PRECAMPIONATO – L’estate 2010 è un mare in tormenta. Il ritrovato entusiasmo è intossicato dalle scorie di Pianura. Il bisogno di continuità cozza con il rinnovamento richiesto dal salto di categoria. L’ufficialità del ripescaggio arriva solo ad Agosto inoltrato: sin lì, Giuntoli non può garantire contratti professionistici, dunque fa i salti carpiati per costruire una rosa d’ambizioso profilo. Sottili trasmette un’immediata sensazione d’esattezza. S’insedia con silenziosa umiltà. Lavora sodo, scientificizza ogni dettaglio. Sperimenta e pensa molto calcio. Vede arrivare e partire tanti giocatori. S’imbarca per la prima trasferta di Lanciano (TIM CUP: 1-2) senza sapere chi avrebbe potuto schierare. Ma dentro la complessità estrema delle condizioni al contorno, il precampionato brilla. Ne esce una squadra che difende a memoria. Muove d’insieme, come falangi d’esercito romano. Sprigiona momenti di trance agonistica che mozzano il fiato. Quando solleva il pressing, o rientra in transizione, somiglia ad una migrazione di massa: tracima esplosività, furore collettivo. Detonato dalla benzina frizzante ed incosciente dei giovani d’assalto che non tardano a diventare protagonisti.
AVVIO SUPER – Al debutto, Laurini meraviglia, e Di Gaudio fa subito la differenza: subentra, apre il gas, e spacca in due il Gavorrano. Giglio ne raccoglie l’assist e timbra la prima vittoria (1-0). Sudata, strappata all’ultimo metro dell’ultima curva, dunque benedetta dal fato: il prologo è sostanzialmente una miniatura di ciò che verrà. I proclami sono messi al bando, ma le certezze si moltiplicano sottovoce. Ed alimentano una partenza turbo: il Carpi surclassa di goleada Celano (5-1) e Sangiovannese (4-1), supera di misura Villacidrese (1-0) e L’Aquila (1-0). Fa strada in Coppa, e dopo 6 giornate è solo in vetta con 16 punti su 18. Lo scontro diretto di Carrara è la destinazione delle verità.
CARRARA E IL POST – La partita del “Dei Marmi” non ha deciso la stagione, ma è stata sicuramente la prima vera curva panoramica sul futuro. Privi dell’uomo-spogliatoio (Cioffi) e dell’uomo-squadra (Perini), i biancorossi perdono (0-1) pur giocando in maniera perfetta su 80 metri di campo. Rientrano battuti, ma più forti. Consci d’aver superato una stazione di svolta definitiva. La consapevolezza di superiorità li porta oltre l’amarezza d’una sconfitta bruciante. Il controsorpasso (unico ed ultimo) è immediato: 2-0 al Poggibonsi. La chiusura d’andata è feroce e devastante: in 8 partite 20 punti, ben 9 più degli apuani che implodono nelle proprie incoerenze. È in trasferta che si concretizza il differenziale. Gli scalpi in extremis di Bellaria e Giulianova (firmati Cioffi e Fabiano) lanciano una fuga pregna di destino. Il sacco di S.Marino (1-0 griffato Perini) elegge i “Titanici” in un pomeriggio da tregenda. È la vittoria simbolo: consacra la forza di gruppo, e spiega al campionato che non avrà altri padroni.
LA CRISI – Il pesantissimo gol di Poli regola il Prato al giro di boa (1-0), e sancisce il massimo vantaggio (+8). Sembra il preludio ad un comodo monopolio. In realtà, è l’incomincio di un testa-a-testa appassionante tra un grande inseguitore da scalata, ed un leader costretto a resistere alle difficoltà. La Carrarese si risistema e progetta la rincorsa. Trova linfa ricostituente dal mercato e dai gol di Gaeta. Gli infortuni (Perini e Di Gaudio), il ko di Gavorrano (1-2), e lo striminzito pari col Celano (1-1) aprono la crisi del Carpi. Che accusa l’emergenza, smarrisce corsa, annaspa nei gorghi d’un calendario ingolfato da neve ed extra-impegni di Coppa. Segna poco, soffre di solitudine. Fino a quel punto, Sottili aveva surrogato il centravanti mancante con fertilissimi schemi da palla inattiva. Non bastano più, serve un eroe che trascini la squadra fuori dalla palude.
CESCA – Il recupero sul tabù di Noceto è delicatissimo perchè i toscani sono virtualmente appaiati. Il secco 3-0 azzera la pressione e traccia uno spartiacque di riguadagnata inerzia. Sale così sul predellino Alessandro Cesca da Latisana, detto Sandokan (o Ceschimovic): il solista che perfeziona lo spartito dell’orchestra, e trasforma l’opera in capolavoro. Suonerà 9 sinfonie di basso e violino, tutte decisive. Diventa un autentico giocatore-schema: s’inventa una squadra nuova, sostanzialmente ad personam. In un momento di criticità proporzionale all’importanza, annienta la Villacidrese con provvidenziale doppietta di bellezza stordente (2-1): una sorta di biglietto da visita che ne descrive a tutto tondo tecnica, fisicità, genio e classe. Poi decide a L’Aquila (2-1), ed apre la partitissima con la Carrarese: un torrente impetuoso d’emozioni violentissime, sorto onda dopo onda sulle tribune del Cabassi (invaso da 2600 anime). È la pergamena che evangelizza il ritorno del grande calcio in città.
LA VOLATA – I biancorossi non sfruttano il match-point: l’1-1 meritocratico inaugura un rush finale ricco di colpi di scena e sceneggiature da romanzo giallo. Gli apuani confermano scorza ed orgoglio: lasciano pochissimo per strada, reggono alla tentazione di mollare, sperano fino in fondo. Scosso e destabilizzato dal “caso Malatesta”, il Carpi ha il fiato più corto. Dissipa energie nervose e disperde qualche equilibrio. Ma si aggrappa alle scorribande di Cesca, che non smette di segnare né di determinare. Stende il Poggibonsi (1-0), chiude la pratica Bellaria (2-0), guida l’epica remuntada di Nocera che vale la finale di Coppa (traguardo mai raggiunto da una modenese). Infine, prima di sotterrare il S.Marino (1-0), riacciuffa la Giacomense in pieno recupero (1-1). Questo piccolo ma fondamentale punto (unito a quello che il CONI restituirà alla causa di via Marx) sposta irreversibilmente l’ago della bilancia sul piatto biancorosso. L’ultima vera corrida è infatti quella di Fano (3-1): uno straordinario manifesto della voglia di vincere. La classe operaia di Bigoni e Pasciuti rovescia il risultato ed apre la porta del Paradiso.
NUMERI E RECORD – Il campionato si chiude idealmente alle spalle dell’Adriatico. Le residue mascherate con Giulianova (3-0 non belligerante) e Prato (ininfluente 0-1) servono solamente a corredare le statistiche. Che certificano tre record assoluti per tutti i tornei professionistici italiani: miglior rendimento esterno (2.14), miglior difesa (16 gol al passivo, poco più di uno ogni due gare), imbattibilità interna (salgono a 33 i risultati utili consecutivi al Cabassi: seconda striscia positiva di sempre nella storia del club). Non banali numeri per artifici matematici. Né meri primati. Ma garanzie di leggenda.
Enrico Gualtieri