Negli States a insegnare italiano

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Non si finisce mai di imparare, ma si può iniziare presto a insegnare, soprattutto quando a farlo è una neolaureata in Lingue e Letterature Straniere che sta studiando per conseguire anche la Laurea specialistica in International Communication. Stiamo parlando della carpigiana Carlotta Paltrinieri, classe 1989, che, dopo aver studiato all’Indiana University nell’ambito del progetto Overseas, dall’agosto 2010 a maggio 2011, ed essersi laureata lo scorso marzo a Bologna, vi è tornata dopo aver ricevuto dal direttore del Dipartimento di Letteratura Italiana la proposta di un contratto come Associate Instructor, ovvero come studente di specialistica che insegna una materia a livello base agli allievi della triennale. “Una proposta – racconta Carlotta – che non ho potuto rifiutare. Nei 9 mesi di permanenza all’Indiana University prima della laurea triennale, mi ero trovata molto bene, avevo imparato molte cose nuove, migliorato la mia conoscenza della lingua e stretto una bella amicizia con la mia coinquilina americana. E quando, una volta ottenuta la laurea, ho avuto l’opportunità di ritornarvi per la specializzazione e lavorarvi come insegnante di grammatica e letteratura italiana, sono partita piena di entusiasmo. Come Associate Instructor percepisco un regolare stipendio di 1.800 dollari al mese e sono esentata dal pagare le tasse universitarie”. L’Italia oltre a non offrire opportunità del genere agli studenti più brillanti, ha purtroppo il primato di essere il Paese europeo con la più bassa percentuale di docenti universitari al di sotto dei 50 anni. Stando ai dati del 17 maggio 2012 forniti da Coldiretti, i professori universitari italiani sono tra i meno giovani del mondo industrializzato con un’età media pari a 63 anni. Nelle università del Belpaese i docenti che superano i 60 anni rappresentano oltre il 25% del totale contro poco più del 10% in Francia e Spagna, e l’8% in Gran Bretagna. Inoltre nel nostro Paese sono solo 3 su 16mila circa i professori ordinari con meno di 35 anni d’età, e appena 78 quelli che non superano i 40. Dal 20 agosto Carlotta ha iniziato a insegnare a ragazzi che hanno circa la sua età e, come lei stessa spiega, “fa uno strano effetto star dietro alla cattedra e spiegare la lezione ad allievi che sono praticamente miei coetanei. Cerco di farmi rispettare senza essere troppo rigida. Nel corso della riunione di orientamento all’insegnamento sono stati descritti gli atteggiamenti più consoni da adottare nei confronti dei propri allievi e quelli da evitare. Ad esempio è sconsigliato uscire nei bar alla sera con i propri studenti ed è assolutamente proibito intrattenere altri tipi di relazioni. Insegnare è un’esperienza meravigliosa e già dai primi tre giorni di lavoro mi sento maturata. I miei studenti sono 22, tutti americani, e 3 di loro studiano alla scuola di musica. Quando ho chiesto loro di scrivere alcune parole italiane, questi mi hanno scritto Vivaldi, Traviata, Il Barbiere di Siviglia! Anche i miei corsi da studentessa sono interessanti. Uno dei miei professori è una figura molto eminente nel panorama accademico: ha insegnato per vent’anni alla Columbia University di New York, ed è per me un onore essere riuscita a far parte della sua classe”. Carlotta, che è riuscita ad ambientarsi rapidamente nel nuovo ambiente, ha notato un notevole divario tra Italia e Stati Uniti soprattutto per quanto riguarda l’efficienza burocratica. “Dopo circa 3 anni di università a Bologna, avendo avuto a che fare con uffici fantasma, professori latitanti e appelli d’esame che sparivano e ricomparivano magicamente, qui mi sembra tutto perfettamente efficiente. L’organizzazione è impeccabile e i professori sono sempre reperibili, persino durante i weekend. Inoltre tutto può essere effettuato online: iscrizioni, registrazione dei voti, pagamenti…”.
E, alla domanda sulla crisi, Carlotta risponde prontamente: “la crisi c’è e si sente, come ovunque nel mondo, ma questo Paese si fonda sulla meritocrazia e sulla fiducia verso le nuove generazioni. Di conseguenza è molto raro che uno studente non trovi un lavoro per il quale ha studiato. Tutti i giovani che ho conosciuto l’anno scorso durante l’Overseas hanno subito trovato un impiego. Una ragazza laureata in Business, ancor prima di conseguire il titolo ha firmato un contratto da 50mila mila dollari all’anno con una compagnia di Chicago. Viene pagata 25 dollari l’ora e questo grazie ai suoi brillanti risultati accademici. Le università costano tanto, ma almeno gli studenti che si laureano con merito hanno la certezza di trovare una professione consona al loro percorso accademico”. E per quanto riguardo il futuro, Carlotta svela che negli Stati Uniti riesce a esprimere se stessa e a sfruttare le sue potenzialità. “Ora come ora mi risulta difficile pensare a una carriera in Italia e, quindi, credo cercherò di prolungare il più possibile il mio soggiorno qui. Ma se un giorno mi dovesse capitare un’interessante opportunità di lavoro dalla madrepatria non mi tirerei indietro perchè l’Italia, e soprattutto l’Emilia, sono sempre nel mio cuore”.
Chiara Sorrentino