Campo nomadi. Il tema è uno di quelli che scotta e divide. Per molti carpigiani il campo di via Nuova Ponente dovrebbe essere smantellato per motivi di decoro, per altri ancora è un’infamia che, in tempo di crisi, il Comune continui a farsi carico delle spese di luce e acqua. A stupire però, più di ogni altra cosa, non è tanto la scelta di vita, quanto la mancanza di rispetto mostrata dai Sinti per l’area comune che, giorno dopo giorno, appare sempre più come una discarica a cielo aperto, creando una dubbia condizione igienico-sanitaria. Una convivenza forzata quella del campo, e spesso litigiosa, che ha indotto, nel tempo, alcuni nuclei famigliari – ultimi ad andarsene alcuni componenti della famiglia Celesti – a optare per altre soluzione abitative. Il superamento del campo però, appare ancora un miraggio. All’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi, Alberto Bellelli, chiediamo:
Quanti nuclei familiari sono presenti nel Campo Nomadi di via Nuova Ponente, per un totale di quanti individui?
“Al campo sosta di Carpi sono presenti nomadi di etnia Sinti (cittadini italiani): una larga maggioranza è nata a Carpi e ha residenza nel nostro comune. Attualmente sono presenti 71 persone appartenenti a 5 famiglie allargate”.
Quanti sono i minori presenti?
“I minori sono 30: di questi 12 hanno un età dagli 0 ai 5 anni, 13 appartengono alla fascia 6-14 anni e 5 hanno dai 15 ai 17 anni. Tutti i bambini e ragazzi in età scolare frequentano le scuole del territorio e sono seguiti da un progetto del Settore istruzione delle Terre d’Argine che, attraverso una convenzione con la Cooperativa Riparte, sostiene e favorisce l’inserimento scolastico degli alunni nomadi. Cinque bambini frequentano le scuole d’infanzia e alcuni adolescenti le scuole medie superiori”.
Quanti nomadi sono inseriti in un contesto lavorativo?
“6 raccolgono e vendono materiale ferroso; 4 donne vendono porta a porta oggetti ricamati; 4 sono impiegati in imprese di Carpi e nel mondo della cooperazione sociale. I maggiorenni più giovani hanno rapporti di lavoro non continuativi presso alcune attività, in particolare nel settore della ristorazione. Purtroppo, i progetti di inserimento lavorativo e i tirocini formativi che, fino a pochi anni fa, erano la base progettuale per definire percorsi di autonomia, anche abitativa, e che hanno permesso l’uscita di alcune famiglie dal Campo in passato, non sono oggi più possibili per la modifica delle normativa in materia”.
L’area comune è una discarica a cielo aperto, vi sono progetti di superamento del Campo?
“La volontà dell’Amministrazione è quella di superare il Campo nella sua forma attuale. Prima del sisma si era sviluppato, con il confronto attivo con le famiglie presenti, un percorso che puntava a portare allo smantellamento del campo. Principi cardine di questo intento sono la valorizzazione di progetti di autonomia abitativa e, quando percorribile, il superamento della roulotte o del camper. Il sostanziale dimezzamento del Campo avvenuto negli ultimi 10 anni ci ha indotto a pensare che i tempi fossero maturi per chiudere l’esperienza di un campo unico, contesto di per sé non favorevole all’integrazione, in luogo di progetti abitativi basati sul singolo nucleo familiare. Un disegno difficile e complesso, ma da realizzarsi con il supporto della cooperazione sociale, che ha un’esperienza consolidata in materia e il mondo del volontariato. Una famiglia ci ha comunicato la volontà di perseguire un percorso di autonomia totale, mediante l’acquisto di un terreno. Altre ci hanno chiesto di essere supportate nella ricerca di abitazioni in contesti non condominiali. Il terremoto ha reso temporaneamente inagibili alcune delle soluzioni già individuate, ma contiamo di recuperarle in tempi consoni”.
E nel frattempo? Ci è stato detto che l’adiacente area verde del centro commerciale è diventata la latrina del Campo. La situazione è ormai insostenibile non solo dal punto di vista del decoro ma anche dell’igiene. Nel 2013 non si può vivere in quelle condizioni.
“Data l’inagibilità dei bagni fissi, da qualche mese abbiamo posizionato alcuni bagni chimici che continuano a funzionare e a essere mantenuti puliti ed efficienti. Abbiamo inoltre stanziato i fondi per ripristinare totalmente la funzionalità dei bagni. Acquisteremo 2-3 moduli di servizi – che potranno in futuro essere spostati in un’altra ubicazione – che installeremo appena terminata la procedura di gara che è in fase di pubblicazione”.
Il Comune non ha il potere di imporre regole di civile rispetto per il bene comune ai residenti del Campo, magari attraverso pene pecuniarie o un controllo più puntuale da parte della Polizia Municipale dell’Unione Terre d’Argine?
“La Polizia Municipale e i Servizi Sociali svolgono, ciascuno per le proprie competenze, verifiche periodiche e controlli sul campo. Anche le Forze dell’Ordine eseguono controlli programmati e interventi ma non si possono raggiungere effettivi risultati fino a che il Campo rimane nell’attuale condizione di convivenza tra nuclei famigliari allargati. Un contesto questo che porta inevitabilmente a conflittualità interne e a una de-responsabilizzazione nell’uso del bene pubblico messo a disposizione”.
A quanto ammonta la voce di spesa Campo Nomadi nel Bilancio del Comune? Quali sono le spese coperte dal Comune?
“Nel 2012 erano iscritti a Bilancio 73.500 euro, 63.000 per le spese Enel e 10.500 per l’acqua. Le spese di energia elettrica sono legate principalmente all’utilizzo delle stufette elettriche per il riscaldamento. Si tratta di spese previsionali legate alle utenze e ai consumi effettivi e mai, a differenza di quanto spesso si sente dire o affermare, di contributi continuativi a fondo perduto per i residenti nel Campo”.
Jessica Bianchi
Una famiglia è uscita dal Campo
Percorsi di autonomia
Una famiglia è autonomamente uscita dal Campo.
Assessore come avete appoggiato tale percorso di uscita e dove vivrà?
“Si tratta di un pezzo del nucleo familiare che ha scelto il percorso di autonomia totale e che per il momento è ospitato nell’area cortiliva adiacente alla Parrocchia di Limidi. Tale nucleo si è impegnato a pagare le utenze e a rispettare il contesto e gli spazi messi a disposizione. La Parrocchia e la Caritas (a cui va il nostro ringraziamento) si sono adoperate per garantire l’inserimento della famiglia in percorsi educativi e di sostegno scolastico già presenti e coinvolgere i minori nelle attività ricreative. I Servizi Sociali accompagnano la realizzazione del progetto attraverso il sostegno di un educatore”.