Questo non sarà un altro R-Nord (ndr – il palazzone modenese di via Canaletto angolo via Attiraglio tristemente noto alle cronache perché crocevia di spaccio e prostituzione, nonostante il faraonico progetto di recupero messo in atto dal Comune). “Acer, nostro principale partner in questo ambizioso progetto, forte dell’esperienza maturata a Modena, sarà un valido alleato; inoltre – spiega l’assessore all’Urbanistica Riccardo Righi – l’intervento sul complesso di via Unione Sovietica è molto diverso rispetto a quello modenese per contesto e tipologia di immobile. L’R-Nord è un quartiere a sé, pressoché tagliato fuori dal resto della città. Il Biscione al contrario si affaccia su un’arteria principale e attraverso un intervento di rigenerazione e contestuale rifunzionalizzazione non sarà solo quell’immobile a riqualificarsi bensì l’intero quartiere nel quale è inserito. Ricordo anche che il nostro sarà un intervento massivo, oserei dire traumatico, poiché sin da subito agiremo su numerose unità abitative, ben 55 alloggi, a Modena, al contrario, si è proceduto in modo sporadico e dilatato nel tempo e questa strategia ha messo in crisi un progetto che non si è ancora compiuto”.
Una sfida, questa, che “ha raccolto anche l’interesse a partecipare di due fondi e un progetto bancario e che dunque ci fa davvero ben sperare. Potevamo girare la testa dall’altra parte e far finta che il problema di via Unione Sovietica non esistesse, ma noi abbiamo deciso di farcene carico”, ha aggiunto l’assessore alle Politiche Sociali, Tamara Calzolari.
“Attraverso il recupero complessivo di quel palazzo, oggi vero proprio Hub di arrivo per le comunità straniere, – sottolinea il sindaco Alberto Bellelli – noi vogliamo mettere la parola fine alla ghettizzazione che lì si è venuta a creare. Sia chiaro: noi non restauriamo la casa d’altri, compriamo appartamenti come ente per poi rimetterli a disposizione, rilanciando un differente modello di abitare. Un progetto per il quale la Regione Emilia Romagna ci ha premiato con l’erogazione di 5 milioni di euro”.
“Non vogliamo solo invertire la rotta del degrado – gli fa eco l’assessore Righi – ma riempire quel luogo di contenuti innovativi. A Carpi il Biscione non è l’unico edificio che necessita di un intervento ma questo, a differenza di altri, sta impattando negativamente sull’intero quartiere, svalutando il valore degli immobili e inducendo i proprietari dei locali vicini a vendere a loro volta a cittadini di origine straniera. Un processo che dev’essere arrestato al più presto affinché il degrado non si allarghi troppo. Rigenerare quello stabile inciderà positivamente sulla vita di circa 780 persone, vicini che oggi lamentano una situazione non più sostenibile”. L’intervento, per il quale al momento sono stati stanziati 9 milioni di euro (5 dalla Regione, 2,5 dal Comune e 1,5 da Acer), richiederà più fondi, aggiunge Riccardo Righi, ma vari privati si sono fatti avanti per partecipare a un’operazione che prevede la rifunzionalizzazione degli spazi esterni, la riqualificazione dell’involucro così come quella energetica, impiantistica e strutturale e poi la ridefinizione degli interni, dalla parte residenziale alla creazione di ambiti comuni”.
E il cronoproramma? Entro l’anno sono previsti “l’avvio di procedura della variante urbanistica – grazie alla quale il Comune avrà a disposizione uno strumento forte, ovvero la possibilità di esproprio per scongiurare il rischio che qualche proprietario si metta di traverso o voglia fare speculazioni – incontri con associazioni e proprietari, la stesura e la successiva pubblicazione del bando di concorso di progettazione. Poi, nel 2021 procederemo con l’acquisizione della proprietà, l’aggiudicazione del progetto vincitore, la stesura del progetto di riqualificazione integrale e l’appalto delle opere. Insomma – conclude Righi – i lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2021”.
Un ripensamento dell’hardware a cui si accompagna un profondo cambiamento del software: “come Amministrazione – aggiunge Tamara Calzolari – abbiamo la consapevolezza che per mantenere nel tempo gli effetti del risanamento edilizio occorrerà lavorare sulla composizione sociale del condominio. Dobbiamo passare da una realtà identificata come un luogo di emarginazione a una capace di dare una riposta importante alle esigenze abitative dei nostri concittadini. L’obiettivo, infatti, è quello di mettere a disposizione degli alloggi a un prezzo sostenibile, creando al contempo il giusto mix tra giovani coppie, anziani e persone provenienti da contesti culturali diversi. La seconda leva su cui vogliamo lavorare è quella di introdurre, con l’aiuto di Asp – Azienda servizi persona, una serie di servizi a domicilio rivolti agli inquilini più fragili ovvero anziani e disabili: il tema dell’invecchiamento della popolazione è infatti una sfida con la quale dovremo confrontarci sempre più nel prossimo futuro. Basti pensare che passeremo da 1 grande anziano su 4 a 1 su 3 in appena dieci anni. Portierato sociale, telesoccorso, teleassistenza, servizio infermieristico, accompagnamento a visite, spesa a domicilio… qui troveranno casa. Al primo piano, nelle parti che collegano i due numeri civici, verranno ricavati degli spazi nei quali organizzare attività ricreative e socializzanti a disposizione degli inquilini, come la ginnastica dolce ad esempio così come corsi organizzati dalle Università della Terza età, dall’inglese al giardinaggio, all’informatica. E ancora momenti ludico ricreativi per bimbi e adolescenti, compreso il supporto alle attività scolastiche. Vogliamo riuscire a creare un interscambio tra nuclei famigliari con esigenze diverse affinché quella del condominio diventi una comunità solidale”.
Jessica Bianchi