Il Comunale andrà all’Ert?

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Non c’è trippa per gatti. Questo il leit motiv che, da quest’anno in avanti, riecheggerà nei corridoi di Palazzo Scacchetti. I bilanci piangono, così come la casse comunali e, di conseguenza, i carpigiani dovranno imparare a rinunciare a qualcosa. A subire, per l’ennesima volta, tagli pesantissimi è – e sarà – la cultura. L’assessore alle Politiche Culturali, Alessia Ferrari.

Il Bilancio di previsione del 2010 prevede una voce di spesa per gli istituti culturali di Carpi di 6 milioni e 658mila euro, contro l’assestato del 2009 di 7 milioni 613mila euro. Un taglio di circa 1 milione di euro. Come intendete procedere per far fronte a un calo tanto consistente di risorse?
“Occorre razionalizzare tutto il settore, fare delle economie interne per poter recuperare, almeno in parte, alcune risorse e, conseguentemente rivedere l’intera programmazione culturale cittadina. Saranno salvaguardati i grandi eventi ma si punterà sempre più sulla qualità. Fortunatamente abbiamo un paracadute importante come la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e partner che ci sostengono”.

Con la crisi economica in atto le sponsorizzazioni sono diminuite o i privati continuano a sostenere la programmazione culturale, i particolare i grandi contenitori, come il Festival Filosofia, la Carpi Estate, la stagione teatrale, la Festa del Racconto?
“Quest’anno l’apporto dei partner è stato pressoché inalterato. La rassegna estiva, ed esempio, è per i due terzi sostenuta da sponsorizzazioni, che sono di fondamentale importanza per garantire la qualità degli eventi e offrire un ricco calendario alla cittadinanza. Naturalmente, considerati i tempi che stiamo vivendo, registriamo una cautela e un’attenzione maggiori da parte dei nostri partner”.

In un’ottica di razionalizzazione, alcuni eventi dovranno essere eliminati e certi servizi ridimensionati. Salteranno precari ed esternalizzazioni? L’appalto che scade a novembre con Euro&Promos ad esempio, cooperativa di Udine che oggi gestisce il servizio di front office della Biblioteca Loria, sarà rinnovato o vi sarà un rimpasto di ruoli del personale interno?
“Purtroppo in Biblioteca, in concomitanza con la stagione estiva, siamo stati costretti a optare per una chiusura di due ore durante la paura pranzo e alla domenica pomeriggio. Chiusura che speriamo non diventi definitiva, considerata l’alta fruizione dei cittadini nei festivi, che vivono gli spazi della Biblioteca come un vero e proprio punto di aggregazione. Per quanto riguarda l’appalto, già lo scorso anno Euro&Promos aveva approntato un ridimensionamento, a novembre valuteremo il da farsi”.

Il Teatro Comunale ha superato le 62mila presenze durante la scorsa stagione. E’ un servizio particolarmente amato dalla gente ma costosissimo in termini di cachet, personale e manutenzione. Già quest’anno il cartellone è stato ridotto. L’ente locale riuscirà a sobbarcarsi l’onere di organizzare nel 2011/2012 un’altra stagione?
“Già questa stagione teatrale ha subito dei ritocchi. Abbiamo mantenuto una proposta qualitativamente alta ma ridotto il numero degli spettacoli. Una prosa e uno spettacolo di Nonsoloteatro in meno, un numero inferiore di repliche… il cartellone infatti, impatta già sul Bilancio del 2011 e, con la prospettiva di una Finanziaria che il prossimo anno ci lascerà a dir poco in ginocchio, siamo stati costretti sin da ora a mettere le mani avanti, con qualche taglio sulla programmazione”.

Ora persino le associazioni di volontariato per ottenere l’uso in conto terzi del teatro pagano…
“E’ vero abbiamo eliminato l’uso gratuito del teatro anche a scuole e associazioni, così come per tutte le altre sale civiche. Ora è necessario un contributo che, però, per le onlus è agevolato”.
In Regione, l’Emilia Romagna Teatro fondazione o ERT gestisce numerosi teatri: lo Storchi e Passioni a Modena, l’Asioli a Correggio, il Nuovo a Mirandola, solo per citarne alcuni. Corriamo il rischio di veder passare il teatro in mano a privati o fondazioni?

“Il Comunale non vive solo di stagione teatrale; esso ricopre un ruolo sociale di fondamentale importanza. Vi gravitano intorno scuole, associazioni, privati… per questo il nostro auspicio di amministratori è quello di mantenerlo in mani pubbliche. Credo vi sia ancora margine per fare delle scelte diverse, come ridurre i cachet delle compagnie ad esempio. Privatizzare significherebbe rimettere in discussione il ruolo sociale che questo istituto culturale si è costruito nel corso del tempo e questa non è la nostra volontà. Prima di non rinnovare un appalto o intraprendere la strada della privatizzazione occorre valutare strade intermedie. 900mila euro in meno nel 2010 sono tanti e non sappiamo ancora cosa ci aspetterà di preciso il prossimo anno ma, se a distruggere un impianto prezioso come il Comunale basta un attimo, a ricostruirlo ci vogliono anni. La strada della privatizzazione è una scelta radicale dalla quale non si torna indietro. Ovviamente il timore di dover fare una scelta di questo tipo resta, ma è prematuro pensarci, poiché abbiamo ancora margine per praticare strade alternative”.
Il punto è: fino a quando?

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