Il Sindaco Campedelli fa i conti con la Finanziaria

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Contiene la rabbia a fatica Enrico Campedelli, reso impotente dalla manovra finanziaria: “se verrà approvata, il Comune di Carpi si attende una riduzione di trasferimenti statali di circa 2 milioni di euro per il 2011 e di almeno 4 milioni per il 2012″.
Ha voluto la Giunta intorno a sè per annunciare il difficilissimo momento (mancano la Filippi e Morelli): “se dal Parlamento non usciranno modifiche sostanziali, sarà inevitabile ridurre i servizi essenziali” annuncia riferendosi a Case protette, Rsa, centri diurni, assistenza domiciliare, asili
nido, scuole materne, mense scolastiche, trasporti, contributi per l’affitto ecc.
Oltre al calo dei trasferimenti statali e alla diminuzione dei fondi messi a disposizione da Regione e Provincia, bisogna considerare la forte riduzione delle entrate proprie dei Comuni che non possono più contare sull’Ici, devono considerare oneri di urbanizzazione al ribasso e si affidano ai dividendi delle partecipate, come Aimag.
Ma la torta delle multiutility è ghiotta, e anche per questo fa gola ai privati: il recente decreto “Ronchi”, che obbliga a lasciare i servizi locali in mano ai privati entro il 2015, è un regalo a questi ultimi e l’ennesimo scippo ai comuni.
Il caso più clamoroso resta quello dell’imposta comunale sugli immobili, l’Ici, cancellata per le “prime case” con un colpo elettorale dal governo in carica. L’esecutivo aveva promesso ai Comuni trasferimenti per cifre analoghe per compensarli della perdita. “Con l’ abolizione dell’Ici, il controllo delle casse comunali è passato tutto al governo centrale. E’ stata messa una pietra tombale sul tema del federalismo”.
Parlano i numeri: l’autonomia finanziaria del Comune di Carpi è passata da una percentuale del 92% del 2006 al 68% del 2009, con un aumento della dipendenza finanziaria dal 7,4 del 2006 al 31,2 del 2009 e un calo dell’autonomia impositiva che dal 57% del 2006 è passata al 44%.
“Si tratta di un taglio indiscriminato – continua Campedelli – non proporzionale all’efficienza della macchina e del territorio e che penalizza quei comuni che hanno più servizi e hanno razionalizzato maggiormente in questi anni. Non c’è più carne intorno all’osso”.
Per l’assessore al Bilancio Cinzia Caruso, “questi tagli previsti dalla finanziaria non possono che tradursi in tagli di servizi per un Comune come quello di Carpi che ha fatto propri la razionalizzazione e l’efficientamento della spesa pubblica. Di auto blu, di pranzi e di costi inutili della politica non ce ne sono”.
Al danno si aggiunge la beffa: il patto di stabilità, l’incubo dei sindaci, impedisce di spendere quei soldi che i Comuni hanno nelle loro casse. Soldi che potrebbero essere utilizzati per realizzare opere di manutenzione e aiutare le economie locali. Il patto di stabilità dice che il debito degli enti locali va rigidamente controllato, ma così facendo inibisce gli investimenti. Il Sindaco avanza il sospetto che quei soldi contenuti nelle casse dei comuni facciano gola a Roma perché potrebbero essere utilizzati per ripianare il deficit dello Stato.
Enrico Campedelli farà cambiare il cartello affisso fuori dal suo ufficio: non più sindaco, ma curatore fallimentare. Le sue parole potrebbero essere messe in bocca alla maggior parte degli oltre 8mila sindaci italiani, di destra o sinistra che siano. Perché i Comuni italiani soffrono: non hanno soldi, o non possono spenderne.

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