Mal di pancia nell’Idv di Carpi?

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Che si tratti di scandali, errori o semplici ingenuità, è indubbio che l’Italia dei Valori, il partito fondato da Antonio Di Pietro stia attraversando, negli ultimi tempi, acque decisamente agitate. Tra abbandoni illustri e contestazioni interne, inchieste scomode e cambi di casacca, anche tra i simpatizzanti carpigiani del partito, nato sotto l’insegna della legalità, si avverte più di qualche mal di pancia. Ventiquattrenne che vi milita dai diciotto, e da tre anni rappresentante dell’IDV per Carpi, Fabio Esposito èuno dei tanti giovani che, entusiasti e desiderosi di cambiare un Paese nel quale vedono troppe storture, si trovano a scontrarsi, loro malgrado, con una realtà fatta di diverse ombre. “Il partito è nato con Di Pietro che, essendone padre fondatore e leader carismatico, merita un posto centrale. Non deve però essere – spiega Esposito – l’unica figura rilevante. Il problema non è tanto lui, quanto il fatto che altre figure, divenute, negli anni, importanti, siano state allontanate. Potrei fare l’esempio di Sonia Alfano – ma alla lista si potrebbero aggiungere l’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris e quello di Palermo, Leoluca Orlando e, ultimi ad aver abbandonato la nave o a essere in procinto di farlo, il dimissionario capogruppo alla Camera, Massimo Donadi e Pancho Pardi. “Non solo tutto ciò è profondamente sbagliato – continua Fabio – ma penso abbia fatto perdere qualità al partito. Con loro ancora presenti, forse oggi  non saremmo in questa situazione”. L’unico movente per l’impegno politico di Esposito, glielo si legge in faccia, è la passione per l’ideale. Per questo, le performance tenute negli anni da alcuni membri del partito – memorabili i voltagabbana dei vari Razzi, Scilipoti, De Gregorio… che, come schegge impazzite, subirono repentine crisi di coscienza, tanto improbabili quanto stravolgenti, tanto da ritrovarsi a sostenere i governi dell’uomo politico per contrastare il quale la stessa IDV era nata – lo portano ad affermare che, “la vera colpa di Di Pietro è la metodologia di selezione della classe dirigente. Troppo spesso l’operato di noi volontari sul territorio, lavoro di mesi se non di anni, viene rovinato in un giorno da un alto dirigente che si trova lì non si sa bene per quale motivo. Manca una vera meritocrazia e una selezione della classe dirigente con metodi trasparenti che tengano conto dell’impegno e del cuore che le persone mettono in questo partito”. A metà dicembre è previsto un congresso straordinario, durante il quale i tanti attivisti di base, come Esposito, sperano che le parole di maggior collegialità e meritocrazia pronunciate dal leader si trasformino in fatti. “Dall’esito di questo appuntamento decideremo cosa fare, nel frattempo continueremo a raccogliere le firme per i referendum sul lavoro e sulla casta, convinti che siano iniziative positive e a favore degli onesti cittadini. Personalmente auspico un forte segnale di cambiamento, sia a livello dirigenziale che nelle regole stesse del partito”. Come a dire: attento Antonio, chi di legalità e trasparenza ferisce, di trasparenza e legalità può anche perire!
Marcello Marchesini