Sound Up chiude: non abbiamo alternative

1980 - 2020. Una colonna sonora lunga quarant’anni sta per spegnersi. Poi, il silenzio. Il 31 gennaio il negozio di musica Sound Up, di corso Alberto Pio, abbasserà la serranda.

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Il negozio di musica Sound Up

1980 – 2020. Una colonna sonora lunga quarant’anni sta per spegnersi. Poi, il silenzio. Il 31 gennaio il negozio di musica Sound Up, di corso Alberto Pio, abbasserà la serranda. Una chiusura che fa male al cuore e che sancisce la scomparsa definitiva della musica dal centro storico carpigiano.

Sergio e Mariella immortalati dalla fotografa Marzia Lodi nel libro Carpi, artigiani e commercianti di bottega

Nei migliori negozi di dischi: così recitava la pubblicità, quando veniva annunciata l’uscita di un disco. Oggi quel passato non è che uno sbiadito ricordo. L’era del supporto musicale è finita da un pezzo e resistere è diventata una fatica insostenibile ma il malessere che serpeggia, palpabile, lungo i portici e i corsi della nostra città ha radici ben più profonde.

“Abbiamo tenuto duro – spiega Mariella, titolare della storica bottega insieme al marito Sergio – ma è giunto il momento di deporre le armi e arrendersi all’evidenza: per il commercio al dettaglio non c’è più alcuna speranza. Questo corso è la nostra casa, ne calpestiamo le pietre da quarant’anni ma dei fasti del passato, della leggerezza e della prosperità che si respiravano negli Anni Novanta, qui, non è rimasto nulla. E’ inutile chiudere gli occhi o girare la testa dall’altra parte: le chiusure sono all’ordine del giorno e altre ne verranno ancora. Per il commercio questa è un vera e proprio Caporetto: non oso immaginare cosa accadrà qui sul medio periodo; a cosa si ridurrà una Piazza Martiri già oggi deserta”.

L’intero sistema è malato e le cause, prosegue Mariella, non possono certo essere ricondotte semplicemente alla mancanze “dell’Amministrazione. La disfatta di artigiani e commercianti è il frutto di una politica nazionale e sovranazionale da anni interessata solo a tutelare i poteri forti, le multinazionali, a scapito dei più piccoli. Siamo strozzati dalle tasse, l’Iva è alle stelle, lo Stato non ci aiuta, al contrario”.

Interno di Sound Up

A peggiorare la situazione vi è poi l’impoverimento della cittadinanza: “le persone non hanno più i mezzi economici d’un tempo. Molti hanno perduto il lavoro e sono costretti a fare rinunce, sacrifici… e questo ha contributo a mettere il commercio in ginocchio”.

E così, malgrado le vecchie botteghe abbiano contribuito a costruire l’identità della nostra città, a disegnarne i profili, “chiudere – ammette Mariella – diventa l’unica soluzione praticabile. La sola possibile. Mollare è una pugnalata allo stomaco ma i conti non quadrano da ormai troppo tempo e la passione non basta. Non abbiamo alternative, resistere ancora sarebbe un suicidio”. E poco importa se l’offerta merceologica si è appiattita o è di scarsa qualità, il commercio al dettaglio è destinato a morte certa, immolato sull’altare dei colossi del Web: come si fa a competere con Amazon? I suoi prezzi sono imbattibili ma non sono certo i commercianti i disonesti, costretti a barcamenarsi tra tasse e affitti alle stelle. Basti pensare che uno studio del 2016 pubblicato dal Parlamento europeo stima, in maniera conservativa, che il gettito evaso annualmente dalle multinazionali nei paesi UE ammonti a 160-190 miliardi di euro (fonte Sole 24 Ore).

“Senza regole ed equità non si va da nessuna parte e le cose non possono che peggiorare”.

Dopo 40 anni di musica amata e venduta, Sound Up saluta e se ne va. In punta di piedi. E’ la fine di un’era. Lascerà un vuoto importante nel cuore di molti. Anche nel mio. Grazie Sergio e Mariella.

Jessica Bianchi

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