“Io sto con Renzi”

0
232

E’ ancora in attesa che il Partito Democratico assuma davvero le sembianze di un nuovo partito così come era nelle intenzioni di chi lo fondò nel 2007. Roberto Arletti, 52 anni, si definisce “animato da profondo senso civico e da un’etica della responsabilità”. Ha sempre avuto una passione politica che ha tradotto nell’impegno scout e nella partecipazione alla vita della città , fino a quando non ha deciso di avvicinarsi alla politica attiva, “come servizio disinteressato, proteso al bene comune e non come prestigio o tornaconto personale”. E’ stato eletto in Consiglio Comunale nelle fila del Partito Democratico nel 2009 facendo il pienone di preferenze (si è piazzato secondo dietro al segretario Pd Dalle Ave). Arletti è un rottamatore ante litteram perchè ben prima di schierarsi con Matteo Renzi, scriveva post fortemente critici sul blog dei Ds criticandone le scelte.
Arletti, quando ha iniziato a fare politica?
“Ho accolto l’invito che ha fatto nel 2008 l’onorevole Veltroni in televisione: cercava persone di buona volontà  della società civile per fondare questo nuovo partito. Ho partecipato alla prima riunione indetta per scegliere i delegati all’assemblea a Bologna e sono intervenuto perchè erano già  stati individuati i soliti nomi. Il giorno dopo ho chiamato Veltroni segnalando che si continuava a utilizzare il solito metodo bulgaro di sempre. Sono stato nominato segretario del Circolo Aldo Moro in via Tassoni nel 2008: qui ho trovato un desiderio di rinnovamento e di apertura anche da parte dello zoccolo duro dei vecchi Ds. Poi sono stato eletto in Consiglio Comunale”.
Quando è iniziato il feeling con Renzi?
“Esattamente un anno fa. Gli mandai una mail e lui dopo due giorni mi rispose. Ci fu uno scambio di opinioni. Poi ho partecipato alla Leopolda come volontario, andando a fare manovalanza e ho conosciuto l’ambiente. Impossibile resistere all’entusiasmo che anima lo staff e tutti i sostenitori del 37enne sindaco di Firenze”.
Cosa l’ha convinta di lui?
“Sinceramente, già  da diversi anni, anche prima di iniziare a far politica, non ritenevo giusto che l’impegno si dovesse protrarre per tutta la vita. Come sono previsti al massimo due mandati per i sindaci, così deve essere anche per i parlamentari e i consiglieri regionali. Con l’andar del tempo viene a mancare l’entusiasmo iniziale: una volta che si è riusciti ad attuare ciò che si ritiene opportuno, si deve lasciare e non ci si deve accasare. La politica non può esser fatta in vista della pensione”.
Che persona è Renzi?
“E’ un uomo molto intelligente, preparato e furbo. Ha fatto il classico poi si è laureato: è in grado di parlare di qualsiasi cosa a 360 gradi. Ha un fortissimo staff alle spalle che lo aiuta e questo, secondo me, è il motivo del suo successo”.
Che tipo di politico è?
“Completamente diverso da quelli che conosciamo: ha una concezione di politica intesa come servizio. Se non verrà eletto, tornerà  a fare il lavoro di prima. E’ diverso dai politici predestinati, quelli che hanno un percorso già tracciato dalla nascita. Parla il linguaggio della gente, non il politichese e avvicina le persone semplici, sta tra la gente. Anche lo zoccolo duro lo sente vicino e capisce quello che dice. Alcuni hanno commentato: “mi sta tornando quel patos che non avevo più dai tempi di Berlinguer”. Sentirlo dire da gente che ha fatto la guerra e le ha viste tutte, mi fa enormemente piacere”.
Alla festa del Pd a Modena applausi per Renzi e fischi per Pighi. Che segnale è?
“Renzi veniva da Ponte di Legno, la tana della Lega, da Cervia e da Cesenatico. Poi è stato a Reggio Emilia e a Ferrara dove è stato fischiato per il ritardo, ma è entrato subito in sintonia con il pubblico. E’ un grande comunicatore: un simpatico fiorentino che rompe il ghiaccio subito. Non deve stupire il feeling che ha con la gente perchè è proprio nel suo dna”.
Il Pd cambierà  le regole delle Primarie o Bersani confermerà l’idea di Primarie aperte di cui non aver paura perchè rappresentano un’occasione e non una minaccia?
“Si era fatta strada l’ipotesi dell’elenco dei votanti come in America. C’è il timore che Primarie aperte a chi non è iscitto al partito possano portare a risultati imprevisti. Se rimarranno aperte, più gente potrà andare a votare”.
La classe dirigente del Pd pare impaurita e reagisce stizzita. Renzi come reagirà
“A volte reagisce, a volte no. Mantiene un profilo alto. C’è chi si chiede come mai non ci sia nessun big che si schiera dalla sua parte. Ma la risposta è molto semplice: perchè se vince li manda tutti a casa”.
Le è stata fatta terra bruciata intorno quando ha fatto questa scelta?
“Sono stato sempre un outsider. Sulle questioni del Parco Lama, della Lamiz, della ciclabile di via Focherini, della Remesina, dei tablet e del supermercato all’Appalto non mi sono allineato alle scelte del partito per coerenza con quello che sento e in cui credo”.
Sara Gelli