Trent’anni di reclusione per Katia Caliti

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E’ stata condannata a trent’anni di reclusione Catia Caliti, 49enne di Carpi giudicata colpevole con
rito abbreviato dal Gip di Modena dell’omicidio del padre Guido, 88 anni. Il delitto avvenne l’11 febbraio dello scorso anno, nell’appartamento di Carpi dove abitava il pensionato. Fu la figlia, la mattina dopo, a chiamare la polizia dicendo di aver trovato il genitore senza vita sul divano. L’anziano aveva il cranio sfondato. Pochi giorni dopo la donna venne arrestata dalla squadra Mobile.
Le indagini condotte dal procuratore aggiunto di Modena Lucia Musti e dal sostituto Enrico Stefani hanno fatto emergere come la Caliti, prima dell’assassinio, avesse prelevato alcune migliaia di euro dal conto corrente del padre, fingendo poi con firme false di averglieli restituiti. Aveva la delega per prendere il denaro paterno, ma quando l’88enne si accorse degli ammanchi volle toglierle questa facoltà.
Secondo gli inquirenti, la donna colpì ripetutamente alla testa il pensionato con un oggetto, che però non è mai stato ritrovato. Pochi giorni dopo i fatti, su una giacca della donna vennero ritrovate minuscole macchie del sangue paterno, distribuite a schizzo. Secondo l’accusa non potevano essere
state prodotte dallo sfregamento dell’indumento sul corpo dell’uomo senza vita mentre si cercava di soccorrerlo, quanto piuttosto dal sangue ancora in pressione durante l’aggressione mortale. Il giudice ha accolto la richiesta di trent’anni di reclusione formulata dai pm, riconoscendo la donna colpevole di
omicidio volontario aggravato, non concedendole le attenuanti.
I legali della Caliti, Riccardo e Giorgio Pelliciardi, ritengono invece che le prove raccolte per condannarla siano “non concludenti”. La donna, dopo la sentenza, è scoppiata in lacrime ed è stata poi riaccompagnata in carcere.

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