Un imprenditore su due è pronto a chiudere qualora l’emergenza dovesse durare a lungo

La fotografia emersa da un sondaggio effettuato dall’Ufficio studi di Confcommercio Modena su un campione di quasi 300 imprese associate è a dir poco drammatica. “Servono strumenti concreti a livello nazionale e locale (azzeramento della TARI su tutti) per garantire la sopravvivenza di un pezzo importante dell'economia”, commenta Tommaso Leone, presidente provinciale di Confcommercio.

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Tommaso Leone

Un imprenditore su due è pronto a chiudere qualora l’emergenza dovesse durare a lungo, attività sospesa in quasi l’80% dei casi, svolgimento del servizio a domicilio in meno del 20% dei casi, calo del fatturato di oltre l’80% registrato dalla gran parte delle attività, liquidità finanziaria, pagamento dei fornitori e delle tasse le principali emergenze indicate, utilizzo degli ammortizzatori in circa la metà dei casi, ricorso all’assegno dei 600 euro in oltre i due terzi dei casi. E’ questo, in sintesi, ciò che emerge da un sondaggio effettuato dall’Ufficio studi di Confcommercio Modena su un campione di quasi 300 imprese associate, rappresentativo di tutti i settori del terziario – commercio, turismo, ristorazione, intermediazione immobiliare, servizi alle imprese – oltre che del mondo delle botteghe artigiane.

PROFILO OCCUPAZIONALE

Si tratta di imprese che occupano: 1 addetto (29,1%), da 2 a 5 addetti (42,7%), da 6 a 10 addetti (12,7%), da 11 a 15 addetti (8,6%), oltre 16 (6,9%).

EFFETTI SULL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’

Per effetto dei DPCM e delle Ordinanze Regionali approvati fino a oggi, l’attività è chiusa nel 77% dei casi, mentre un residuo 23% ha potuto continuare ad operare. L’83% del campione non svolge alcun servizio di consegna a domicilio dei prodotti/servizi offerti, mentre il 17% si è organizzato in tal senso.

CALO DI FATTURATO

Dall’inizio dell’emergenza il calo di fatturato accusato dalle imprese intervistate è stato pari a: oltre l’80% (62,3% dei casi), tra il 51 e l’80% (16,5%), tra il 21 e il 50% (15,9%), tra l’11 e il 20% (2,7%), inferiore al 10% (2,6%).

PRINCIPALI EMERGENZE

Con la chiusura o il rallentamento dell’attività, gli imprenditori coinvolti nell’analisi hanno identificato così le principali emergenze da fronteggiare (erano possibili tre risposte): liquidità finanziaria (63,8%), pagamento di tasse nazionali e locali (59,3%), dei fornitori (50,7%), dei dipendenti (circa il 31,2%), di mutui e prestiti (31,2%), dei contributi (30,8%), dei canoni d’affitto (29%).

LE MISURE UTILIZZATE

Tra le misure messe in campo dal Governo, che comunque non sono giudicate sufficienti, queste sono quelle finora usate o di cui farà uso il campione (erano possibili più risposte): ricorso ad ammortizzatori (50,3%), sospensione di mutui e prestiti (33%), di contributi previdenziali e adempimenti tributari (48,9%), del pagamento dell’Iva (32,6%), utilizzo del credito di imposta sugli affitti per il mese di marzo (16,3%), domanda per l’indennizzo di 600 euro (74,7%).

LA RISPOSTA DELLE BANCHE

Per chi ha fatto ricorso alla moratoria su mutui e prestiti, nel 48,7% dei casi la banca ha applicato o sta applicando senza particolari problemi la sospensione, nel 25,6% ha preso tempo senza dare spiegazione e nel 15,7% ha espresso dubbi sul possibile uso della misura. Il restante 10% degli intervistati non ha dato risposta.

COSA POTRA’ ACCADERE IN CASO DI PROLUNGATA EMERGENZA

Di fronte a uno scenario in cui l’emergenza dovesse durare ancora a lungo (fino all’estate), queste le opzioni che potrebbero essere messe in campo dalle imprese che hanno partecipato al sondaggio: chiusura dell’attività (49,1%), ridimensionamento del personale (33,6%), cessione dell’impresa (14%), affitto di parte o dell’intera azienda (3,3%).

“L’indagine condotta ci consegna un quadro preoccupante – commenta Tommaso Leone, presidente provinciale di Confcommercio – certamente condizionato dall’impossibilità di prevedere quando sarà possibile incamminarci su un percorso di ripresa progressiva delle attività. La fotografia fornisce però in modo chiaro a quali conseguenza potremmo andare incontro non solo se l’emergenza perdurasse, ma anche qualora non dovessero essere adottate misure straordinarie, a livello nazionale di ristoro parziale dei fatturati persi, ma anche a livello locale (azzeramento/forte taglio della Tari su tutte) per sostenere la sopravvivenza di un pezzo fondamentale dell’economia locale. L’auspicio è che si mettano in campo strumenti concreti che possano garantire la tenuta economica del Paese perchè lo spostamento della fiscalità di qualche mese o l’indebitamento a vita non possono essere questi strumenti. E’ evidente che la cancellazione di tasse e contributi per questo periodo significherebbe azzerare, o quasi, le entrate dello Stato e degli Enti, ma almeno, in questo modo, lo Stato potrebbe rendersi conto di cosa stanno passando i nostri Imprenditori”.

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