Ospedale di Carpi: “rispettate i patti”

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A lanciare l’allarme sullo stato della sanità in provincia di Modena sono i sindaci dei quattro comuni dell’Unione delle Terre d’Argine. Per denunciare un pericolo del quale si scorge già più di un segnale, hanno scelto la modalità della lettera aperta, indirizzata al sindaco di Modena Giorgio Pighi, al presidente della Provincia Emilio Sabattini e all’assessore regionale, competente in amteria, Carlo Lusenti. A far traboccare il vaso, la notizia relativa al ridimensionamento del Centro Diabetologico dell’ospedale di Carpi presso il quale non sarà più possibile effettuare prelievi.

“Non si può accentrare tutto a Modena – ha dichiarato il sindaco di Carpi Enrico Campedelli – lasciando sguarnito il territorio. Invece i segnali che ci fanno temere un’attenzione insufficiente alle nostre esigenze sono tanti. Nel caso dei prelievi, per esempio, a fronte di un peggioramento del servizio per i malati, non si ravvede alcun vantaggio economico, e ci pare anzi di capire che l’Asl sarà costretta ad acquistarli presso le strutture accreditate di zona”. Che sia mancato il coinvolgimento delle amministrazioni nelle scelte dell’Azienda lo sottolinea anche Stefania Zanni, responsabile alla Sanità per l’Unione: “abbiamo concertato Pal – Piano Attuativo Locale – senza localismi, rinunciando ciascuno a qualcosa per il bene di tutti, lavorando in un’ottica di rete che comprendesse tutta la provincia. Ma, dal momento che vediamo come alcune cose scritte in quel documento stridano coi fatti, siamo a chiedere che il Pal venga rispettato”.

I quattro sindaci chiedono a gran voce un incontro con i responsabili dell’Azienda sanitaria affinché i patti vengano onorati. Purtroppo, però, il caso del Centro diabetologico è solo l’ultimo di una lunga serie. “Anche sull’Oculistica – si legge nella lettera – ravvisiamo un progressivo depotenziamento che riteniamo inconciliabile con quell’idea di autosufficienza sulla diagnostica e la specialistica che dovrebbe essere uno dei requisiti fondanti della nostra area”.

A questi problemi si aggiungono quelli strutturali del Ramazzini, come le Sale operatorie (tre chiuse per problemi di sicurezza), la carenza di personale e i conseguenti allungamenti dei tempi d’attesa di Otorinolaringoiatria, Chirurgia, Ortopedia e Urologia, senza contare i disagi per l’Endoscopia. Ma non finisce qui: ciliegina su una torta davvero amara, pare che siano a rischio anche il Consultorio di Carpi e la Struttura sanitaria di Rovereto. Chiude il cahier de doleances la riduzione di ben due terzi dell’orario del servizio di vigilanza del Ramazzini. “Non vorremmo – conclude il sindaco di Soliera Giuseppe Schena – che la disponibilità nel dialogare sulla redazione del Pal sia scambiata per arrendevolezza. Vogliamo fatti concreti, perché se non si tutela ciò che già c’è, ragionare sul futuro è pura utopia”.

Servizi che rischiano di scomparire, eccellenze nella diagnostica che vengono depotenziate, mancata riconferma di investimenti già in essere. Il tutto secondo scelte che, oltre a tenere in scarso conto la salute dei cittadini dell’area Nord, pare non seguano neppure la logica, a detta degli amministratori, della razionalità economica. Ma allora come mai l’Azienda sanitaria continua a rispondere picche all’Amministrazione? Si tratta di incompetenza, malafede o altro? “Questa situazione è causa di una latitanza molto diffusa in questo periodo – risponde Schena – che è quella della politica. Da più fronti si dice di lasciar fare a chi se ne intende, che i politici debbano esimersi da contribuire alle decisioni che riguardano la collettività. Ma se così fosse, allora basterebbero i tecnici.

Il problema è che la politica siamo tutti noi, e solo dalla politica possono provenire linee di indirizzo che sappiano muoversi anche al di là delle semplici logiche di risparmio”. Insomma ci sono ambiti – come è quello della salute delle persone – per decidere sui quali è necessaria, oltre alla calcolatrice, anche la volontà di tutelare una comunità.