“Per fortuna alla fine non è successo niente, ma durante tutto il viaggio ho davvero sudato freddo”: queste le parole di una pendolare carpigiana che, la scorsa settimana, ha vissuto – e ci ha raccontato, preferendo rimanere anonima – una disavventura capitatale sulla tratta ferroviaria Carpi-Modena. Coloro che per motivi di lavoro o studio si trovano spesso a viaggiare sui treni che vanno da Carpi a Modena hanno già il pelo sullo stomaco, abituati come sono a frequenti ritardi, sovraffollamenti, guasti e soppressioni di corse. Se aspettare al freddo o scoprire la mattina stessa che il proprio treno è stato cancellato è notizia che, sebbene irriti, non sorprende il viaggiatore, ritrovarsi ad avere paura mentre si viaggia sui binari non è invece condizione comune. L’episodio è accaduto la settimana scorsa, mentre la ragazza stava tornando, intorno alle 19, da Modena. “Prendo quel treno praticamente tutti i giorni – spiega – dal lunedì al venerdì. Anche questa volta, come spesso accade, non trovando posto a sedere, mi sono posizionata nell’anticamera, tra un vagone e l’altro, nei pressi delle porte di uscita. Vicino a me c’era un altro ragazzo che, mi pare, stesse ascoltando musica in cuffia”. A un certo punto – salvo complicazioni, il tragitto non dura più di 15 minuti – in quello spazio destinato a far defluire i passeggeri in salita o in discesa, arriva un altro ragazzo, in stato di visibile agitazione: “non so definirlo meglio – continua la ragazza – ma non stava fermo, continuava a muoversi, insomma si notava che c’era qualcosa di strano”. Tutto normale, o quasi, se non fosse che, all’improvviso, estrae un coltellino: “devo confessare che la vista della lama, unita all’evidente alterazione del soggetto, mi ha messo in allarme”. Dopo aver estratto l’utensile non più grande di un coltellino svizzero, il ragazzo inizia a incidere il portellone d’apertura, e prosegue sino all’arrivo del treno, per poi uscire prontamente all’apertura delle porte. “Alla fine non è successo nulla, il giovane non ci ha infastiditi, ma di certo io ho vissuto degli attimi davvero spiacevoli lì, da sola con un altro ragazzo, mentre una persona in stato confusionale armeggiava con un coltello. Magari non aveva cattive intenzioni, ma penso che sia normale, quanto meno, allarmarsi. Io sono rimasta lì, senza sapere come comportarmi, facendo finta di nulla e sperando non ci attaccasse”. Nascondere un coltellino nelle tasche è sin troppo facile, ed è impossibile pretendere che gli addetti al treno perquisiscano ogni viaggiatore; resta tuttavia segno di un progressivo degrado, il fatto che una persona si senta libera di estrarre un’arma d’offesa in un treno affollato. Speriamo per i viaggiatori che questi fatti non abbiano a ripetersi: viaggiare senza paura di essere rapinati o minacciati dovrebbe essere, se non una certezza, almeno un diritto.
Marcello Marchesini