Il professore del Meucci censurato non si arrende

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Per la Flc-Cgil il provvedimento, immotivato e sproporzionato, si inserisce nel “clima pesante” creato dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina che, ad aprile, diramò una circolare in cui chiedeva ai docenti di astenersi da dichiarazioni a mezzo stampa senza prima consultarsi con i propri superiori. I fatti risalgono al 16 marzo, quando in un collegio dei docenti secondo Mele non vennero trattati alcuni punti all’ordine del giorno riguardanti
la riforma Gelmini avanzati dalla maggioranza degli insegnanti.
Così a seguito del rifiuto del Dirigente scolastico, Mele aveva chiamato le forze dell’ordine “perché era troppo lungo l’elenco di diritti che erano stati calpestati”.
In una lettera del 24 agosto Limina ha confermato la legittimità del provvedimento disciplinare e del comportamento del Dirigente scolastico, concludendo con un ammonimento verso gli otto professori che avevano firmato un esposto a favore di Mele: “A fronte di ulteriori condotte di pari tenore, questa Direzione non potrà pertanto esimersi dall’attivazione di procedimenti idonei a censurare sotto il profilo disciplinare comportamenti palesemente in contrasto con i compiti specifici e con i doveri professionali a cui si è indubitabilmente tenuti”, ha scritto Limina.
“A febbraio avevamo deciso come assemblea dei docenti di informare genitori e alunni, perché
con la riforma Gelmini si sarebbero trovati una scuola diversa da quella che si aspettavano”, ha ricostruito la vicenda Mele, in una conferenza stampa nell’ufficio del suo avvocato Milly
Virgilio a Bologna. Così gli insegnanti avevano chiesto la convocazione di un collegio dei docenti, cosa possibile quando a farlo è più di un terzo del corpo insegnanti: “Poi abbiamo
scoperto che il Dirigente scolastico ne aveva convocato un altro di sua iniziativa, con un altro ordine del giorno”. Durante quella riunione il confronto si è fatto aspro: “Il Dirigente –
ha proseguito Mele – ha messo in votazione un suo documento e non il nostro, che abbiamo comunque votato e approvato per alzata di mano e acclamazione”. E in quei momenti Mele ha
chiamato il 113, “che è arrivato a collegio già finito, dato che il Dirigente se n’era appena andato”.
Mele ed altri professori hanno così chiesto due volte agli Usr di Provincia e Regione se quel comportamento fosse legittimo, “ma senza avere risposta”. Poi, dopo l’uscita, il
24 aprire, della circolare Limina, il 3 maggio arrivò al Meucci un’ispezione per chiarire i fatti. Mele è stato interrogato il 13 e, un mese dopo (il 15 giugno) gli è stata notificata una
contestazione di addebiti nella quale si parla di “comportamenti impropri” durante il Collegio dei docenti del 16 marzo, tra cui la chiamata alla polizia “avvenuta senza informare il dirigente scolastico” e “che risulta essere stata ipotizzata già il giorno precedente, come in una sorta di
premeditazione”. Quello di Mele, dunque, è stato un comportamento che ha portato “un detrimento di immagine dell’amministrazione”, un giudizio su cui ha probabilmente pesato anche la scelta di rendere pubblico quanto successo agli organi di stampa. Nella contestazione, pur riconoscendo “utili e costruttive” le argomentazioni del docente, lo si accusa di “modalità atipiche sfociate in situazioni che vanno oltre la legittima espressione del pensiero”.
Per Mele (che ha rifiutato di fare marcia indietro, strada che il preside gli aveva prospettato per far rientrare il caso), però, nella sanzione mancano “fatti, condotte e comportamenti
oggettivi”, ma ci sono solo “giudizi e valutazioni”. Secondo l’avvocato Virgilio “Mele è il capro espiatorio di una posizione critica contro la riforma Gelmini”, una posizione condivisa dal segretario regionale della Flc-Cgil Raffaella Morsia: “E’ un caso simbolico in un territorio dove non siamo abituati a farci intimidire”. Per la Morsia obiettivo della sanzione e di Limina è “rendere di fatto i docenti non solo subalterni al Dirigente scolastico, ma soprattutto concepire il collegio come un mero esecutore degli ordini del ministro”.

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