La terra sussulta e in pochi istanti la Natura cambia l’ordine delle vite. La risposta di aiuti immediata e massiva si stringe intorno agli sfollati e ai parenti delle vittime. I media bombardano ogni giorno con asettiche cronostorie o struggenti racconti di singole vite, a volte tristemente scelte per fare notizia, che commuovono colpendo nel segno. Servono eventi catastrofici per riscoprire e ricordare il valore della solidarietà? I fotografi milanesi Andrea Armandola e Michela Benaglia hanno deciso di scendere in campo, in prima persona, nelle tendopoli attrezzate per gli sfollati e “toccare con mano” la portata del disastro che i sismi del 20 e 29 maggio hanno dipinto sulla pelle della gente. Sulle loro facce. “Attraverso i volti – racconta Michela – raccogliamo i sentimenti del momento, li fermiamo su pellicola. Documentiamo la Storia. E da chi avrà voglia di raccontarsi raccogliamo stati d’animo e testimonianze, non necessariamente legati all’avvenimento terremoto. Scopriamo quella che nel passato è stata la nostra forte identità culturale, fatta di ospitalità e solidarietà, e la straordinaria capacità di ricostruire e ricominciare”. L’idea di realizzare il reportage fotografico Gli altri volti, nasce quindi dalla necessità di fare informazione su quanto sta accadendo nelle zone terremotate, ascoltando in prima persona chi ne è protagonista. “Un reportage dal ritmo umano, che raccoglie momenti e volti di chi ha voglia di raccontarsi, al contrario di come, per necessità di cronaca istantanea, riportano i media. Da qui la scelta di un mezzo d’altri tempi come la Rollei 6×6 e lo scatto in pellicola. Vogliamo ricostruire un ritratto della popolazione di queste zone, immergendoci in questa loro nuova quotidianità forzata, dai campi di accoglienza gestiti dalla Protezione Civile, alle tende autonomamente organizzate”, continuano i due giovani fotografi.
Gli altri volti è un modo diverso di riportare le esperienze dove il dominio della notizia l’ha chi vuole raccontarsi. Il progetto diventa strumento per catturare un istante significativo tra gli istanti, espressione tra parole libere e istintive veicoli di emotività e informazione, immagini e diari personali slegati dai contenitori preconfezionati della più classica informazione mediatica. Ogni singola storia, con il suo diritto a essere ascoltata, restituisce il ritratto di una popolazione. “Abbiamo cominciato per “dovere di cronaca” ma giorno dopo giorno, incontro dopo incontro – prosegue Michela – il nostro coinvolgimento cresce sempre più. La forza degli emiliani ci stupisce. Ci conquista. Purtroppo, nulla di tutto ciò passa dai mezzi di informazione”. Gli altri volti è uno specchio positivo della capacità di rialzarsi e andare avanti. E’ la fotografia dell’umanità di questi giorni tanto drammatici. “Come per L’Aquila – continua Michela – siamo consapevoli della futura necessità di continuare a raccogliere aiuti nel lungo termine, quando i media cominceranno a tacere e la gente a dimenticare. Gli altri volti vuole mantenere viva nel corso dei prossimi anni la nostra sensibilità, anche quando tutto sarà tornato a una nuova e lenta normalità, attraverso una pubblicazione e mostre itineranti, magari col patrocinio della Regione Emilia Romagna, dei Comuni che aderiranno al progetto e della Protezione Civile. Vorremmo che i visitatori, davanti ai nostri scatti tornassero a casa animati da una comune volontà: dobbiamo fare qualcosa. L’intero progetto che non è a scopo di lucro vuol essere un mezzo per raccogliere proventi a supporto dei Comuni martoriati dal terremoto”.
Jessica Bianchi