Sebbene la storia dell’amore nasca con la comparsa del genere umano, e avrà termine soltanto con la sua scomparsa, nei tempi della modernità analizzata dal grande sociologo Zygmunt Bauman, anche l’amore, al pari di tutti gli altri tipi di relazioni, si fa fluido. “Stiamo vivendo un momento molto critico della storia – ha dichiarato Bauman, introducendo la sua lezione magistrale alle migliaia di persone giunte ad ascoltarlo in Piazza Martiri – e dunque anche della storia dell’amore”. Secondo il sociologo, questo cambiamento radicale è avvenuto negli ultimi decenni, grazie (e a causa) di Internet. “Possiamo ormai parlare delle nostre vite come divise in due: da un lato quella online, quella offline dall’altro”. D’altronde i dati confermano come nei Paesi a capitalismo avanzato le persone passino, mediamente, metà del proprio tempo libero interagendo con degli schermi, senza contare tutte le ore che vi trascorrono durante il lavoro, tanto che ormai l’esperienza tattile più ravvicinata è quella con una tastiera. D’altro canto Facebook, il social network più popolare, ha raggiunto il miliardo di iscritti. “E’ come se fossimo diventati esseri umani di un tipo differente, perché le nuove tecnologie hanno determinato un cambiamento profondo nella capacità di avere relazioni faccia a faccia”. L’amore ‘offline’, quello reale, è caratterizzato tanto da piacere e intimità quanto da impegno e fatica. Non esiste la sicurezza che un rapporto duri, che non saremo delusi, che i nostri sforzi non saranno vani, che il partner non ci lascerà soli e infelici. In poche parole, i rapporti reali sono caratterizzati dall’insicurezza. “Se è vero che la storia dell’epoca moderna è la storia della guerra dichiarata a ogni tipo di fastidio, inconveniente o dispiacere e se, il fine ultimo della tecnologia, è quello di sostituire un mondo naturale indifferente ai nostri desideri con uno che vi corrisponde il più strettamente possibile, allora risulta chiaro perché l’emigrazione dall’off all’online potrebbe essere ricordata come la battaglia più decisiva della modernità”. La società dei consumi ci ha abituati ad amare un mondo obbediente e plasmabile, nel quale non esistono ostacoli tra un desiderio e la sua realizzazione. Un mondo non come spazio di incontro con l’alterità (con il diverso da sé che, essendo diverso e perciò imprevedibile, potrebbe persino rivelarsi pericoloso) bensì come prolungamento ed estensione di se stessi. Un mondo dove è altrettanto facile stabilire contatti – non rapporti – quanto troncarli alla prima avvisaglia di insoddisfazione, passando a un’altra interazione, più nuova ed eccitante. “Ed è così che impegno, responsabilità e accettazione dei rischi diventano uno stigma, un flagello da allontanare a ogni costo. Nel mondo online non incontriamo veramente altri, non soddisfiamo le necessità dell’amore ma quelle del narcisismo. E il rischio vero è quello di una colonizzazione dell’online sull’offline, di un’adozione degli schemi di comportamento del mondo virtuale in quello reale”. Perché, insomma, le persone della vita reale non dovrebbero comportarsi con la docilità degli oggetti tecnologici? Il problema è che l’insoddisfazione è sempre in agguato, perché raramente l’amore va di pari passo con il comfort. “Gli uomini e le donne della modernità liquida hanno confuso la relazione d’amore con quella tra cliente e merce. Non sei soddisfatto? Non tenere duro, non cercare di cambiare, ma cancella il prodotto e ‘scaricane’ subito un altro. L’amore vero è invece un antidoto al narcisismo e credo che la fragranza della ‘rosa d’amore’ valga anche la puntura di qualche spina, e persino qualche goccia di sangue”.
Marcello Marchesini