Si è conclusa ieri sera, dopo l’assemblea fra i lavoratori e la firma dei verbali d’accordo sindacali con Italcarni e Opas, la vertenza per garantire la continuità produttiva e occupazionale sul sito Italcarni di Migliarina, uno dei macelli suinicoli più moderni d’Italia. Nel sito Italcarni sono attualmente occupati circa 300 addetti. Il continuo peggioramento dei dati di bilancio e la conseguente crisi di liquidità avevano portato negli ultimi mesi il macello a lavorare a regime ridotto, tanto da prospettare la chiusura dello stabilimento in tempi brevi. Si è perciò reso necessario il ricorso agli ammortizzatori sociali per i 125 dipendenti diretti di Italcarni, attualmente in Cassa integrazione straordinaria, e per i rimanenti soci e/o dipendenti di cooperative di manodopera coperti dalla Cassa integrazione in deroga.
Dopo le trattative delle ultime settimane, un nuovo soggetto imprenditoriale, la cooperativa mantovana di allevatori OPAS (Organizzazione di Produttori Allevatori di Suini), subentrerà, mediante affitto d’azienda, a Italcarni, con un piano industriale volto a utilizzare la capacità produttiva del sito fino a 700.000 capi/anno con lavorazioni di alta qualità.
L’assemblea dei lavoratori ha approvato a maggioranza un piano che prevede, a fronte dell’operazione di affitto che avviene in un tale stato di crisi e di ricorso agli ammortizzatori, una pesante, quanto inevitabile ristrutturazione.
Per quanto riguarda gli operai addetti alla produzione di Italcarni, l’accordo sindacale con OPAS prevede la garanzia di ricollocazione presso le cooperative di manodopera operanti nel sito. Una parte di loro sarà accompagnata alla pensione attraverso la procedura di mobilità.
Per quanto riguarda gli impiegati, i tecnici e le figure direttive, una parte (circa 30) passerà alle dipendenze di OPAS al momento di avvio del contratto di affitto. Per un’altra parte (circa 10) è prevista un’incentivazione all’esodo.
“Viene scongiurato il fermo produttivo – dichiarano Marco Bottura della Flai/Cgil e Mario Zoin della Fai/Cisl – che avrebbe potuto essere disposto dal Tribunale di Modena a seguito delle istanze di fallimento avanzate nei confronti di Italcarni. Un tale blocco – proseguono i sindacalisti – avrebbe messo a rischio sia il ripristino delle strutture, che le certificazioni utilizzate dall’azienda alimentare: una situazione che sarebbe ricaduta su tutti i 300 occupati nel sito. L’unico piano industriale percorribile è stato quello presentato da OPAS”.
“Purtroppo, la presenza di esuberi e il peggioramento delle condizioni contrattuali di tutti i lavoratori coinvolti nella ristrutturazione, evidenziano che sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto della gestione fallimentare di Italcarni”.