A giorni arriveranno in città per riprodursi prima di fare ritorno nelle calde terre d’Africa intorno alla fine di giugno. A solcare i cieli di Carpi, in aprile, sono infatti gli attesi Rondoni, uccelli estremamente affascinanti la cui vita, è perennemente in volo.
“Nel modenese e in varie parti d’Italia i primi sono già stati avvistati ma in una quindicina di giorni tutto il contingente sarà di nuovo qui”, spiega Mauro Ferri, noto veterinario e faunista, cofondatore dell’associazione Monumenti Vivi che collabora con la Lipu di Carpi per proteggere questi affascinanti migratori negli edifici in cui nidificano.
Dal momento in cui spiccano il volo conducono la loro intera esistenza volando di giorno e di notte. In volo cacciano, bevono, dormono, si corteggiano e si accoppiano. Interromperanno il loro moto perenne solo per fare il nido e covare per tre settimane le uova ma già dalla schiusa torneranno a solcare il cielo per procurare il cibo ai rondonotti. La loro vita dipende dalle lunghe e forti ali a falce che li rendono la specie dal volo rettilineo battente tra i più veloci e da occhi formidabili che anche a 170 km/h sono protetti da una particolare cornice di piccole piume rigide che funziona un po’ come i deflettori delle utilitarie di un tempo. “Dotati di una vista acutissima – continua l’ornitologo – sono in grado di scorgere anche gli insetti più piccoli che vengono raggiunti, pinzati e inghiottiti per essere poi accumulati in gola invischiati nella saliva e pressati in un bolo di 1-2 grammi da suddividere tra rondonotti affamati, da 1 a 4 nella loro unica covata. Una coppia di rondoni sottrae circa 20mila insetti al giorno. Dei veri insetticidi naturali”. Anche quando dormono volano attivamente, diminuendo solo la frequenza del battito di ali, spostandosi a circa 1-2.000 metri dal terreno e alle prime luci del mattino tornano nelle cavità per controllare le covate e riprendere la caccia. “La loro modalità di dormire sembrerebbe somigliare a quella di delfini e balene, come spiegato da un team di neurofisiologi tedeschi che li ha osservati con speciali microcamere nei nidi quando covano”, spiega Ferri.
Quando partono in migrazione le coppie si scompongono e si ritroveranno l’anno successivo nella cavità a cui resteranno fedeli per tutta la loro lunga vita, anche più di vent’anni: “la fedeltà alla cavità è assoluta – prosegue Mauro Ferri – ed è lì che ogni anno il maschio e la femmina si danno appuntamento. Se uno dei due si perde o muore lungo il lungo tragitto, il compagno rimane solo finché un nuovo partner si farà avanti, ma se un rondone tenta di infilarsi nella cavità di una coppia accasata, la baruffa è assicurata ed è sempre l’intruso a battere la ritirata”.
Quella dei rondoni è una vita difficile che può durare per 20 e più anni anche se la durata media di vita è ben più bassa, “basti pensare che uno stormo può essere interamente falcidiato se si ritrova improvvisamente al centro di un temporale violento. Per fortuna questi uccelli avvertono i cambiamenti del meteo e aggirano la bolla avversa anche quando può avere un diametro enorme, anche di centinaia di chilometri. E’ come se per evitare un fronte freddo che interesserà Emilia e Toscana i rondoni di Carpi, si ritrovassero a volare davanti alla Corsica per poi rientrare dalla Liguria e poi eccoli di nuovo all Corte dei Pio dopo 1-2-3 giorni”.
Questi uccelli, condannati dall’evoluzione a una vita in volo, “sono stati in grado di coprire la distanza tra la Nigeria e Londra in soli cinque giorni: uno dei record del mondo animale”, sottolinea il dottor Mauro Ferri.
Le tre specie di rondone esistenti in Italia, ovvero il Comune (l’unico presente a Carpi), il Pallido e il Maggiore hanno caratteristiche e comportamenti similari così come comuni sono anche i pericoli che li minacciano. Questi graditi ospiti, insettivori per eccellenza, corrono però gravi rischi, minacciati da eventi meteo avversi, come temporali, grandine e lunghi periodi di piogge e freddo. Ma ultimamente è la mano dell’uomo a fare i danni maggiori.
