Il nuovo sogno? L’Australia

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Spesso si sente parlare di fuga dei cervelli italiani verso l’estero, di giovani brillanti e neolaureati che nel nostro Paese sono scarsamente valorizzati e pertanto scelgono di migrare verso altri Stati con il desiderio di trovare un lavoro stabile e adeguatamente retribuito. Oggigiorno, con la grave recessione economica in atto, la situazione lavorativa per tanti laureati e ricercatori italiani non è certamente migliorata, ma c’è anche chi, dopo un periodo di lavoro all’estero, ha deciso di ritornare in Italia. Così è stato per l’ingegnere elettronico carpigiano classe 1984 Marcello Di Clemente, che una volta scaduto il visto working holiday visa che gli ha consentito di rimanere a Melbourne per 12 mesi, ha deciso di non fare richiesta per un visto permanente ma di tornare a Carpi perchè come sostiene lui sorridendo: “nonostante le gravi incertezze lavorative ed economiche, in Italia si vive bene, e poi se tutti i professionisti qualificati si trasferiscono all’estero chi ci rimane qui?”.
Marcello, quando e perchè hai deciso di partire alla volta di Melbourne?
“Io e la mia fidanzata Francesca Mantovani (che vive a Milano, ha 25 anni ed è laureata in Economia presso l’Università Bocconi) abbiamo sempre covato il desiderio di provare insieme un’esperienza di vita all’estero, e così a gennaio 2011 ci siamo finalmente decisi optando per l’Australia allo scopo di conoscere una cultura completamente diversa dalla nostra e, al contempo, di migliorare la conoscenza della lingua inglese. Inoltre lei aveva già vissuto per sei mesi in Australia ad Adelaide, in occasione di uno scambio scolastico e ne era rimasta piacevolmente colpita. Io invece, oltre a non essere mai stato nel continente oceanico, non avevo mai sperimentato una lunga permanenza all’estero, e così con in tasca una laurea in Ingegneria Elettronica, e due anni di esperienza lavorativa presso l’azienda di packaging farmaceutico Marchesini Group di Carpi, ho deciso di partire”.
Di cosa vi occupavate a Melbourne?
“Ho trovato quasi subito lavoro come ingegnere nel settore Aerospace & Defence di Cablex, una nota industria elettromeccanica. All’interno della ditta mi occupavo principalmente di sviluppare software per testare applicazioni miliari nel settore aerospace. Francesca invece ha lavorato come addetta al marketing in una filiale australiana della Sanpellegrino”.
Sistema lavorativo italiano e australiano a confronto: quali sono le principali differenze che hai riscontrato?
“Innanzitutto in Australia, se si è qualificati e competenti nel proprio campo, non ci sono reali difficoltà a trovare un’occupazione. I tempi di assunzione sono molto veloci, ma al tempo stesso anche il licenziamento è facile e rapido. Inoltre il lavoro a tempo determinato o a contratto non incute timore, anzi è ambito da un grande numero di lavoratori, in quanto, per sopperire al fatto che non garantisce continuità e stabilità nel futuro, offre compensi decisamente più elevati rispetto ai lavori a lungo termine. I salari sono il doppio e, spesso, il triplo di quelli italiani in moltissimi settori, anche se ciò viene riequilibrato dal fatto che il costo medio della vita è leggermente superiore rispetto all’Italia. Attualmente gli effetti della recessione mondiale si sentono veramente poco”.
E per quanto riguarda lo stile di vita?
“Quando si arriva in questa immensa città non ci si aspetterebbe di trovare un modo di vivere così lontano da stress e frenesia. Gli orari lavorativi sono generalmente flessibili consentendo di avere più tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia. Nel mio caso specifico l’orario di lavoro dalle 7 fino alle 15 mi permetteva di avere molte ore libere.
Inoltre pur essendo una metropoli con una superficie di oltre 1.700 km² e con 4 milioni di abitanti non è indispensabile spostarsi in auto, in quanto la rete dei trasporti pubblici copre un’area molto vasta garantendo sempre un servizio puntuale ed efficiente, contrariamente a quanto si verifica da noi. La burocrazia poi è molto più snella e spesso gestita in rete, anche questo contribuisce a semplificare ulteriormente la vita. Come in tutte le grandi città internazionali, Melbourne è un crogiolo di culture e nazionalità diverse che porta a essere più socievoli e disponibili ad aiutare gli altri, e inoltre la criminalità è fortunatamente ridotta. Tuttavia, ogni tanto si avverte un senso di isolamento rispetto al resto del mondo – ci si sente down-under come dicono i nativi del luogo – e si percepisce la mancanza di un patrimonio storico-artistico che purtroppo è pressochè inesistente, e che alimenta la fascinazione degli australiani nei confronti dell’Italia e dell’Europa in generale”.
E della parte più selvaggia dell’Australia cosa ci racconti?
“Gli ultimi 3 mesi della mia permanenza li ho spesi facendo un tour di tutto il Paese a bordo di un camper insieme alla mia fidanzata Francesca, a un amico conosciuto lì, Benedict, e ad altre persone che si sono aggregate nel corso del viaggio. In Australia è ancora fortemente radicata l’abitudine dell’autostop! Viaggiare nell’outback – che comprende tutta l’enorme area non urbanizzata – è meraviglioso poiché si è completamente immersi nella natura incontaminata e capita molto frequentemente di incontrare canguri, emù, koala, coccodrilli e serpenti”.
Dove lo vedi il tuo futuro? In Italia o all’estero?
“Sinceramente mi auguro di trovare un lavoro che mi soddisfi appieno qui in Italia, perchè credo e spero che la situazione possa risollevarsi in tempi rapidi, ma non voglio sbilanciarmi troppo per il futuro”.