Verso la Finale: sarà Davide contro Golia/2 – Carpi)

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CARPI

IL MOMENTO
Il richiamo della Storia e dell’impossibile

Il Carpi recita la parte del debole. Per non soccombere deve battere anche la logica. O riesce a demolire la sicurezza di superiorità del Lecce, oppure perderà secondo natura. Quindi può farcela solo attuando un piano di distruzione mentale e atletica. Per congegnarlo parte da cinque certezze fondamentali: 1) E’ sfavorito. Quindi non corre il rischio di venire schiacciato dall’evento. Può semplicemente accettare il diritto a un altro grande richiamo della Storia, il secondo consecutivo, il terzo in 16 anni. È abbondantemente a credito. Ma stavolta proverà ad assecondarlo prendendosi il gusto di sfidare l’impossibile. 2) Deve aggiudicarsi almeno una gara su due. Questo è un indubbio svantaggio numerico. Ma non lo è necessariamente sul piano strategico. Quantomeno non per la squadra di Brini: quando ha speculato troppo sul risultato, è andata in sofferenza; quando invece ha aggredito le partite con leggerezza ed urgenza, ha saputo essere travolgente. 3) Sta meglio. Ha più fiato e gamba. A questo livello è la peggior squadra da incontrare qualora si tratti di rincorrerla. È dunque l’avversario più difficile per il Lecce. 4) L’eredità della semifinale. I biancorossi hanno valicato il Sudtirol senza perdere. Sono cioè tornati indenni dal Mortirolo. Dominando al Sole, ma anche dimostrando di saper soffrire sui greppi più ripidi, in mezzo alla neve. Le tormente temprano: chi vi sopravvive, in genere, si scopre più forte. 5) L’ambiente. In regular season il Lecce ha battuto chiunque, tranne due eccezioni: una è l’Albinoleffe, l’altra appunto il Carpi. Che sul terreno di casa ha già vinto per manifesto sfinimento. Comincerà proprio davanti al suo pubblico, spinto da un’attesa fin quasi liturgica. Sotto il suo cielo, dentro il suo stadio. Il Cabassi si vestirà a festa come mai prima d’oggi, per incorniciare la partita più importante di tutte quelle che abbia ospitato in 85 anni di vita.

GLI UOMINI
Tornano Terigi e Papini

I numeri della gestione Brini sono brillantissimi, quantificano un grande salto di personalità: sotto la sua guida, il Carpi ha sempre segnato e vinto più del 50% delle partite (7 su 12). In casa è andato sempre all’attacco. Soprattutto in trasferta è cresciuto per carattere e risolutezza. Ha perso solo con le pericolanti (Cuneo e Como), con le grandi non ha quasi mai subito l’iniziativa. Il guaio è nelle palle inattive: su situazioni generate da rimesse laterali, o punizioni dirette e indirette Sportiello ha incassato 13 degli ultimi 15 gol. Non c’è dubbio che sia lui l’uomo più in difficoltà. È incerto sul primo passo, ha smarrito tempi decisionali e tempi d’uscita. A gioco fermo, gli avversari gli mandano regolarmente un uomo addosso per confonderlo. Andrà recuperato nello spirito. E protetto con i centimetri e il peso dei saltatori migliori. Per questa ragione diventa importantissimo il rientro di Terigi: Gagliolo ha stupito per coraggio e sicurezza, ma gli farà posto. L’uomo più in forma è Della Rocca. Timbra il cartellino da tre gare consecutive, sta segnando gol semplici, a colpo sicuro. Li sente un attimo prima siano maturi. Vive cioè quel magic moment che prima o poi arriva per tutti i grandi centravanti. Concas tornerà ad orbitargli intorno, per riceverne le sponde e valorizzarle in profondità. E in fase di non possesso, sceglierà di volta in volta il portatore da aggredire (Giacomazzi, o il suo acerrimo amico Memushaj) In mediana, riprenderà posto Papini per dettare i tempi del pressing e proteggere la regia di Bianco. L’unico dubbio è il ginocchio di Melara. Se il dolore non passa, spazio a Pasciuti.

LE CHIAVI
“Un bambino li guiderà”

Prevedibilmente sarà una serie più elettrica che tattica. Si deciderà su piccoli particolari, ma saranno i nervi, la passione, la forza di volontà a determinarli. L’indicatore della bilancia è nel numero di possessi e di capovolgimenti. In una parola: ritmo. Il Lecce vorrà anestetizzarlo, perché è una massa informe di talento disorganizzato. E non ha giocatori adatti a correre all’indietro. Terrà palla senza scoprirsi troppo, soprattutto sulle fasce, almeno all’andata. Il Carpi perciò deve shakerare la palude di passaggi che gli verrà opposta. Agitare i tangheri sudamericani (Giacomazzi, Bogliacino, Chevanton), mandargli continuamente uomini addosso. Senza farsi ipnotizzare dai loro arabeschi. E deve far valere tutto quello che il Lecce non sa e non può essere. Cioè grande spirito d’insieme, e un’organizzazione profondamente all’italiana ma di qualità: difesa stretta, massima attenzione in fase d’aiuto-recupero-disimpegno, attaccanti aggressivi, ripartenze supersoniche, scambi veloci al limite dell’area. Più un massiccio investimento sull’uomo che è la metafora esatta della missione da compiere: Di Gaudio. Uno di quei minuscoli “signor nessuno” che a un certo punto si alzano sul predellino del calcio e cominciano a comandare. All’andata di regular fece saltare Giacomazzi in cinque minuti. Il Lecce è Golia. Ma il Carpi ha quantomeno le Scritture dalla sua, poiché possiede almeno un Davide. Che non più tardi di domenica scorsa ha spiegato come si fa. Quante chances avreste dato a un fantolino di 170 cm (a spingere) di segnare di testa dal limite dell’area? Poche, forse meno che a una goccia di rugiada all’inferno. Quante chances la Natura avrebbe concesso ad un “Pudducinu” (dal siculo: pulcino) di guidare un branco di huskies fuori dalla tundra polare? Nessuna. Eppure tutto questo è già successo. Dal libro del profeta Isaia: “A child shall lead them”. “Un bambino li guiderà”.