Mozzarelle di bufala casertane, bianche di calce e rigonfie di latte al boostin; un ormone cancerogeno; vino all’acido cloridrico scoperto a Veronella; olio tinto alla clorofilla; formaggi e salumi alterati nel cremonese; polli toscani a rischio; latte alla melamina e carne suina alla diossina. Gli illeciti in campo agroalimentare hanno un giro d’affari del valore di 3 milioni di euro al giorno. Nel 2009 i Nas hanno sequestrato 38mila tonnellate di alimenti. Tra le irregolarità riscontrate, contaminazioni ambientali, trattamenti chimici e di conservazione illegali e la presenza di ormoni pesticidi e antibiotici nel cibo. Un quadro a dir poco straziante. Tutto è davanti ai nostri occhi ma, soprattutto, dentro ai nostri piatti. Emiliano Fittipaldi, giornalista de l’Espresso, col suo libro inchiesta Così ci uccidono – Storie, affari e segreti dell’Italia dei veleni, ci fa salire in macchina per una via crucis alla scoperta degli avvelenatori del nostro Paese che, di bello, ha purtroppo ormai ben poco. La fotografia che l’autore ci restituisce è quella di un’Italia contaminata, in cui l’avvelenamento dei cittadini è solo il danno collaterale di un business senza pietà. Dalle navi dei veleni affondate in Calabria alla Campania infelix, terra dannata e pullulante dei rifiuti tossici di tutta Italia; da Lentini, Sicilia profonda, la città delle arance rosse e delle leucemie a Colleferro (Roma) dove le persone che vivono ai bordi del fiume Sacco hanno scoperto che il loro sangue è strapieno di beta-esaclorocicloesano, sostanza organica persistente – e cancerogena – derivante da rifiuti tossici industriali. Dalla valle della morte alle 3mila vittime dell’amianto della società Eternit spa: da Casale Monferrato (Al), a Cavagnolo (To), Rubiera (Re), Bagnoli (Na). L’elenco è infinito. E mentre politici e amministratori tacciono – o girano la faccia dall’altra parte – e le ecomafie si arricchiscono, gli italiani muoiono e i luoghi a rischio si moltiplicano come funghi. Nello Stivale il cancro è in crescita costante in molte regioni e il rischio che i bambini si ammalino di tumori e linfomi è senza precedenti. Associazioni ambientaliste, Comitati di cittadini e alcuni esponenti politici iniziano finalmente chiedersi il perché e a puntare il dito su un ambiente sempre più compromesso e inquinato. L’Italia è avvelenata e le neoplasie infantili crescono a un ritmo indiavolato. Scrive Fittipaldi: “Le tabelle dell’International Agency for Research on Cancer, l’agenzia intergovernativa dell’Oms, sono un pugno in faccia. Per quanto riguarda la leucemia linfatica, il posto più pericoloso del mondo è il Kuwait ma al secondo e terzo posto ci sono le tranquille e industrializzate Sondrio e Biella, al sesto e settimo Brescia e Siracusa. Per la leucemia delle femmine dopo il Kuwait c’è Varese. A seguire la polacca Cracovia e Bahia Blanca in Argentina, poi altre tre italiane: Parma, Torino e Genova. Per i maschi tra i primi quindici ci sono Napoli, la Romagna e di nuovo Biella. In nessun luogo come in Italia un bimbo maschio si può ammalare di Linfoma di Hodgkin: undici città delle venti più pericolose sono nel Belpaese, mentre Siracusa, Varese, la Romagna, Sassari e Parma fanno l’en plein: sono i cinque luoghi con l’incidenza più alta del mondo per le donne. A Firenze, Prato e Modena i piccoli si ammalano troppo spesso del Linfoma non-Hodgkin. Lo studio Cancer Incidence in Five Continents è il vangelo degli addetti ai lavori, ma i dati sono confermati anche dal Primo Rapporto dell’Airtum, l’Associazione italiana Registro Tumori. Gli epidemiologi hanno preso in considerazione i registri tumori che rilevano i dati dal 1988 al 1992, il periodo tra il 1993-1997 e quello 1998-2002. A Modena, Parma, Ferrara e Reggio Emilia i bimbi ammalati passano da 38 a 52. Tra i piccoli i linfomi aumentano con una media del 4,6 per cento annuo. Le leucemie viaggiano a un tasso quasi triplo. I tumori del sistema nervoso centrale crescono del 2 per cento l’anno. Ogni anno la terribile notizia investe la vita di oltre 2mila bambini e adolescenti. Di questo passo, secondo le proiezioni, nel periodo 2011-2015 si ammalerà il 18 per cento di under 14 in più rispetto al quinquennio 2001-2005”. Ma cosa sta succedendo? Si chiede Fittipaldi. “Quasi più nessuno nega che tra i maggiori sospettati ci siano il degrado e la contaminazione della catena alimentare. I medici dell’ambiente dell’Isde (Associazione Medici per l’ambiente) non hanno dubbi e considerano l’aumento delle neoplasie dei bambini un indicatore preoccupante. Puntano il dito sull’inquinamento selvaggio, sui danni provocati dai rifiuti tossici e dall’uso dissennato di sostanze nocive in agricoltura e nella produzione di beni di massa. Gli epidemiologi puri – in mancanza di evidenze dimostrate da studi scientifici definitivi – sono tradizionalmente più cauti su cause e fattori di rischio, ma anche loro non escludono più che l’inquinamento ambientale e lo stile di vita di bambini e genitori possano avere responsabilità rilevanti sul fenomeno”. Quella che si sta consumando tra i più piccoli, certamente più vulnerabili agli effetti nefasti dei fattori ambientali, rappresenta una vera e propria strage degli innocenti. Di fronte allo spettro, sempre più accreditato, dell’esistenza di un nesso causale tra ambiente e aumento di tumori in età pediatrica e non solo, la comunità scientifica avrebbe il dovere di indagare molto più di quanto non stia facendo.
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