“Un amore violento non è amore”

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Le storie dei femminicidi cominciano sempre con uno schiaffo. Un piccolo episodio di violenza che, spesso, viene sottovalutato nella speranza che non si verificherà più. E invece, il più delle volte, lo schiaffo si ripete, più forte e più di frequente, e nei casi più gravi, sfocia nella tragedia. Negli ultimi tre anni, solo nel territorio delle Terre d’Argine si sono verificati ben 3 casi di femminicidio, oltre a numerosi episodi di violenza domestica. E’ ora di porre un freno alla violenza sulle donne e insegnare a quest’ultime come riconoscere, prima che sia troppo tardi, i segnali d’allarme di una relazione ossessiva e malata. Così, la Giornata Internazionale della Donna è divenuta l’occasione per attirare l’attenzione sui terribili fenomeni di abusi fisici e psicologici, insieme alla regista carpigiana Liliana Cavani che, nella serata di venerdì 8 marzo, presso una gremita Sala Congressi, ha presentato il suo ultimo film Troppo amore. “Le notizie di cronaca – ha dichiarato la regista – parlano spesso di donne perseguitate, picchiate e uccise da fidanzati, mariti o compagni. Storie di donne annientate proprio da coloro in cui avevano riposto tutti i loro sogni per l’avvenire. Si tratta di un’emergenza a cui tutti dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, e così insieme alla casa di produzione Ciao Ragazzi di Claudia Mori, si è pensato che fosse importante e giusto parlarne. Per questo ho realizzato una storia dal titolo Troppo amore per aprire uno squarcio esplorativo su un caso purtroppo esemplare, quello di stalking e violenza fisica. La parola “amore” fa sognare perché risveglia in noi il sentimento più bello, quello che dà origine alla stessa vita. Tuttavia, talvolta occorre aprire gli occhi, e denunciare prima che sia troppo tardi, chi finge soltanto di amarci. L’amore è un sentimento che richiede cura e maturità.
Un amore violento non è amore”. La violenza sulle donne è un problema indipendente da cultura, estrazione sociale e appartenenza politica. E’ un problema trasversale, culturale, che riguarda tutti e ha origine nello squilibrio di potere tra i sessi.
“Purtroppo – prosegue Cavani – la violenza sulle donne è sempre esistita, solo che un tempo veniva taciuta. Innanzitutto, oggi le donne sono tutelate dal punto di vista legislativo con leggi che puniscono i loro aggressori, mentre una volta non era così e, in secondo luogo, sono più consapevoli, e questo grazie anche alle campagne di informazione e sensibilizzazione che vengono svolte.
Le donne si rendono conto che ciò che subiscono quotidianamente non è normale. Con l’attuale crisi economica e la conseguente disoccupazione – che oggi riguarda soprattutto le donne – c’è un ulteriore strumento di potere nelle mani degli uomini, la dipendenza economica, che viene fatta pesare. E’ importante tenere alta l’attenzione su questa emergenza in cui a soffrire non sono soltanto mogli e compagne, ma anche i figli, che spesso sono costretti ad assistere a scene di inaudita violenza ai danni della loro madre”. La Festa delle Donne è stata quindi l’occasione per sensibilizzare su un fenomeno in preoccupante ascesa. Tuttavia, un 8 marzo non basta per occuparsi della violenza contro le donne. Occorre, farlo 365 giorni all’anno, perché non è più tempo di restare in silenzio.
Chiara Sorrentino