Là dove c’era il cemento, ora c’è…

0
955

Via del Faggio, via dell’Ulivo, via del Tiglio, via del Melograno, una serie di nomi presi a prestito dalla botanica, quasi a sottolineare l’originalità del disegno urbanistico immerso nel verde, sono i toponimi delle strade che delimitano il quartiere che sorge tra le vie S.Antonio e Remesina a Fossoli, dove Abitcoop, Andria e CdC, CVooperativa di costruzioni di Modena hanno dato vita a un vasto complesso residenziale: Parco Remesina. Per realizzare il “borgo” – i cui lavori sono iniziati nel febbraio del 2006 e culminati nell’inaugurazione dell’ottobre 2008 – le tre proprietà hanno cercato soluzioni attente a perseguire un elevato risparmio energetico, attraverso l’orientamento solare delle abitazioni e l’adozione di materiali e impianti capaci di assicurare standard prestazionali in grado di ridurre i consumi, come l’installazione di pannelli solari centralizzati per l’alimentazione delle palazzine. Gli alloggi, dotati di certificato di attestazione energetica, però non sono usciti indenni dal nubifragio di domenica 5 giugno. L’area infatti, colpita da un forte vento, ha riportato danni ingenti: cartelli stradali divelti e coppi sbalzati a terra che, nella loro rovinosa caduta, hanno colpito e rotto alcuni parabrezza delle auto posteggiate sotto casa. Numerose le lamentele dei residenti che, nonostante le reticenze iniziali dovute all’eccezionalità del vento, hanno poi indotto il costruttore unico CdC a rimediare ai danni, come ci spiega Marco Golfieri, geometra e capocantiere. “Siamo intervenuti e, nell’arco di una settimana, abbiamo rimesso in sicurezza i tetti, rimediando ai danni causati dal vento”. Ma chi paga? Le tre proprietà o i residenti? “Saranno le assicurazioni a risarcire i proprietari”, continua Golfieri. “Mi chiedo come mai le case di nuova costruzione site a soli a dieci metri da qui siano uscite completamente indenni dal nubifragio. CdC – ci spiega il giovane proprietario di una delle villette colpite – ha risposto a questa generalizzata obiezione dicendo che i tetti di Parco Remesina sono più “instabili” in quanto ventilati e, quindi, per garantire la circolazione dell’aria, i coppi non possono essere bloccati col cemento che ridurrebbe l’efficienza energetica del tetto. Ma anche quelle case sono dotate di tetti ventilati”. Ma se non è il cemento a bloccare i coppi, quale materiale è stato impiegato per il fissaggio? “Sul mio tetto non sono saliti gli operai della cooperativa, bensì dei tecnici esterni – continua il residente – poiché volevo capire se la copertura era stata fatta a regola d’arte o se vi erano dei problemi tecnici a cui porre rimedio onde evitare che un’altra folata di vento potesse nuovamente sollevare dei coppi. Il mio timore infatti è che in edilizia, più di altri settori, vi sia un margine molto ampio che permette ai furbetti di fare i propri comodi”. Ogni coppo di colmo dei tetti di Parco Remesina è stato fissato al corpo centrale con della schiuma poliuretanica autoespandente. Un materiale pratico, che costa poco e si asciuga velocemente. “Apparentemente però ha una tenuta bassissima – continua il residente – mi è bastato tirare un coppo esercitando una leggera pressione, per sbriciolare il poliuretano e staccarne uno”. Ma quanto è resistente il poliuretano esposto alle intemperie? Lo abbiamo chiesto al geometra di Cmb, Luciano Carapella. “Il 70% dei tetti a Carpi è realizzato con posa a schiuma poliuretanica. Da sette – otto anni a questa parte infatti, tale tecnologia di posa ha sostituito la malta. Sulla resistenza non esiste una casistica specifica. Diciamo che il poliuretano, che si indebolisce se esposto direttamente ai raggi solari, sotto tegola è invece ben protetto e, quindi resistente”. Come ogni materiale avrà un limite di vecchiaia… “E’ certificato per sei anni”, sottolinea il geometra. Accanto alle schiume però, si può procedere al bloccaggio dei coppi anche attraverso un “fissaggio meccanico, attraverso delle viti”, spiega Carapella. Un ancoraggio “più robusto ma che, un forte vento – continua il tecnico – invece di scollare le tegole, come col poliuretano, potrebbe provocarne la rottura”. L’uso della schiuma, rispetto al fissaggio tramiti viti, consente anche un non trascurabile risparmio che oscilla tra “il 15 e il 20%”. L’arcano però resta: perchè il vento che ha spazzato Fossoli domenica scorsa in alcune abitazioni non ha provocato danni? La risposta di Carapella è pronta: “L’esposizione del fabbricato e la protezione degli alberi che han “rotto” la furia del vento, smorzandola prima di abbattersi sulle abitazioni, sono gli elementi che hanno fatto la differenza”. Carpi si è allagata perchè al posto della terra, l’acqua piovana incontra solo cemento incapace di riassorbirla, i quartieri di nuova costruzione di Fossoli sono stati messi a soqquadro poiché non vi sono più alberi a riparare le case dal vento… la Natura, è il caso di dirlo, ci ha impartito l’ennesima lezione. La recepiremo o continueremo a costruire?