Medici di famiglia, troppi in pensione

A invecchiare non sono solo i pazienti ma anche coloro che li hanno in carico. A causa dei pensionamenti previsti e del mancato bilanciamento di nuove assunzioni, all’appello mancano numerosi medici tra specialisti e medici di famiglia. E a Carpi, qual è la situazione? Quanti sono i medici di famiglia operanti? Il sistema è a rischio tenuta?

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A invecchiare non sono solo i pazienti ma anche coloro che li hanno in carico. Succede ovunque, in città grandi e piccole, così come nelle frazioni. Il medico di famiglia va in pensione e non si sa da chi verrà sostituito né, tantomeno, se il sostituto arriverà nel medesimo studio. La situazione, a ben guardare i numeri forniti da Federazione medici di medicina generale e ANAAO, sindacato dei medici dirigenti, è a dir poco esplosiva. A causa dei pensionamenti previsti e del mancato bilanciamento di nuove assunzioni, si stima che tra cinque anni mancheranno all’appello nel nostro Paese 45mila medici, tra specialisti e medici di famiglia. Secondo i dati resi noti dall’Eurostat poi, i medici in servizio in Italia, e ancor più quelli di base, sono i più anziani dell’Unione Europea, di età pari o superiore a 55 anni: insomma una fotografia amara dalle conseguenze futuribili potenzialmente drammatiche.

E a Carpi, qual è la situazione? Quanti sono i medici di famiglia operanti? Il sistema è a rischio tenuta? “Ad oggi – spiega il dottor Michele Pescetelli, specialista in Medicina di comunità – i medici di Medicina Generale attivi sul territorio comunale di Carpi, frazioni comprese, sono 51 e mediamente ciascuno di loro assiste 1.250 pazienti (dato calcolato tenendo conto del numero dei residenti in città sopra i 14 anni)”.

Saremo in grado di reggere dal punto di vista delle risorse umane le sfide che verranno? Quali strategie si stanno mettendo in campo per tentare di correre ai ripari?

“Garantire un’assistenza di prossimità sul territorio è una sfida che sta vivendo la sanità nel suo complesso, a fronte dell’età media elevata degli operatori e della carenza dei medici in generale. Si sta lavorando per sviluppare progetti con la medicina generale e per favorire soluzioni organizzative che maggiormente garantiscono una risposta al cittadino, come ad esempio le forme associative”.

Jessica Bianchi

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