Il disastro nucleare di Fukushima non ha causato a Carpi un aumento significativo delle radiazioni, come invece accadde nel 1986 dopo l’incidente di Chernobyl. A dirlo è ARPA (Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente) Emilia Romagna che, sul sito internet www.arpa.emr.it , ha pubblicato il 18 aprile scorso una tabella con i livelli di radioattività sul territorio della nostra regione, mostrando valori ben al di sotto della soglia di rischio.
Ma andiamo a vedere qualche dato. A Carpi il monitoraggio sulle radiazioni è effettuato da una stazione di rilevamento installata in via Remesina. Questo impianto è in grado di misurare nell’aria il cosiddetto “rateo di dose gamma”, cioè una stima dell’energia complessivamente rilasciata alla materia dagli elementi radioattivi. La tabella di ARPA, riferita al 17 aprile, mostra che a Carpi quel valore non ha superato i 99 nSv/h (nanoSievert/ora), collocandosi perfettamente nei parametri che gli esperti di radioprotezione si aspettano per l’area emiliano-romagnola: nella fattispecie, dai 63 ai 240 nSv/h. Da questi dati emerge che l’incidente di Fukushima non ha avuto un impatto rilevante sulla radioattività dell’aria della nostra città.
Ben diversa la situazione di Fukushima, città giapponese teatro di uno dei disastri nucleari più gravi della storia. Le rilevazioni svolte dalla prefettura di Fukushima il 17 aprile hanno evidenziato che, a più di un mese dall’incidente, i valori del rateo di dose gamma toccano ancora valori molto alti, seppur in lenta diminuzione. Un dato su tutti: a cinquecento metri dai reattori della centrale giapponese il valore massimo rilevato è stato più di mille volte superiore rispetto ai 100 nSv/h dell’Emilia Romagna.
I dati sulla radioattività di Carpi e dintorni sono sembrati a tal punto rassicuranti da indurre ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e ARPA ad allentare i controlli speciali avviati subito dopo l’incidente in Giappone. Il 14 marzo scorso, infatti, ISPRA aveva fatto richiesta ad ARPA di intensificare i controlli sulla radioattività in atmosfera. La sede piacentina di ARPA ha così monitorato ogni giorno, e non ogni settimana, la concentrazione di radiazioni nel particolato atmosferico, in modo da valutare eventuali pericoli dovuti alla ricaduta di radiazioni a terra attraverso la pioggia e il vento: i valori rilevati sono rimasti sempre molto bassi. Buone notizie arrivano anche dai campioni di erba e latte ovino raccolti ed esaminati a Piacenza: i valori di elementi radioattivi quali Cesio-134, Cesio-137 e Iodio-131 si sono rivelati quasi sempre inferiori alla minima concentrazione rilevabile dalla strumentazione.
Ecco perché la conclusione di ARPA è improntata all’ottimismo: “I valori riscontrati a seguito delle misure radiometriche sul particolato atmosferico e su altre matrici ambientali e alimentari non hanno avuto fino ad oggi alcuna rilevanza dal punto di vista radioprotezionistico” si legge nel comunicato di ARPA.