“Tutte e tre le specie si sono evolute per utilizzare spazi che erano fuori dalle comunità umane. Il rondone comune ad esempio usava le cavità create dai picchi nei grandi alberi delle foreste primarie europee. Poi, con la contrazione di queste aree naturali hanno scoperto i buchi negli edifici e si sono adattati a quelli. Il problema è che progressivamente stiamo togliendo loro i siti in cui nidificavano. Per anni abbiamo lasciato che si introducessero, anche a nostra insaputa, sotto i coppi dei tetti, nelle cavità dei monumenti … e ora, distratti, li condanniamo a morte. La minaccia più grave per i rondoni – e non solo – è la lotta mal pensata ai colombi. Dove si rilevano i danni che i colombi possono fare con i loro escrementi i proprietari non fanno altro che far chiudere tutte le cavità, di fatto anche murando vivi un sacco di animali, dai rondoni ai pipistrelli, dai gechi agli assioli, ai piccoli animali che utilizzano queste cavità come rifugi, colombi compresi”.
A mettere a rischio la sopravvivenza dei rondoni sono anche le opere di manutenzione, il rifacimento dei tetti e delle facciate, i restauri conservativi e gli adeguamenti termici degli edifici.
“Prima di iniziare questi lavori – specifica Ferri – è necessario informarsi sulle buone pratiche ad adottare per prestare attenzione alle esigenze degli animali desiderabili pur arginando quelli sgraditi, come i colombi appunto. Chi volesse maggiori informazioni può scaricare un pratico manuale tutto modenese e tanti altri documenti analoghi dalla pagina http://www.festivaldeirondoni.info/documenti_tecnici_scaricabili.html o visitare il nostro sito specializzato sui Monumenti Vivi http://www.monumentivivi.it” e i tanti album dei casi studio sul gruppo Facebook Rondoni e Monumenti Vivi con anche quelli relativi a Carpi.
Infatti qui a Carpi dal 2016 le buone pratiche per i rondoni sono una realtà grazie al presidio della Lipu locale che con il supporto di altre associazioni (AsOER, CNN, LIPU RE, CEAS) e la nostra collaborazione ha prima potuto consegnare a Comune e Curia una sorta di catalogo dei siti di nidificazione di rondoni e rondini e raccomandazioni per proteggerli, poi nel 2018 ha fatto adottare dalla Curia alcune cassette nido provvisorie per rondoni durante il restauro del frontone di Sant’Ignazio. Nel 2019 ha ripetuto l’esperienza col Comune per il Torrione degli Spagnoli e nel 2020 per la Torre del Passerino. “In particolare sono state realizzate dalla Lipu e dal CNN le cassette per i ponteggi che dal 2017 propongo per vari cantieri in diverse località ma è qui a Carpi che con Lipu abbiamo affrontato la casistica più varia. Ad esempio ottimizzando per i rondoni i coppi del frontone di S. Ignazio e del tetto della Torre del Passerino mentre sul torrione degli Spagnoli sono state riaperte molte buche pontaie chiuse tanto tempo fa per i colombi e ora riaperte esclusivamente per i rondoni”.
E ora la Lipu di Carpi, sempre con la collaborazione delle associazioni è in accordi col Comune per il restauro del Tempio di San Niccolò, iniziato in questi giorni. Con l’obiettivo di applicare anche lì le buone pratiche messe a punto negli altri cantieri, su ponteggi, tetto e mura esterne. Si tratta di un cantiere importante e complesso interessato da un progetto di riqualificazione dopo le ferite inflitte dal sisma del 2012 e candidato a diventare un altro monumento vivo.
“Confidiamo – conclude il dottor Ferri – di poter installare le cassette nido per i ponteggi entro la fine aprile-metà maggio per poter almeno in parte recuperare la presenza di rondoni riproduttori e poi dare avvio ai suggerimenti per un tetto e per buche pontaie amiche dei rondoni anche lì”.
Un modo per far sì che i rondoni continuino a essere i protagonisti stagionali del cielo della nostra città con i loro voli radenti ai tetti a caccia di insetti e i loro caratteristici richiami.
Jessica Bianchi