“Da dieci mesi aspetto il parere della Soprintendenza”

Vetrine spente e locali sfitti sono ovunque e per cercare di non consegnare il centro all’abbandono, alcuni proprietari di immobili stanno tentando di giocare un’altra carta: cambiare la destinazione d’uso dei propri spazi da commerciale a residenziale. Una partita che però si sta dimostrando a dir poco impari, come spiega il carpigiano Niccolò Righi.

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Il processo di desertificazione del centro storico carpigiano è ormai irreversibile. L’emergenza Coronavirus non ha fatto altro che accelerare e aggravare ulteriormente una crisi del commercio dalle radici ben più profonde. Vetrine spente e locali sfitti sono ovunque e per cercare di non consegnare il centro al degrado e all’abbandono, alcuni proprietari di immobili stanno tentando di giocare un’altra carta: cambiare la destinazione d’uso dei propri spazi da commerciale a residenziale. Una partita che però si sta dimostrando a dir poco impari, come spiega il carpigiano Niccolò Righi, da dieci mesi in attesa del parere della Soprintendenza di Bologna. “Nel 2007 decisi di fare un investimento e acquistai un locale su due livelli in un palazzo storico sotto al Portico Lungo, in Piazza Martiri. Nel corso di questi anni ho progressivamente e inesorabilmente assistito al crollo del commercio al dettaglio in centro e dopo aver avuto a che fare più volte con esercenti improvvisati ed esperienze negative, ho deciso di voltare pagina”. Niccolò Righi si è quindi rivolto a uno Studio di Architetti e Ingegneri per ripensare completamente gli spazi, “creando un appartamento al primo piano e un ufficio a piano terra, per avere così a disposizione due unità immobiliari più spendibili sul mercato”. La richiesta di cambio di destinazione d’uso inoltrata alla Soprintendenza, “dal momento che il palazzo è sottoposto a vincolo, è stata inoltrata alla fine del 2019, ma da allora non abbiamo più ricevuto alcun cenno di risposta”. Gli uffici, chiusi a causa del lockdown, non sono ancora stati riaperti e tutto tace: “ogni Pec inviata è stata ignorata. Nessuno risponde. Sono passati dieci mesi durante i quali io ho continuato a onorare le rate del mutuo, ho pagato l’Imu, peraltro aumentato in modo spropositato a partire dal 2011… Non solo ho perso dieci mesi di eventuale affitto ma non ho idea di quanto questo limbo durerà ancora”.

E’ impensabile che un imprenditore pronto a investire e a scommettere sulla propria città si ritrovi le mani legate a causa di una burocrazia farraginosa e un invalicabile muro di gomma. Sul centro storico carpigiano – e non solo – pende una pericolosa spada di Damocle: alle prese con i grandi colossi del commercio on line, il futuro dei piccoli negozi al dettaglio appare sempre più incerto. Quanti di loro saranno costretti ad abbassare la propria serranda, strozzati dalle tasse e alle prese con una redditività ridotta all’osso? E a quel punto cosa ne sarà degli immobili che rimarranno inesorabilmente vuoti? Come potranno i proprietari cercare di riconvertirli se i tempi del cambio di destinazione d’uso sono biblici? Il rischio – reale – è che il nostro centro, svuotato e impoverito, muoia definitivamente. E questa sarebbe una vera sconfitta. Per tutti.

Jessica Bianchi