sembrano dire i carpigiani, abituati da sempre al pragmatismo – è giusto che si contribuisca al bene comune in base alle proprie sostanze. C’è poi una terza richiesta, abbastanza pressante e diffusa da potersi generalizzare: il Comune deve farsi sentire di più, le istituzioni locali devono farsi maggiormente carico dei problemi dei cittadini, fargli avvertire – anche simbolicamente – che sono con loro. Perché questa crisi è anche una crisi di fiducia, dicono in molti, e per riacquistarla, la fiducia, si ha spesso bisogno dell’aiuto di qualcuno. Che nella comunità di Carpi, ‘grazie’ alla crisi, riviva la coesione di un tempo?

*b*BENITO DI LORENZO+b+
“Si sente la crisi? Bella domanda. All’apparenza sembra che tutto vada bene: la gente spende, va in ferie… Quasi tutti dicono che non arrivano alla fine del mese, ma poi viaggiano, usano la macchina e nessuno protesta. Tutti si lamentano a parole e nessuno passa ai fatti. Io, da pensionato, con i risparmi che posseggo, me la cavo bene: ho la mia pensione, usufruisco degli interessi, ho una casa di proprietà, i miei figli hanno un lavoro. Faccio comunque fatica a credere che la gente sia tanto in difficoltà: io, solo per fare un esempio, al bar mi limito a una consumazione da 1 euro e 50, mentre sono tantissimi i giovani che spendono di media 8/9 euro. Mio figlio, poi, dice che dove lavora lui cercano nuovo personale, ma che la gente prima di accettare l’impiego vuole prima sapere a quanto ammonta lo stipendio oppure cerca un mestiere in un ufficio altrimenti non accetta. Non so. Quest’estate al mare dove vado tutti gli anni ho visto una grandissima quantità di carrozzine e bimbi piccoli: una settimana di vacanza costa, ma la gente, evidentemente, la fa comunque. Credo si tratti di abitudine a lamentarsi: si vive al di sopra delle proprie possibilità. Magari con questa crisi si tornerà a spendere un po’ meno, come si faceva un tempo. Io, ad esempio, i miei figli piccoli li mandavo sì in vacanza, ma in colonia. Ora invece vanno tutti in albergo e non so davvero come facciano a pagare. Eppure pagano”.

*b*BIANCA BONATO+b+
“Per l’avvenire sono abbastanza fiduciosa: di periodi di crisi ce ne stati molti e spesso si sono risolti. Devo dire però che il mio futuro lo vedo ancora lontano: finito il liceo, farò l’università e, nel frattempo, spero che la situazione si possa risollevare. Una cosa mi preoccupa, però. Dicono che in Italia ci sia bisogno di più manodopera mentre oggi soprattutto noi liceali puntiamo maggiormente alla laurea e non a questo settore: ho paura che nonostante tutto l’impegno profuso, molti giovani debbano un giorno svolgere un lavoro che non corrisponda al proprio titolo di studio”.

*b*MARTINA PIVETTI+b+
“Sono un po’ preoccupata per il mio futuro, anche se devo ancora finire la scuola, perché sento che si fa molta fatica a trovare lavoro nonostante un’eventuale laurea”.

*b*GIOVANNA LACOVIELLO+b+
“La crisi si sente tantissimo, anzi credo vada peggiorando come mai è accaduto prima. Il futuro lo vedo più che nero. Fortunatamente io lavoro ma sono preoccupata, più che per me stessa, per gli altri: ho tanti amici che sono rimasti senza impiego. Occorrerebbe aiutare le imprese, creare più posti di lavoro, combattere l’evasione fiscale come non si è mai fatto”.

*b*MAURIZIO MOLINELLI+b+
“Fortunatamente ho un impiego sicuro, quindi posso considerarmi un privilegiato. Constato però le difficoltà dei tanti giovani nel trovare lavoro: mia figlia, ventenne, trova quasi sempre occupazioni part time, a chiamata e sottopagate. Molti miei conoscenti sono in difficoltà. Quando poi, in una famiglia, capita che uno dei componenti rimanga senza impiego, avendo magari un mutuo da pagare, allora sì che sono guai se non hai le spalle coperte”.

*b*LIDIA RIGHI+b+
“La crisi, a Carpi, si sente ancora. La si vede nelle attività che chiudono, nelle persone, nella diminuzione degli acquisti. Il futuro? La speranza è l’ultima a morire. Occorrerebbe far ripartire le attività. In caso contrario, non possono riprendere nemmeno i consumi”.

*b*LORENZO LOTTI+b+
“Non credo assolutamente che stiamo uscendo dalla crisi. Si sente eccome, già da diversi anni e, presumibilmente, si continuerà a sentire per molto tempo ancora. Soprattutto i giovani devono chiedersi quale sarà il futuro. Cosa aiuterebbe? Svecchiare la classe politica e far sì che tutti paghino le tasse, soprattutto chi è più ricco (anche se, probabilmente, proprio questi sono i più grandi evasori). Qui a Carpi il benessere di un tempo è ormai un ricordo e le cose non miglioreranno di certo. I problemi, pian piano, si accumulano e, se non si fa qualcosa, siamo nei guai. Soprattutto perché i giovani sono costretti a scappare all’estero”.

*b*FABRIZIO PAVAROTTI+b+
“Abbigliamento e meccanica hanno avuto grandi problemi e molte persone impiegate nel settore sono a tutt’oggi disoccupate. La Caritas da tempo accoglie molti carpigiani che vi si recano per chiedere aiuti alimentari. Un rimedio? Incrementare i posti di lavoro. Il problema dei giovani, poi, è fondamentale: chi esce dalle scuole, a differenza di un tempo, non trova lavoro. Anche se bisogna ammettere che oggi molti ragazzi non si adattano più a fare un certo tipo di mestiere”.

