La legge che mancava…

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In Italia si calcola che siano affetti da Disturbi Specifici di Apprendimento il 5-6% degli studenti. Bambini e ragazzi considerati – a torto – “lenti” o “svogliati” che, in realtà, attraverso l’adozione di modelli di apprendimento specifici, possono fronteggiare i propri obblighi scolastici con successo. Le istituzioni scolastiche e gli Enti Pubblici dell’Unione delle terre d’Argine – uno dei territori pilota nel nostro Paese per l’attenzione prestata a questo tema – hanno accolto con particolare gioia, dopo l’ok del Senato, l’approvazione definitiva da parte della Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport della Camera, lo scorso 29 settembre, della nuova Legge nazionale sui Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) nella scuola. Un provvedimento richiesto a gran voce dai genitori di bambini dislessici, discalculici, disgrafici o disortografici che, finalmente, va a colmare un vuoto legislativo che faceva dell’Italia, anche su questa materia, fanalino di coda dell’Europa. L’onorevole Manuela Ghizzoni, parlamentare del Partito Democratico e componente della Commissione ha delineato le caratteristiche del provvedimento sottolineando come vi sia stato un lavoro bipartisan per arrivare all’approvazione definitiva della legge, importante perché definisce i principi cardine da seguire nell’assistenza dei bambini e dei ragazzi affetti da DSA, individua risorse per la formazione dei docenti e per gli strumenti a sostegno della famiglie (ad esempio figure professionali specialistiche o supporti compensativi) e prefigura protocolli con le istituzioni scolastiche per verificare e riconoscere in modo idoneo gli apprendimenti. “Questi disturbi rendono l’apprendimento, nella rigidità dei classici modelli didattici, estremamente complicato. La nuova legge – spiega l’onorevole – evita ai ragazzi affetti da DSA un destino di insuccesso scolastico e di sofferenza psicologica, dispensandoli da certe pratiche, per loro mortificatorie, quali ad esempio la lettura ad alta voce, il dettato, la scrittura alla lavagna… La legge sancisce il diritto all’istruzione per questi ragazzi e, allo stesso tempo, valorizza le esperienze territoriali virtuose”. Starà ora alle singole autonomie scolastiche creare dei regolamenti attuativi affinchè i ragazzi con diagnosi di DSA possano usufruire di idonei strumenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica. Qualora ciò non dovesse avvenire, i genitori, legge alla mano, avranno il diritto di richiederli. Giuseppe Schena, assessore alle Politiche scolastiche dell’Unione ha ricordato come siano due i progetti attivi sul territorio per sostenere i giovani con disturbi specifici di apprendimento (per l’anno scolastico 2010-2011 sono stati messi a disposizione 75mila euro) il primo per la “promozione dell’agio nelle scuole dell’Unione e in particolare per effettuare la diagnosi iniziale degli studenti e monitorare gli apprendimenti della letto-scrittura e del calcolo; il secondo volto a facilitare l’apprendimento scolastico e i compiti nel dopo scuola all’interno di centri specializzati, con l’aiuto di figure competenti e attraverso modalità operative e strumenti informatici adeguati”. Da quest’anno, il secondo progetto è stato attivato oltre che a Carpi, dove è stato realizzato fin dal 2004 nel Centro Hip Hop Up-Prendo dell’Associazione Effatà Onlus, anche a Soliera e Campogalliano.
“Nel 2004 – ricorda Valentina Dazzi, coordinatrice di Up-Prendo – avevamo in carico 10 ragazzi, oggi sono 70 – e ne abbiamo una quindicina in lista di attesa – a cui si aggiungono i 12 due nuovi centri di Soliera e Campogalliano”. Il centro – uno dei primi a nascere in Italia – si rivolge alla scuola Primaria e Secondaria di primo grado. “Qui non si fa riabilitazione, il nostro obiettivo è quello di valorizzare le capacità e le abilità dei ragazzi anche al fine di rinforzare la loro autostima e la socializzazione. Due volte alla settimana i ragazzi, ognuno con una postazione informatica personale e un software specifico a disposizione, vengono seguiti da operatori formati (il rapporto è di 3 a 1) nello svolgimento dei compiti scolastici e in attività motivazionali”. Nel 2006 il centro – che collabora in un’ottica di rete, con il Servizio di Neuropsichiatria Infantile, le scuole del territorio, gli Enti Locali e le famiglie – ha aperto uno Sportello metodologico rivolto agli studenti di scuola superiore, con diagnosi tardiva, per offrire loro aiuto, consigli e supporto.