La testimonianza di Federico

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Che i treni regionali non possano vantare, nel proprio dna, la virtù del rigore e del rispetto degli orari è ormai noto; d’altra parte non si può pretendere tutto: se non sono puntuali almeno garantiranno viaggi confortevoli, si potrebbe supporre. Tuttavia, quanto mi è accaduto venerdì 15, quando l’incubo treni regionali si è materializzato in tutta la sua concreta drammaticità, sembra raffreddare questa ipotesi. È necessario un rapido excursus, in quanto, nelle ultime settimane, gli episodi grotteschi non sono mancati: è capitato, ad esempio, che il treno proveniente da Verona e diretto a Modena, che a Carpi ferma alle 8.21, si sia presentato con soli due vagoni (e questo in più di una occasione); si tratta, evidentemente, di un orario ad alta frequentazione, tra studenti e lavoratori diretti da Carpi a Modena, che si sono trovati costretti ad un calvario di tredici minuti, per poi accogliere l’arrivo a Modena come una liberazione. Emblematico (e ai limiti del tragicomico)il gesto del macchinista, armato di videocamera, e intento a filmare la massa disordinata di gente riversarsi in stazione: un disperato atto di supplica di qualche vagone in più, per consentire ai passeggeri, se non di accomodarsi a sedere, quantomeno di respirare durante il viaggio. Non sapevo quanto mi attendeva venerdì 15: sono di rientro da Bologna, come tutti i giorni; il treno della linea Ancona-Piacenza arriva a Modena con cinque minuti di ritardo (12.57 invece di 12.52), ma questa è routine. Naturalmente perdo la coincidenza per Carpi (il treno partiva alle 12.53) quindi attendo il treno successivo, fissato per le 13.33. Il treno, già fermo in stazione, apre le porte dieci minuti prima della partenza, consentendo a tutti di prender posto; seduto e stanco, mi assopisco, per poi essere svegliato di lì a poco da una ragazza che mi comunica che, chi è diretto a Carpi, è tenuto a scendere. Temendo che il treno non fermi a Carpi mi avvicino all’uscita, dove un Carabiniere a cui domando informazioni mi invita a scendere..motivo? il treno è troppo pieno, per i pochi vagoni di cui è dotato, e chi è diretto a Carpi DEVE prendere l’autobus (con il solo handicap che il tempo impiegato dal bus è decisamente superiore, evidentemente, a quello di un treno, altrimenti si andrebbe tutti a Modena in bus, senza temere ritardi). Provo a replicare che, il mio abbonamento mensile di 60 euro mi sembra una buona ragione per poter usufruire del servizio; tutto inutile. Due donne, esasperate da anni di esperienze del genere (almeno da quanto affermavano), inveiscono contro le incolpevoli forze dell’ordine, che provano a spiegare: il macchinista non si fida, per ragioni di sicurezza è necessario che parte dei passeggeri scenda, con buona pace degli impegni fissati a breve termine. Fortunatamente riesco a intrufolarmi di nuovo sul treno, per un viaggio in cui ci si contende le molecole d’aria in una lotta senza esclusione di colpi. Questo è accaduto venerdì. Dimenticavo: le tariffe sono aumentate, il mio abbonamento mensile costa due euro in più rispetto all’anno scorso.
Federico Campedelli

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