*b*NINO SANTACHIARA+b+
“La crisi c’è e continuerà, con la conseguenza che quelli che oggi stanno male staranno sempre peggio. La responsabilità è di questo Governo, che non riesce a concludere niente, anzi più va avanti e peggio è. Occorre cambiare ogni cosa: la classe dirigente prima di tutto, sia a Destra che al Centro che a Sinistra”.

*b*MARIKA CAMELLINI+b+
“Ho aperto la mia attività commerciale nel febbraio del 2008 e poco dopo si è cominciato a parlare di crisi. Ora la mia attività chiude, ma i motivi non sono legati tanto alla crisi, quanto piuttosto alle difficoltà nell’individuare la clientela a Carpi – cosa che non capita nel punto vendita presente a Modena – e alla via su cui il negozio si affaccia, che andrebbe maggiormente valorizzata. La crisi? Forse è stato più uno spauracchio: chi fa un certo tipo di acquisti, ha continuato e continua a farli anche in tempi difficili come questo”.

*b*RITA MARCIELLO+b+
“Una delle mie figlie è laureata in lingue ed è in cassa integrazione da due anni. Le prospettive non sono buone. Ma voglio aver fiducia: la speranza è l’ultima a morire”.

*b*DANIELE GOLDONI+b+
“Per quel che riguarda la mia attività, non c’è stata una grossa differenza rispetto agli scorsi anni. Comunque la gente, finché non avrà soldi in tasca da spendere, non andrà in giro a comprare merci. L’unica soluzione possibile e fare in modo che le persone ne abbiano di più”.

*b*MORINI DEANNA+b+
“Siamo sulla piazza di Carpi da 109 anni e quindi abbiamo una clientela molto affezionata. Per quel che riguarda la crisi, ad oggi, siamo stati abbastanza fortunati. Le donne continuano a venire, ma gli uomini vengono soltanto se hanno qualche occasione particolare. Abbiamo deciso di chiudere nel momento giusto, anche se le motivazioni non riguardano la crisi. Come negozi siamo forse un po’ superati, tra outlet, spacci, negozi dell’usato e vintage. Ci ritiriamo quando possiamo lasciare ancora un bel ricordo”.

*b*RITA FRIGIERI+b+
“Non credo che la crisi si stia superando. C’è e questo inverno sarà peggio. Siamo tutti dentro lo stesso minestrone, Carpi non è esente. Si lavoricchia anche, ma non c’è assolutamente redditività nelle aziende. Se si arriva al pareggio si è fortunati. E paradossalmente, più si lavora più ci si rimette: converrebbe rimpicciolire l’attività e stare senza dipendenti. Da domani si dovrebbe smetterla di far tirare fuori soldi agli italiani e ridurre la burocrazia sotto tutti i fronti. Oggi, se si deve aprire un negozio di 20 metri o assumere un dipendente, si è sommersi di scartoffie. Abbiamo mantenuto per anni dei colossi, ora bisognerebbe aiutare i piccoli imprenditori, che sono l’ossatura del nostro paese. Bisognerebbe anche fare in modo che le banche, in un momento difficile, sostenessero le imprese invece di chiudere i rubinetti”.

*b*DANIELA MAIOLI+b+
“Bisogna portare gente nei centri storici. Bisognerebbe ricanalizzare le persone, riabituarle a vivere le loro città, e dunque lasciar un po’ perdere i centri commerciali. A Modena i le grandi catene di distribuzione stanno demolendo il centro”.

*b*ELISABETTA MAIOLI+b+
“La crisi si è andata a sommare ad una situazione già preesistente nella quale si registrava una contrazione dei consumi per i negozi al dettaglio. Se si punta sulle grosse catene, è ovvio che si danneggiano le piccole imprese, ma così facendo si svuotano anche i centri storici dai negozi”.

*b*ROSSELLA OLIVA+b+
“E’ da un anno almeno che sentiamo la crisi, e siamo molto demoralizzati perché non vediamo all’orizzonte una prospettiva di miglioramento. Non crediamo ci sarà una ripresa. La prima cosa da fare sarebbe tranquillizzare le persone. Perché, oltre a meno soldi, in giro c’è anche parecchia paura. Le persone dovrebbero essere incoraggiate a consumare”.

*b*DARIO FORGHIERI+b+
“Servirebbe fare tante iniziative per valorizzare il centro. Concerti gratuiti, mostre, spettacoli e quant’altro. Se si portano le persone, almeno qualcuno di queste potrebbe essere propensa a spendere qualcosa”.

*b*CLAUDIA CATTINI+b+
“Siamo aperti da 20 anni, e abbiamo iniziato ad avvertire difficoltà già con l’euro. Dal 2008, poi, ogni anno che passa si lavora sempre meno. Occorrerebbe che ci fossero delle licenze precise, e non quest’apertura selvaggia di negozi nei quali tutti vendono tutto e nessuno è più specializzato. Servirebbe poi anche fare qualcosa per il centro storico, con iniziative non solo a livello commerciale, ma anche culturale. Quest’anno, con la piazza che abbiamo, neppure un concerto. Tante regioni hanno un itinerario enogastronomico preciso, perché non si più fare anche qui? Servono poi le stesse regole per tutti, altrimenti c’è concorrenza sleale. Il Comune poi, qualsiasi cosa gli si chieda, è distante. Si percepisce come proprio sia dall’altra parte della barricata. Il futuro lo vedo molto nero”.