“I riflettori su Rovereto si sono spenti in fretta, ma la situazione è ancora disastrosa; dobbiamo cercare di farci sentire, perché le cose, dopo un anno e mezzo, devono cambiare”. E i roveretani provano a cogliere tutte le occasioni possibili per riaccendere i riflettori. Martedì 12 novembre nella chiesa di Santa Caterina si è tenuto un sopralluogo da parte di una delegazione della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Modena. L’edificio, gravemente danneggiato dal sisma, è oggetto da alcuni mesi di un intervento di messa in sicurezza con lo scopo di recuperarlo. Gli esperti hanno effettuato una valutazione degli arredi e degli elementi strutturali che si potrebbero riparare, benché seriamente compromessi dal crollo parziale della chiesa. Il sopralluogo ha costituito l’occasione, per alcuni roveretani, di manifestare il disagio e la rabbia nel vedere il proprio paese che tarda a prendere la via della ricostruzione. “I lavori della chiesa stanno andando avanti speditamente, con un grande dispendio di soldi, quando invece per noi non si sta muovendo nulla. Pare una presa in giro: dal momento che la chiesa è della comunità, perchè noi cittadini non siamo stati consultati? Perché spendere dei soldi pubblici in un modo che la comunità non condivide?” afferma Gloria Galiotto, una degli organizzatori di un passaparola che ha portato circa una trentina di persone davanti alla chiesa. Durante il sopralluogo, alcuni anziani, passando per la piazza, si avvicinano e, guardando la chiesa, esclamano: “ma perché stanno lì, dentro la chiesa, a fare valutazioni? Ha davvero così tanto valore artistico? Sarebbe meglio che quei soldi si spendessero per ricostruire le case”. “A Rovereto c’è gente che, dopo 19 mesi, vive ancora in container e roulotte. E qui – spiega Cleontino Lusetti, tra i partecipanti al presidio – si sta lavorando per restaurare la chiesa. Ma la chiesa può aspettare, le persone dovrebbero avere la priorità”. Il vero problema, però, sembra essere la comunicazione con le istituzioni, che rende ancora più incerta e difficile la situazione: “non riusciamo a ottenere risposte; abbiamo chiesto più volte un confronto con la Soprintendenza sul tema, ma non siamo mai riusciti a farci ascoltare nè a incontrare qualcuno. Oggi abbiamo colto l’occasione per esprimere il nostro dissenso”, aggiunge Matteo Bassi, tra i promotori dell’iniziativa, “spontanea, di normali cittadini”. Al termine del sopralluogo, i tecnici, guidati da Marco Mozzo, hanno ascoltato le domande dei cittadini e hanno spiegato che i soldi che verranno stanziati per restaurare la chiesa non c’entrano con i contributi per la ricostruzione delle case della popolazione: si tratta infatti di due strade ben distinte. Comunque, i tecnici hanno ricordato che la Soprintendenza non può dare risposte alla popolazione riguardo la ricostruzione delle case: sul tema, dovranno intervenire altri enti. Gli esperti hanno infine ribadito che alcuni elementi della chiesa hanno un valore storico e artistico tale da meritare il recupero. Da parte sua, don Andrea Zuarri, parroco della frazione, ha commentato: “io non sono uno storico dell’arte, non so che cosa la Soprintendenza intenda fare. Di certo però, ci sono altre priorità: le aziende, le case… e poi il resto. La gente oggi è qui a protestare perché è stanca, non ce la fa più, abbiamo ancora tre quarti del paese che vive fuori casa. La gente è stremata dalla burocrazia. E’ una situazione esasperante”.
Laura Benatti